Motori a combustione | Lindner

Automotive e sostenibilità

Stop ai motori a combustione nel 2030, opposizione tedesca

Cresce la fronda degli attori politici ostili alla messa al bando dei motori a combustione (ICE) a partire dal 2035. Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, punta i piedi contro l’ipotesi portata avanti dal Parlamento europeo rivendicando la posizione della Germania come nazione leader nelle esportazioni per il settore automotive. La decisione passerà ai tavoli negoziali nelle prossime settimane.

Il dibattito sulle vetture ICE dall’Europa ai governi nazionali

Il divieto di commercializzare vetture con motori ICE è stato incluso nel pacchetto climatico “Fit for 55” adottato dalla Commissione europea il 14 di luglio 2021. L’obiettivo intermedio del documento legislativo è la riduzione delle emissioni nocive del 55% entro il 2030. Proprio in quest’ottica, l’assemblea parlamentare UE ha approvato la proposta di terminare, entro il 2035, le vendite di auto nuove con motore a combustione interna. Nelle settimane che verranno, la questione passerà sul tavolo negoziale aperto fra Parlamento e Consiglio dell’Unione europea. In vista di quest’appuntamento si accendono gli animi nei governi nazionali.

Lindner — che incarna l’anima liberale del cancellierato Scholz — sostiene che il settore dell’automotive deve avere la possibilità di trarre beneficio da quelle nicchie di mercato in cui i motori ICE non incontreranno particolari restrizioni nel prossimo futuro. Il ministro si appella al fatto che le vetture con carburanti sintetici e quelle elettriche non potranno essere introdotte in molte regioni del pianeta nei prossimi decenni. Dunque, quest’opportunità commerciale non dovrebbe essere sacrificata.

Il Consiglio prenderà una posizione ufficiale entro il 28 giugno, la decisione passerà con maggioranza qualificata. Dunque, la Germania non ha alcun potere di veto in materia. Tuttavia, le rimostranze che provengono da Berlino sono condivise anche da molti esponenti degli altri Paesi dell’Unione. In Italia, è stato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ad aver sollevato dubbi simili nelle scorse settimane, relegando la posizione del Parlamento europeo a “scelta ideologica”. Simile è la linea del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che auspica la “neutralità tecnologica” e investimenti sul mercato interno per non essere dipendenti dalla Cina, Paese monopolista nel settore delle batterie elettriche.