La necessità di passare a una produzione di energia pulita accompagnata dalla necessità di raggiungere l’indipendenza energetica in Europa occidentale sono due temi sempre più urgenti e che richiedono un grande sforzo da parte di governi, istituzioni e investitori. Per realizzare questi obiettivi e supportare la trasformazione green è necessario mettere in campo le ingenti risorse che servono a finanziare la costruzione delle infrastrutture necessarie al nuovo sistema di produzione dell’energia pulita e senza emissioni di carbonio. Con l’aumento degli investimenti in infrastrutture strategiche nel Vecchio Continente è cresciuta anche la necessità di aumentare consistentemente i finanziamenti a sostegno dei progetti di energia pulita. In questo contesto è fondamentale il ruolo degli investitori istituzionali, che possono supportare il finanziamento dei progetti più interessanti per il passaggio a un sistema sostenibile di produzione dell’energia. In questo ambito, Nuveen, società d’investimenti di TIAA (Teachers Insurance and Annuity Association of America) – una delle maggiori istituzioni finanziarie statunitensi – è convinta che il credito per l’energia verdepossa essere una fonte interessante di rendimento, stabilità e diversificazione per gli investitori istituzionali che si prefiggono allo stesso tempo obiettivi di sostenibilità.
Indice
Cos’è e quali sono i vantaggi del credito per l’energia verde
Il credito per l’energia verde è comunemente inteso come i prestiti che finanziano progetti per la produzione di energia pulita, per esempio la concessione di credito per la costruzione di parchi eolici onshore e offshore e impianti fotovoltaici. Un’attività che presenta degli interessanti vantaggi dal punto di vista dell’investitore. I flussi di cassa di queste attività tendono infatti a essere prevedibili, a lungo termine, legati all’inflazione e relativamente programmati.
Inoltre, in genere beneficiano di entrate come le feed in tariff (sistema tariffario stabilito dagli Stati che prevede tariffe maggiorate al prezzo dell’energia per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili ndr), oppure accordi bilaterali con il settore privato sugli acquisti di energia elettrica. I prestiti – tipicamente prestiti di finanziamento di progetti- sono a lungo termine, a tasso variabile, non recourse (la garanzia è rappresentata dal bene e il debitore risponde solo nei limiti dei flussi della garanzia ndr) e sono dimensionati su base conservativa, con un rapporto prestito/valore massimo più basso rispetto ad altri settori, inoltre beneficiano di un ampio pacchetto di garanzie.
Un aspetto particolarmente interessante nell’attuale contesto delle dinamiche dei prezzi e dei tassi è che, grazie alla loro generale caratteristica di tasso variabile, possono offrire protezione contro l’aumento dei tassi d’interesse.
L’Europa necessita di ingenti risorse per finanziare la trasformazione
I prestiti per l’energia verde sono uno strumento essenziale per la crescita dell’energia pulita in Europa, in un momento in cui è richiesta una forte accelerazione dei nuovi progetti che garantiscano il passaggio alla produzione di energia tramite fonti pulite. Il finanziamento degli investitori istituzionali consente infatti agli sviluppatori e agli investitori di finanziare progetti senza dover fornire la totalità del capitale richiesto attraverso impegni azionari permettendo di avviare un maggior numero di progetti.
Nonostante il totale dei finanziamenti per la transizione energetica abbia superato i 550 miliardi di euro in Europa occidentale tra il 2010 e il 2020, il divario tra le necessità e l’ammontare dei finanziamenti per la transizione energetica rimane significativo.
Secondo il G20, il totale del fabbisogno finanziario per le infrastrutture pubbliche e private nei prossimi dieci anni (2021-30) in Europa ammonterà a circa 5.000 miliardi di euro. I Paesi europei dovranno quindiaumentare i loro investimenti in infrastrutture sostenibili e in progetti di transizione energetica attraverso un’ondata di prestiti, non solo se intendono raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ma anche per soddisfare leesigenze infrastrutturali regionali.
D’altro canto, questo mercato in forte crescita è anche un’opportunità per gli investitori. L’ampiezza del mercato dei crediti per l’energia verde significa che un portafoglio di debito ben diversificato è facilmente realizzabile e può contribuire a rendere più stabile la performance grazie alla riduzione dell’impatto di fattori specifici dell’asset o del paese, come le interruzioni degli impianti, la volatilità dei prezzi dell’energia e i cambiamenti normativi o statutari.
Inoltre, i tassi marginali annui di insolvenza e di recupero per i prestiti di project finance migliorano in genere con la stagionatura dei prestiti e con il proseguimento della vita operativa dei progetti, mentre i prestiti con rating a emittenti societari tendono a veder aumentare i tassi di inadempienza con il tempo.
I prestiti green non potranno da soli colmare il gap dei finanziamenti necessari
I nuovi capitali provenienti da nuove fonti non basteranno a colmare il deficit di capitale che richiede il finanziamento delle nuove infrastrutture, nonostante l’interessante profilo dal punto di vista del rendimento che il settore presenta, poiché il divario di finanziamento è troppo significativo. Sarà necessario unire le forze tra diversi soggetti e l’impiego di nuovi capitali da fonti già attive, come le banche, il cui capitale finanzia già attività nel settore dell’energia pulita.
Questo processo è già in corso, in quanto alcune banche stanno vendendo i prestiti per la transizione energetica – legati a vecchi progetti – per liberare capitale di bilancio. Questo capitale liberato consente agli istituti di credito di concedere prestiti a nuove iniziative legate alla transizione energetica o di fornire nuovi capitali alle attività di transizione energetica esistenti, generando parallelamente un reddito per i finanziatori.
Con questo movimento di capitali, la liquidità del mercato del credito verde aumenta insieme al volume dei finanziamenti degli asset energetici green. Il mercato è anche un sistema sempre più circolare: man mano che nuovi finanziatori si affacciano sul mercato i prestiti originari dei vecchi prestatori non sono più così illiquidi come un tempo e ciò si tradurrà probabilmente in una riduzione del costo del debito per i mutuatari, nuovi nel settore o meno.
La presenza anche di altre forme di cartolarizzazione e di investimento sono possibili per favorire questo processo e il mercato oramai costituito da finanziamenti primari e secondari, offrono molteplici opzioni per i finanziatori e per gli investitori di abbinare i loro criteri di rischio e di rendimento a portafogli di prestiti adeguati.
Questo approccio sempre più personalizzato rende l’investimento di somme consistenti nel debito verde più interessante per gli investitori istituzionali di quanto non lo fosse solo qualche anno fa.
Analisi del portafoglio ESG
Le considerazioni ESG sono parte integrante del processo di finanziamento dell’energia verde. Tra i molteplici rischi valutati, la conformità del processo di autorizzazione seguito dal proprietario del progetto è un aspetto chiave della revisione. Un’analisi degli investimenti ESG valuterà anche i permessi ambientali e se sono state adottate le misure necessarie per tenere conto di eventuali rischi ambientali. Allo stesso modo, un problema di governance può essere individuato come parte del processo di revisione.
Dopo il finanziamento, il finanziatore primario riceve periodicamente una relazione con informazioni chiave sul progetto. Con queste informazioni il finanziatore può calcolare sulla base dell’energia pulita generata dal progetto, le emissioni evitate che il suo finanziamento ha permesso.
Anche se questa valutazione può seguire varie strade, un modo è quello di valutare l’intensità media di carbonio della rete elettrica del Paese in cui si trova un progetto che è stato finanziato. Il finanziatore può definire quanta anidride carbonica il progetto ha evitato in virtù della produzione di energia elettrica senzarichiedere la combustione di combustibili fossili, gas o carbone, o altre attività che generano gas a effetto serra. Questo è uno dei tanti modi in cui i finanziatori possono portare trasparenza sulle questioni ESG nel credito all’energia verde.