Un nuovo centro per l’arte e la cultura. Un luogo dove andare, scoprire, sperimentare, divertirsi, stare. È questo gres art 671, il progetto di rigenerazione urbana promosso su iniziativa del gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti a Bergamo. L’attività della nuova area, di cui la holding di investimento è proprietaria, è stata inaugurata da SOLARPUNK di NONE collective, una mostra con ingresso libero fino al 7 gennaio 2023 che riflette sulle sfide del cambiamento climatico.
Avviato nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, gres art 671 nasce con l’intento di riattivare e restituire alla cittadinanza un’area ex industriale di oltre 3.000 metri quadrati per conservare e trasmettere la memoria della storia di produzione del luogo creando uno spazio di produzione culturale. gres art è un luogo di incontro che ricuce l’area con il centro e la vita di Bergamo. Il numero identificativo “671”, scelto in riferimento alla strada statale che costeggia l’area exGres, simboleggia già nel nome del progetto il forte legame con il territorio.
Una riqualificazione resa possibile attraverso l’arte e la cultura. Mostre e incontri, concerti, attività performative, formative e laboratoriali diventeranno così occasioni per accogliere e ispirare il pubblico, invitato a un’interazione libera e costante. L’obiettivo è coniugare bellezza e impatto sociale, sviluppando modelli sostenibili che promuovano il benessere della comunità, anche attraverso una programmazione multidisciplinare, accessibile e inclusiva.
gres art vuole essere un magnete aggregante e attraente che unisce persone diverse grazie a un’offerta culturale variegata e di qualità. Un luogo nuovo, aperto e accogliente, che si inserisce nel tessuto urbano integrandosi senza mai sovrapporsi all’offerta artistica di Bergamo, che si arricchisce così di un nuovo elemento.
“gres art è comunque soprattutto l’innesco di una grande operazione di rigenerazione urbana nel nome della cultura, che determina un ulteriore rafforzamento dell’idea di una città policentrica, nella quale le periferie e i quartieri sono spazi che esprimono qualità, sia nel costruito che nelle funzioni che vi sono insediate, ” ha affermato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, “Attraverso operazioni come quella di Daste, di gres art (prodromi alla riqualificazione di tutta l’area exGres), appunto, cambia la geografia della città e si ricuce il tessuto urbano dei nostri quartieri”.
E come spiegato da Carlo Pesenti, Consigliere Delegato di Italmobiliare e Presidente di Fondazione Pesenti, “gres art 671 è un progetto per Bergamo ma soprattutto con Bergamo”. Pesenti ha poi proseguito: “Nasce dall’attenzione verso la città, alla quale la mia famiglia è legata da oltre un secolo, e ha lo scopo di contribuire allo sviluppo artistico, culturale e sociale del territorio, in collaborazione con i cittadini che lo abitano. Da qui la scelta di non demolire ma ri-generare l’area attraverso un intervento che valorizza la storia del Gres, mantenendo l’edificio preesistente a testimonianza della vocazione industriale dell’area, e che conferisce al contempo nuova vita agli spazi intorno e dentro al fabbricato. Un’opera di ricucitura con il quartiere, del quartiere alla città, dalla storia al presente. Perché la visione del futuro parte dalla memoria delle nostre radici”.
Indice
Il progetto architettonico
Per quanto riguarda gli esterni, il progetto, firmato da De8_Architetti (Mauro Piantelli), parte dall’assunto di non cancellare le tracce storiche del luogo. Riconoscendo il valore materico e simbolico del lascito industriale, il processo di trasformazione prevede una lettura critica delle preesistenze, indagandone le possibilità evolutive. Punto di forza di gres art è l’opera di valorizzazione delle qualità spaziali degli edifici esistenti, come i “chiaroscuri” creati dalla luce naturale, la leggerezza delle strutture in cemento, l’eleganza della forma. Non si tratta di “archeologia industriale”, cioè di qualcosa che ci viene consegnato dal passato e che viene conservato tout court, come se fosse un edificio ormai escluso da ogni dinamica urbana; il valore di queste architetture industriali, come gres art appunto, è dato dalla possibilità che possano continuare a essere vere architetture, spazi vivi, abitati: architetture contemporanee che si relazionano al contesto, che dialogano con il contesto, con il quartiere e con la città. Architetture contemporanee per abitanti contemporanei. All’esterno un nuovo spazio urbano, una grande agorà, crea un’area di transizione tra aperto e chiuso. La demolizione di alcune tettoie esistenti ha permesso di liberare suolo e ha messo in luce tracce di vecchie pavimentazioni industriali: in pietra, in cemento, in gres; rotaie per lo spostamento di carrelli. Il progetto ha subito reagito a queste memorie e ha previsto una nuova pavimentazione che contiene e ordina le tracce. La facciata preesistente è stata manipolata, rimodellata: lo scavo verso l’interno crea una sorta di foyer pubblico nella piazza. Se memoria e nostalgia sono materiali da costruzione e partecipano al progetto attraverso il riutilizzo della forma e della materia, del lascito industriale, la facciata metallica riflettente testimonia il tempo presente: ciò che viene riflesso è adesso, è sempre contemporaneo e come tale partecipa al progetto.
Il progetto per gli interni è stato invece affidato a Locatelli Partners, che ha tratto ispirazione sia dal materiale che in questo luogo veniva prodotto (il gres) sia dal rapporto tra classici elementi urbani esterni qui portati al coperto. Il grande volume dell’ingresso è stato rivestito con piastre realizzate ad hoc di gres color ruggine, come i tubi dell’ex produzione, per raccontare le radici del luogo. Ancora gres per i tubi tagliati in sezioni differenti che si trasformano in contenitori che, in uno specchio d’acqua nell’area ristoro, accolgono piante e verde. Gli ampi ambienti interni si sviluppano prendendo ispirazione dagli spazi aperti, ed ecco quindi che sotto le campate del gres troviamo una piazza, un porticato e una terrazza, che diventano microcosmi dove il pubblico è libero di muoversi spostando i confini del grande spazio ex industriale che diventa così un luogo di aggregazione, di cultura e di scambi.
Il giardino
Progettato dalla consolidata collaborazione tra De8_Architetti e la paesaggista e agronoma Laura Gatti, il giardino è uno degli aspetti “evolutivi” del progetto sul lascito industriale. Infatti gli oltre 600 metri quadrati sono ricavati “per sottrazione”, grazie all’eliminazione della copertura e alla demolizione della pavimentazione. È un giardino intimo che sembra esser sempre stato in questo spazio. Dalla rimozione della copertura sono state mantenute le sole travi reticolari in cemento e così il nuovo giardino è una sorta di reperto archeologico per inquadrare il disegno delle nuvole e per sentire il rumore delle foglie degli alberi. È la quinta fondale dello spazio espositivo ma è anche un luogo da vivere, grazie a una serie di sedute disegnate e realizzate appositamente. Uno spazio che amplifica la luce naturale anche all’interno di gres art.
I solis silos
Uno dei simboli della nuova vita di gres art sono i sette silos installati all’ingresso. Sette giganti in acciaio corten, 10 metri di altezza, 3,5 di diametro per 39 tonnellate, disegnati da Mario Nanni, realizzati e illuminati da Viabizzuno. Accolgono e invitano il pubblico diventando un segno connotante e distintivo dello spazio. Elementi architettonici che hanno, a loro volta, una storia da raccontare: si tratta infatti delle strutture che, in occasione di Expo 2015, hanno abitato il centro di Milano, nel quartiere di Brera, e che nel sito di gres art parlano, una volta di più, di rigenerazioni e di restituzioni.
gres art, primo intervento del progetto Gres Hub
gres art è il primo intervento visibile del progetto Gres Hub, un distretto che si estende per 60.000 metri quadrati in un’area altamente strategica per la città. Posizionato tra la strada statale 671, l’aeroporto e il polo universitario di Bergamo, Gres Hub rappresenta un fenomeno di ricucitura urbana che ha la missione di ridare vita a una porzione di città dismessa da anni, restituendola all’uso pubblico. Luogo di lavoro, di studio, di ricerca e di accoglienza, laboratorio residenziale e professionale, Gres Hub simboleggia una nuova concezione del rapporto tra centro e periferia, tra città e campagna.