Angela Panza, consigliera dell’Ordine degli Architetti di Milano | ESG News

Intervista Panza (OAMi)

La sostenibilità come opportunità per un’architettura a prova di Green Deal

La sostenibilità va considerata nei progetti di architettura non più come mero adempimento burocratico ma come driver di progetto e come buona pratica necessaria. Sono stati fatti molti progressi in questa direzione ma occorre farne ancora altri, soprattutto in materia di formazione, spiega a ESGnews Angela Panza, consigliera dell’Ordine degli Architetti di Milano. Il problema, infatti, riguarda soprattutto gli studi di architettura di dimensioni minori che hanno più difficoltà a fare gli investimenti nel campo dei materiali innovativi e dell’intelligenza artificiale, sempre più necessari per integrare progettazione e sostenibilità.

L’Ordine degli Architetti di Milano sta creando diverse occasioni per fare incontrare gli esperti della sostenibilità con l’architettura. Con un principio di base importante: ciascuno deve fare il suo mestiere e non bisogna sovraccaricare di informazioni specialistiche i progettisti. La formazione va adeguata ai diversi soggetti: chi si occupa di qualità dell’architettura deve occuparsi di strategie di sostenibilità, le verifiche tecniche, invece, vanno demandate agli esperti mentre la definizione dei rischi climatici spetta agli enti pubblici.

Infine, un altro grande tema all’attenzione del settore è il ciclo di vita dei materiali da costruzione che, nel tempo, passano da risorsa a rifiuto e pongono la questione di un corretto smaltimento. Al progettista, infatti, compete individuare la migliore soluzione per ogni situazione senza dimenticare che integrare la sostenibilità nei progetti di architettura vuol dire fare scelte di buon senso con un impatto rilevante sull’ambiente. Investire sul sociale e sugli spazi adeguati e confortevoli è fondamentale per una società migliore.

Come si interseca la dimensione della sostenibilità con l’architettura?

Ad oggi il dialogo non è fluido, spesso difficile. Perché l’esperienza dei protocolli volontari, dei criteri ambientali minimi legati al Pnrr ci hanno fatto capire che la sostenibilità è percepita sempre come un adempimento da implementare nel progetto, un’ulteriore “fatica”. Il successo grande del Pnrr è stato anche quello di aver riportato alla ribalta la sostenibilità come driver di progetto.

Oggi lo sforzo aggiuntivo che dobbiamo fare è capire che la sostenibilità non è un adempimento, ma una buona pratica necessaria.

Quali sono i progetti che portate aventi come Ordine degli architetti sul fronte della sostenibilità?

Quello che con le nostre iniziative l’Ordine degli Architetti di Milano sta cercando di proporre è far incontrare gli esperti della sostenibilità con l’architettura. Infatti, stiamo istituendo un Tavolo di lavoro per garantire che la qualità del progetto resti invariata comprendendo anche l’implementazione dei parametri di sostenibilità.

La nostra istituzione ordinistica a questo riguardo organizza almeno 4 eventi all’anno sulle tematiche specifiche, l’ultimo corso è stato quello per gli iscritti sul Cam (Criteri ambientali minimi) del verde, poi convenzioni con Anit e Aicarr e collaboriamo con l’Ordine degli Architetti di Roma per dei corsi formativi che abbiano un respiro nazionale, quindi tematiche che riguardano l’economia circolare, prodotti dell’edilizia e percorsi formativi a pagamento come quello sui Dnsh (do not significant harm) per i progettisti. Inoltre, partecipiamo al Tavolo di lavoro Cam edilizia del Comune di Milano, aderiamo al progetto Deciwatt, siamo stati invitati al Tavolo di lavoro Ecco Think Tank sulla sostenibilità e partecipiamo ai Tavoli di lavoro dei Cam edilizia e le manifestazioni organizzate dal Politecnico di Milano. Infine, partecipiamo attivamente a diverse iniziative, come Cantiere Impatto Sostenibiledi Assimpredil Ance e il Forum Compraverde organizzato da Fondazione Ecosistemi.

Perché anche per gli architetti è importante considerare la sostenibilità nella propria attività e quali sono gli elementi più importanti da integrare nei progetti?

Sono scelte di buon senso per contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Dalla scelta del materiale alla gestione del cantiere, non possiamo non credere che quello che facciamo non stia impattando sull’ambiente circostante. Le tematiche più importanti sono: l’efficienza energetica, intesa come sistema edificio-impianto, e la scelta dei materiali, nonché la loro gestione come rifiuto al termine del ciclo di vita. I materiali, infatti, in un cantiere passano da risorsa a rifiuto, e in quest’ottica ci si deve porre la domanda: come li smaltiamo nella realtà? A questo proposito siamo in attesa della definizione della norma nazionale, End of Waste, sul processo che concretamente permette ad un rifiuto di tornare a svolgere un ruolo utile come prodotto. Per esempio, gli impermeabilizzanti si smaltiscono all’estero perché la normativa è un po’ più permissiva, ma così i nostri produttori devono smaltire fuori dal Paese a costi più alti e senza poter recuperare i materiali, anzi dovendoli riacquistare.

I professionisti dell’architettura sono pronti per questa trasformazione oppure è necessaria una maggiore formazione su queste tematiche?

Oggi, grazie al Pnrr, abbiamo due strumenti a supporto, più o meno noti, ovvero i requisiti di sostenibilità illustrati nei Cam e lo screening climatico. Ci stiamo accorgendo però che né gli studi di architettura né le imprese sono preparati, soprattutto quelle di piccola e media dimensione. Notiamo una grande difficoltà ad integrare la sostenibilità nel percorso progettuale. Quindi la formazione è fondamentale già nelle prime fasi, a partire dalla stesura dei bandi di gara. La formazione però me la immagino diversificata in modo da non sovraccaricare di informazioni “specialistiche” tutti i progettisti. Ognuno deve fare il proprio mestiere: chi si occupa di qualità dell’architettura deve parlare delle strategie di sostenibilità; per le specifiche verifiche tecniche invece ci si deve rivolgere a degli esperti.

Anche a livello didattico e universitario siamo indietro, molto distanti dalla reale pratica professionale e troppo spesso demandato alla sensibilità del singolo docente che si occupa di queste discipline.

Tecnologia e innovazione. Quanto aiutano e quanto i professionisti utilizzano questi due strumenti?

Materiali innovativi e intelligenza artificiale oggi sono due driver importantissimi, ma c’è un problema di applicazione e un problema di budget. Per questo a noi stanno a cuore i piccoli e medi studi che hanno più bisogno di supporto. Tali soluzioni presentano un extra costo iniziale, che poi alla resa dei conti trova difficilmente applicazione in cantiere. Nell’ottica del ciclo di vita invece è evidente il grande beneficio, ambientale ed economico, ma siamo ancora ben lontani da questa visione di circolarità.

Oltre agli aspetti materiali, la sostenibilità ha un’importante dimensione sociale per rispondere anche alle nuove esigenze abitative. Come affrontare questi aspetti?

La sostenibilità è strettamente legata all’inclusione, l’architettura deve lavorare per l’individuo, l’individuo nella collettività e per essa. Lo spazio diventa il luogo in cui tutti gli individui possano muoversi nel rispetto delle proprie fragilità, ma al contempo un luogo di incontro. Investire sul sociale e sugli spazi adeguati e confortevoli è fondamentale per una società migliore.

La Direttiva EPBD, quali sono i fondamentali?

Senza entrare nel merito tecnico degli aspetti energetici di cui si è parlato tanto, l’auspicio che abbiamo è che. prima di pensare alla progettazione, l’ente pubblico si deve far carico dell’analisi dei rischi climatici per poi indirizzare il progettista verso le migliori strategie attuabili nel contesto specifico di intervento. Tutto questo deve essere regolato e implementato sulla base di norme stabili. Abbiamo bisogno di consapevolezza, di accurate analisi e di un normatore che sappia pianificare i luoghi e le città avendo un’apertura sulla multi-tecnologia, per intervenire calandosi in ogni specifico contesto. Tutto questo nel rispetto dell’ambiente, della qualità del progetto di architettura e soprattutto delle persone.