Il Parlamento ha preso una posizione chiara e netta sui cambiamenti climatici che verrà discussa in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite – COP26 – prevista dal 31 ottobre al 12 novembre a Glasgow. Il testo è stato approvato con 527 voti favorevoli, 134 contrari e 35 astensioni.
Nel testo della risoluzione, i deputati manifestano preoccupazioni che gli obiettivi nazionali annunciati a Parigi nel 2015 non siano sufficienti e che in realtà portino a un livello di riscaldamento ben al di sopra dei tre gradi entro il 2100 (rispetto ai livelli preindustriali). Con una logica di contenimento dell’incremento delle temperature entro i limiti prefissati, le proposte presentate mirano anche ad una graduale eliminazione delle sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 2025.
Gli obiettivi Net zero sono molto ambiziosi e serve uno sforzo condiviso affinchè siano raggiunti, per cui l’UE, leader in questo ambito, dovrebbe collaborare con gli altri principali responsabili delle emissioni di CO2 con lo scopo di definire degli standard comuni e fissare traguardi climatici sempre più sfidanti.
I deputati hanno accolto con favore il rientro degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi e l’impegno del Presidente Joe Biden a dimezzare le emissioni di gas serra degli Stati Uniti entro il 2030 (rispetto al 2005), e si aspettano che per raggiungere questo obiettivo siano messe in campo misure politiche concrete e finanziamenti adeguati. Nonostante venga riconosciuta la volontà della Cina di essere un partner costruttivo nei negoziati globali sul clima, rimangono preoccupati per la dipendenza del paese dal carbone. La Cina dovrebbe fissare traguardi più ambiziosi e i suoi obiettivi climatici dovrebbero coprire tutte le emissioni di gas serra, non solo le emissioni di anidride carbonica.
Infine, sarà fondamentale che i paesi sviluppati mantengano la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti ESG per i paesi in via di sviluppo, aumentando tale importo a partire dal 2025, quando anche le economie emergenti dovrebbero iniziare a contribuire a loro volta.