La Corte dei Conti dell’Unione Europea ha espresso forti perplessità sul REPowerEU, il piano presentato dalla Commissione europea lo scorso maggio e che ha l’obiettivo di ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi, diversificare l’approvvigionamento energetico a livello dell’UE e accelerare la transizione verde. La corte, secondo quanto si legge in un parere pubblicato, avverte che il piano potrebbe dover affrontare notevoli difficoltà pratiche.
“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha acceso i riflettori sulla nostra dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone, e l’UE doveva assolutamente agire e rispondere rapidamente alle aumentate preoccupazioni in materia di sicurezza energetica”, ha dichiarato Ivana Maletić, il Membro della Corte responsabile per il parere. “Ma la Corte è dell’avviso che REPowerEU, nella sua forma attuale, potrebbe non riuscire ad individuare ed attuare rapidamente progetti strategici dell’UE aventi un impatto massimo ed immediato sulla sicurezza e l’indipendenza energetiche dell’UE”.
La riuscita del piano REPowerEU dipenderà infatti dall’attuazione di azioni complementari a tutti i livelli e dalla disponibilità di finanziamenti per circa 200 miliardi di euro. Per raggiungere gli obiettivi del piano la Commissione ha previsto che verrà utilizzato il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) e che quindi le misure a sostegno verranno incluse in capitoli dedicati a esso nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.
Sebbene la proposta della Commissione fornisca una visione d’insieme esaustiva del contesto e delle principali problematiche, la Corte ha evidenziato una serie di incongruenze. L’obiettivo del piano è infatti incentrato sull’UE nel suo complesso, mentre lo strumento identificato per realizzarlo, quindi l’RRF, è attuato tramite misure proposte dagli Stati membri. Secondo la Corte, ciò comporta il rischio di non riuscire ad affrontare le imminenti sfide in modo deciso e potrebbe far sì che progetti di importanza strategica per l’insieme dell’UE non vengano finanziati mediante REPowerEU.
La Corte ha poi evidenziato che, sebbene la Commissione abbia stimato che gli investimenti aggiuntivi per attuare il piano, e in particolare per eliminare progressivamente le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027, ammonterebbero a 210 miliardi di euro, tuttavia i finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano solo a 20 miliardi di euro. Le altre fonti di finanziamento sono infatti al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’RRF o di stornare fondi da altre politiche dell’UE, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale. Di conseguenza, avverte la Corte, l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato.
Secondo la Corte, inoltre, anche la prevista ripartizione dei fondi tra gli Stati membri pone problemi. In base a quanto stabilito, i fondi verrebbero distribuiti in percentuali basate su quelle inizialmente utilizzate per l’RRF che non rifletterebbero né le sfide e gli obiettivi attuali di REPowerEU né i bisogni specifici degli Stati membri.
L’assenza di uno specifico termine ultimo per la presentazione dei capitoli “REPowerEU” nei piani degli Stati, aggiunge poi la Corte, riduce la probabilità che vengano individuati e promossi progetti transfrontalieri e la mancanza di qualsivoglia analisi comparativa limita la visione strategica in merito a quali progetti hanno il più alto potenziale per contribuire alla sicurezza e all’indipendenza energetiche dell’UE.
Nel proprio parere, infine, la Corte sottolinea numerose altre debolezze che inficiano REPowerEU, anche per quanto concerne rendicontazione, monitoraggio e valutazioni ex post.