Il numero di aziende che si impegnano a raggiungere zero emissioni nette nel tempo è cresciuto rapidamente, a fine 2023 oltre 4.000 imprese avevano validato il proprio obiettivo Net Zero con SBTi. Scopriamo cos’è la Science Based Targets initiative e come supporta la decarbonizzazione delle aziende.
Indice
Che cos’è l’SBTi
SBTi (Science Based Targets initiative) è un’organizzazione non profit nata per supportare le aziende e le istituzioni finanziarie di tutto il mondo nella lotta alla crisi climatica e fornire loro un percorso chiaramente definito per ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Conta tra i suoi partner CDP, il World Resources Institute (WRI), il Global Compact delle Nazioni unite e il WWF.
Per questo SBTi sviluppa standard, strumenti e linee guida che consentono alle aziende di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) in linea con quanto necessario per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di livelli catastrofici e raggiungere il Net-Zero entro il 2050 al più tardi.
Come anticipato, il numero di aziende che si impegnano a raggiungere zero emissioni nette nel tempo è cresciuto rapidamente, a fine 2023 oltre 4.000 imprese avevano validato il proprio obiettivo Net Zero con SBTi. Non tutti gli obiettivi Net-Zero sono uguali. Senza una definizione comune ed una struttura di riferimento basata sulla scienza, gli obiettivi di zero emissioni possono essere incoerenti e produrre un impatto collettivo limitato.
Cosa fa l’SBTi
SBTi, oltre a promuovere la mobilizzazione delle imprese verso gli obiettivi Net-Zero, controlla e fornisce una validazione che gli obiettivi e il percorso previsto dall’azienda siano basati sulla scienza.
Gli obiettivi sono considerati “basati sulla scienza”, spiega SBTi, se sono in linea con ciò che la scienza climatica più recente ritiene necessario per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, vale a dire limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Devono quindi rispettare le linee guida fissate dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) nel 2018, alla base del già citato Accordo di Parigi, che fissa un obiettivo intermedio di dimezzare le emissioni entro il 2030 per arrivare al Net Zero entro il 2050.
Cos’è lo standard zero emissioni nette per le aziende (Corporate Net-Zero Standard)
Si considera che un’azienda abbia raggiunto lo zero netto solo al conseguimento dell’obiettivo a lungo termine di limitazione delle emissioni elaborato su basi scientifiche (in genere il risultato di quest’attività porta ad un abbattimento delle emissioni con un ordine di grandezza intorno al 90%) e ha attuato anche delle misure per neutralizzare le emissioni residue.
Ecco i passaggi necessari per arrivare:
- Obiettivi a breve termine: È ineludibile la necessità da parte delle aziende di fissare obiettivi a breve termine basati su dati scientifici per dimezzare all’incirca le emissioni, sia dirette che indirette della catena del valore, entro il 2030. Allo stato delle conoscenze attuali questo è il modo più efficace e supportato da base scientifica per mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C.
- Obiettivi a lungo termine: I dati scientifici devono fare da guida per fissare gli obiettivi a lungo termine per le aziende. Il traguardo è quello di tagliare tutte le emissioni possibili. Tuttavia la totale decarbonizzazione è un obiettivo non facile, quello che generalmente accade è che tale riduzione di emissioni, prima del 2050, possa andare anche oltre il 90% ma senza raggiungere il 100%.
- Neutralizzare le emissioni residue: Dopo aver raggiunto l’obiettivo a lungo termine e aver ridotto le emissioni di oltre il 90%, occorre realizzare delle attività di neutralizzazione per le emissioni residue. La rimozione e lo stoccaggio permanente del carbonio rappresentano una strategia utile per controbilanciare l’ultimo 10% o più di emissioni residue che non è possibile abbattere.
- Mitigazione al di là della catena del valore (più nota con l’acronimo inglese BVCM, Beyond Value Chain Mitigation): Oltre agli obiettivi con raggio a breve e lungo termine nell’ambito della propria filiera, le aziende dovrebbero già pensare ad investire in azioni per ridurre ed eliminare anche le emissioni al di fuori delle proprie catene del valore.
Come definire un target Net-Zero basato su dati scientifici
Il settore privato ha un ruolo molto importante nelle attività di riduzione delle emissioni di gas serra e l’inserimento di obiettivi basati sulla scienza nella gestione della sostenibilità si rivela quindi fondamentale. Attualmente l’SBTi non valuta target per le città, le amministrazioni locali, le istituzioni del settore pubblico, le istituzioni educative o le organizzazioni no-profit.
La definizione di un obiettivo basato sulla scienza è un processo che SBTi descrive in cinque fasi:
- Impegnarsi: inviare una lettera in cui si stabilisce l’intenzione di fissare un obiettivo basato sulla scienza
- Sviluppare: lavorare su un obiettivo di riduzione delle emissioni in linea con i criteri dell’SBTi.
SBTi incoraggia le aziende che presentano gli obiettivi per la prima volta a considerare come anno di riferimento l’anno più recente con i dati disponibili. Se un’azienda dispone di dati più dettagliati per un anno precedente, ciò è accettabile ai fini della convalida, purché vengano presentati anche i dati dell’anno più recente per valutarne l’ambizione.
- Presentare: presentare l’obiettivo all’SBTi per la validazione ufficiale.
Il team di convalida degli obiettivi SBTi valuta attentamente i target presentati per assicurarsi che sia conforme ai criteri SBTi e allineato con la scienza climatica. Se lo è, viene validato e contrassegnato sul Target Dashboard come Targets set cioè obiettivi fissati. Se non è conforme, l’SBTi fornisce un feedback all’azienda per incoraggiarla a ripresentarlo.
- Comunicare: annunciare l’obiettivo e informare i propri stakeholder
- Divulgare: comunicare le emissioni dell’azienda e monitorare i progressi dell’obiettivo ogni anno
Quali settori hanno linee guida specifiche
Con una definizione chiara, coerente e scientifica del concetto di Net-Zero le aziende riescono ad avere degli standard ed una maggiore evidenza sul fatto che i loro piani di decarbonizzazione a breve e lungo termine siano allineati con la scienza climatica.
Ogni settore ha le sue caratteristiche e sul sito sono disponibili indicazioni specifiche sulla metodologia da usare per molti di questi come si può vedere dalla tabella riportata sotto. Maggiori informazioni sono disponibili al seguente link https://sciencebasedtargets.org/standards-and-guidance#corporates
I numeri del 2023 a livello globale e in Italia
Una fotografia dello stato di fatto al 2023 dell’adozione di SBT è data dal SBTi Monitoring Report 2023 (pubblicato a luglio 2024 e da cui sono stati tratti i grafici e le tabelle qui presenti). La distribuzione di società e istituzioni finanziarie con obiettivi convalidati per continente a dicembre 2023 vede ancora al primo posto l’Europa con il 53%, seguita da Asia (non MENA) con il 27% e America del Nord con il 14%.
Molte le evidenze di interesse, come mostrano le seguenti tabelle.
Se si considera, per esempio, lo spaccato tra i paesi appartenenti al G20 che sono cresciuti di più nell’applicazione degli Science Based Targets si vede l’Italia al quinto posto dopo India (nazione maggiormente cresciuta con 93 nuove società +520%), Messico, Indonesia e Corea, con uno sviluppo nel periodo 2022-2023 pari al 167% ed equivalente a 56 società contro le 21 dell’anno precedente. L’Unione Europea nello stesso periodo ha messo a segno una crescita dell’85% con 716 società.
Se si guarda, invece, alla penetrazione degli obiettivi scientifici di decarbonizzazione fra le società quotate nei paesi del G7, si nota che il Paese al primo posto per il numero di società con target basati sulla scienza è la Francia (con il 73% delle società quotate al CAC40 con obiettivi validati), seguita da Germania (58% del DAX40), UK (55% del FTSE100), Giappone (40% del NIKKEI 225) e USA (con il 34% di S&P 500). L’Italia risulta al 6° posto con il 30% delle società quotate al FTSE MIB 40 a cui si aggiunge una quota del 13% relativa a società che si sono impegnate a farlo.
Se si prendono in considerazione tutte le aziende che hanno obiettivi validati e non si nota come la classifica sia guidata dalla Gran Bretagna, con 1075 aziende che si impegnano, ma il Giappone, che in totale ne conta 840, sopravanza come numero di validate. L’Italia ne conta 143, molto al di sotto di Francia (338) e Germania (417).
Per quanto riguarda l’indice Forbes 2000, circa un quarto delle aziende ha validato i propri obiettivi, corrispondenti al 40% della capitalizzazione e al 27% dei profitti.
Infine i settori con un maggior numero di imprese che hanno validato i propri obiettivi vi è quello dei servizi e quello manifatturiero. Fanalino di coda le utilities dell’energia. Tra i 56 produttori di energia che hanno validato i propri obiettivi vi è anche l’italiana Enel.