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Report di Carbon Tracker

Le major petrolifere dichiarano di sostenere l’Accordo di Parigi, ma non sono allineate

Le 25 maggiori compagnie petrolifere e del gas quotate di tutto il mondo non sono allineate agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, secondo un ultimo studio di Carbon Tracker, “Paris Maligned II”. Un’analisi (disponibile qui) in cui il think tank finanziario incorpora per la prima volta cinque parametri chiave di allineamento: le opzioni di investimento, i piani di produzione, le sanzioni recenti imposte alle aziende, gli obiettivi di riduzione delle emissioni e gli incentivi legati alle retribuzioni dei dirigenti. 

“Le aziende di tutto il mondo dichiarano pubblicamente di sostenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e affermano di essere parte della soluzione per accelerare la transizione energetica. Sfortunatamente, però, vediamo che nessuna è attualmente in linea con gli obiettivi fissati a Parigi, anche se ci sono chiare differenze tra le aziende. Questo rapporto fornisce prove affinché gli investitori e le altre parti interessate chiedano conto alle aziende”, sottolinea Maeve O’Connor, analista di Carbon Tracker e autrice del rapporto. 

La classifica delle imprese oil&gas

Carbon Tracker classifica le aziende su una scala da A a H, dove A indica un potenziale allineamento con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e H, invece, è il grado di allineamento più lontano, in linea cioè con un riscaldamento globale pari a +2,4°C.

Tra le 25, a ricevere il punteggio più alto è la britannica BP, ricevendo uno score pari a D, mentre a ConocoPhillips, con il punteggio più basso, è stato assegnato un H. Quattro delle prime cinque società con il punteggio più alto sono europee, tra cui l’italiana Eni, cui è stata affidata una E. Al contrario, tra le cinque imprese con il punteggio più basso tre sono domiciliate negli Stati Uniti: ExxonMobil, Pioneer e ConocoPhillips.

Valutazione combinata dell’allineamento

Fonte: Carbon Tracker, 2024. 
Rischio di transizione: quanto contano i progetti futuri

L’esposizione di un’azienda al rischio di transizione, spiega Carbon Tracker, è legata sia alla competitività dei progetti esistenti, sia agli aspetti economici dei potenziali progetti futuri. Ed è su quest’ultimo fattore che si concentra il think tank, ovvero le scelte sui progetti che stanno avviando, perché sono quelle su cui le imprese e i loro investitori hanno il maggiore impatto potenziale.

La figura di seguito suddivide i progetti di sviluppo di ciascun produttore, mostrando quale percentuale potrebbe essere a rischio in una transizione dal ritmo lento (STEPS) o moderato (APS), scenari fissati dall’IEA in base alle politiche governative attuali (o, per APS, annunciate). In particolare, lo scenario di transizione lenta STEPS prevede un aumento della temperatura media mondiale a circa 2,4 °C nel 2100, mentre quello moderato APS di 1,7°C. Ciò che Carbon Tracker osserva è che le aziende con grandi barre rosse, ovvero con ampie porzioni di investimenti futuri che non rientrano in uno scenario di transizione moderato, sono più esposte a un calo della domanda in futuro.

Compatibilità di nuovi progetti upstream con scenari di transizione moderata e lenta 

Fonte: Carbon Tracker, 2024. 

Un’altra evidenza dell’analisi del think tank è che tutte le compagnie petrolifere nazionali sono più allineate con uno scenario di transizione moderato (APS/1,7°C), ad eccezione di Petrobras. Ciò indica che i loro portafogli sono più competitivi in termini di costi perché, essendo composti da progetti in gran parte convenzionali di petrolio e gas, possono avere prezzi inferiori rispetto ai progetti di molte aziende indipendenti, che impiegano tecnologie più nuove e più costose. Le società indipendenti, invece, si caratterizzano per portafogli più diversificati distribuiti in molte aree geografiche e tipologie di risorse. E tra i colossi indipendenti l’italiana Eni si distingue per avere il portafoglio meno rischioso.

Alcuni progetti già approvati da Carbon Tracker mostrano perché le aziende rischiano di non riuscire a raggiungere gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi. Tra questi, il più grande progetto pianificato che non rientra nello scenario di transizione moderata APS è quello di BP, dal nome Kaskida, giacimento petrolifero offshore situato nel Golfo del Messico in acque ultra-profonde, dal valore complessivo di circa 15 miliardi di dollari.

Perché per gli investitori l’allineamento delle aziende è importante

Sono tante le ragioni che spingono gli investitori, come asset manager, banche e altri istituti finanziari, a valutare l’allineamento climatico delle aziende in cui investono. In primo luogo, verificare l’allineamento di una società con uno scenario futuro a basse emissioni può aiutare a comprendere il grado di esposizione al rischio di transizione e, quindi, a gestirlo meglio. 

Sempre più investitori, inoltre, richiedono che il proprio capitale sia investito in modo sostenibile. Un altro fattore rilevante è che le banche (o altri istituti finanziari) operano in base a mandati di allineamento stabiliti per i loro portafogli di prestiti o per altri prodotti, in particolare quelli con grandi rami di vendita al dettaglio e che sono oggetto di una crescente pressione proveniente dalla società che ha fatto della lotta al cambiamento climatico una priorità. Gli investitori, infine, devono determinare se un investimento nel settore del petrolio e del gas è compatibile sia con la loro propensione al rischio di transizione, sia con eventuali obiettivi di allineamento climatico del portafoglio che potrebbero avere. “Tali valutazioni sono fondamentali per proteggere i rendimenti futuri e garantire il rispetto dei mandati di allineamento”, si legge nel report di Carbon Tracker.

Allineamento a Parigi possibile solo con stop definitivo ai combustibili

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ricorda Carbon Tracker a conclusione del report, ha avvertito alla COP28 di Dubai che l’uso di combustibili fossili deve essere fermato del tutto e che una riduzione o un abbattimento del loro utilizzo non sarebbe sufficiente per fermare il riscaldamento globale: “Non possiamo salvare un pianeta in fiamme con una manichetta antincendio. Il limite di 1,5 gradi è possibile solo se alla fine smetteremo di bruciare tutti i combustibili fossili. Non ridurre. Non diminuire”.