INTERIOR-D progettazione sostenibile approccio multidisciplinare | ESG News

Manifesto dell'Abitare

Progettazione sostenibile: INTERIOR-D propone approccio multidisciplinare

Aprirsi a una visione sostenibile nel proprio lavoro spesso implica abbracciare un approccio multidisciplinare e interdisciplinare. Questo vale in ambito industriale, dove i risultati ambientali e quelli sociali dialogano tra loro, e dove creare le giuste connessioni è una delle sfide dei sustainability manager, ma anche in quello dell’architettura e delle costruzioni. Progettare uno spazio da abitare, quindi, non può più essere visto come una creazione di perimetri e luoghi funzionali, bensì deve integrare una riflessione sulle relazioni umane che si instaureranno. Accade dunque che l’ascolto da parte del progettista, di chi commissiona sia una casa sia uno spazio commerciale, diventi fondamentale e che, per garantire la creazione di luoghi sostenibili e realmente in sintonia con chi li deve abitare, l’architettura possa fare proprie istanze vicine all’ascolto psicologico. L’architetto Carla Palù, titolare dello studio Cù Design, avvalendosi dell’aiuto di psicologi, ha fatto di questo bisogno di ascolto e comprensione il tratto distintivo del suo lavoro, che ha appunto chiamato architettura dell’ascolto. Lo ha raccontato al quarto appuntamento della performance diffusa del Manifesto dell’Abitare, di cui ESGnews è media partner, ospitato nello spazio Bassetti Home Innovation di corso Venezia a Milano, moderato da Simona Finessi, founder di Platform network, e con l’intervento di Gian Paolo Lazzer, Partner e Content Director di Strategy Innovation e Presidente del Comitato Scientifico del Manifesto dell’Abitare.

Carla Palù non racconta la sua professione per mezzo di piante o prospetti, ma descrive come sta cambiando il lavoro dell’architetto e il tipo di relazioni che instaura con il cliente. I committenti, che spesso sono famiglie, da una parte hanno di frequente problemi di identificazione, cioè faticano a capire cosa vogliono e sanno meglio cosa non vogliono, dall’altra sono condizionati da un problema di visualizzazione, ovvero confusi da una grande quantità di immagini a disposizione in maniera immediata, che non vengono interpretate in modo adeguato e che allontanano dalle proprie necessità reali. Tra questi due processi di identificazione e visualizzazione si inserisce il lavoro del progettista, che deve innescare un rapporto di fiducia con il committente. Progettare per una famiglia significa entrare in casa loro, in una sfera di dinamiche molto intime, delicate e allo stesso tempo molto forti. Per costruire al meglio questo rapporto, l’architetto Palù, con l’approccio INTERIOR-D, ha avuto l’idea di coinvolgere uno psicologo nel processo progettuale e insieme hanno definito una serie di fasi, di ascolto e progettazione condivisa e partecipata, per entrare in contatto in modo efficace e conoscere meglio i clienti. Tutti i membri della famiglia, dai figli ai nonni, e tutti gli utilizzatori finali del nuovo progetto, sono coinvolti in modo attivo sin dalle prime fasi, tramite conversazioni, ascolto attivo e questionari. A tutti viene dato il modo di esprimersi sui propri desideri e aspettative sui futuri spazi che abiteranno. Le problematiche che emergono non vengono trattate in modo funzionale, non si cerca una soluzione immediata, ma si tenta di comprendere da dove scaturiscono, i motivi profondi dei problemi, cercando di renderli manifesti.

La società in cui viviamo è davvero in evoluzione e difficile da decifrare, e gli architetti sono chiamati sempre di più a dare risposte formali e funzionali ai nuovi trend e tendenze, che non vanno intesi come mode passeggere ma più come forze socio-culturali molti forti, come ha sottolineato Gian Paolo Lazzer. L’occhio è sempre al futuro e una delle domande fondamentali del progetto Bassetti Home Innovation tra lo studio Cù Design e Bassetti è “come sarà la casa del domani?”. Questa ricerca ha portato alla definizione di quattro tipologie di casa, combinazione di funzionalità, nuove regole di vita e il sentimento del “sentirsi a casa”, che accolgono vari stili e modalità di abitare e che tracciano diversi profili di consumatori di oggi e del domani. Il risultato è stato tradotto in una serie di mood-board che raccolgono gli aspetti, i materiali, le suggestioni, i colori, le immagini di lifestyle e i diversi tipi di profili di consumatore, a seconda del tipo di casa.

Il committente di oggi vuole una casa customizzata intorno a sé e alle proprie esigenze, e ha delle aspettative molto alte. Lo spazio si vuole che sia la proiezione dello spazio mentale degli abitanti e delle relazioni tra questi, uno spazio non fatto di oggetti ma di interazioni. Mentre gli aspetti tecnici ed estetici vengono quasi dati per scontati, l’architetto di oggi che guarda al futuro cerca di dare un valore in più agli aspetti immateriali di una casa, trasformando lo spazio in una vera e propria esperienza. Prendendo ad esempio alcuni dei progetti dello studio Cù Design, ogni ambiente della casa viene reinventato secondo le necessità dei committenti. Così non-luoghi come una scala, diventano luoghi vissuti e fruibili, temi affrontati con prospettive nuove. O la stanza da bagno, come luogo di benessere dove spendere del tempo da dedicare a sé stessi, con colori soffusi e materiali invitanti. O anche il tema dell’ingresso, che da anonimo e quasi difficile da individuare, viene evidenziato e reso protagonista.

Oggi i paradigmi sono cambiati, sia del tempo che dello spazio. Rispetto alle case degli anni ’70, con un corridoio distributivo e stanze chiuse ai lati, lo spazio si dilata, le funzioni non sono più contenute in ambienti chiusi e definiti ma vi è più commistione di usi e spazi. Il tempo invece si contrae, tutto è sempre più veloce. Progettare diventa quindi difficile senza porsi delle domande e ascoltando i bisogni reali. Il committente, una volta percepita la possibilità di un ascolto sincero è il primo a cercare il supporto della figura dello psicologo. Secondo Carla Palù gli architetti sono costruttori di contenitori di vita e citando Lina Bo Bardi ricorda che “(l’architetto) ha il sogno poetico, che è bello, di un’architettura che dia un senso di libertà”.