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Via libera alle fake-news, META dice addio al fact checking

Con la decisione di META si apre la scena dell’informazione senza controllo. Il CEO Mark Zuckerberg ha deciso di eliminare il sistema di fact-checking di terze parti su Instagram e Facebook negli Stati Uniti. Questa scelta, presentata dall’azienda come un tentativo di promuovere una maggiore libertà di espressione, ha innescato un dibattito acceso sulle responsabilità delle grandi piattaforme social nel contrastare la disinformazione.

La moderazione passa agli utenti

Il vecchio sistema di fact-checking su Meta si basava sulla collaborazione con organizzazioni esterne di verifica dei fatti. Quando un contenuto veniva segnalato come potenzialmente falso, veniva inviato a questi esperti che valutavano l’accuratezza delle informazioni e, in caso di falsità, apponevano un’etichetta di “falso” sul post, rendendolo meno visibile agli utenti. Il nuovo sistema adottato da Meta si basa invece su un approccio più decentralizzato e partecipativo, chiamato “Community Notes”. In questo sistema, sono gli stessi utenti della piattaforma a segnalare e commentare i contenuti che ritengono fuorvianti o falsi. Meta fornisce gli strumenti per permettere alla comunità di discutere e contestualizzare le informazioni, senza però intervenire direttamente nella valutazione della veridicità dei contenuti.

L’argomentazione dell’azienda si basa sull’affermazione che il fact-checking tradizionale sia un processo complesso e soggettivo, e che spesso porti a una limitazione della libertà di espressione. Inoltre sottolinea come il panorama legale statunitense sia in continua evoluzione, rendendo difficile mantenere un sistema di verifica dei fatti efficace e coerente.

L’informazione ai tempi delle fake news

La scelta di Meta solleva interrogativi cruciali sul ruolo delle grandi piattaforme nella società contemporanea. Le aziende tecnologiche hanno un potere enorme nel plasmare il dibattito pubblico e nell’influenzare le opinioni delle persone. In questo contesto, è fondamentale che queste aziende assumano una maggiore responsabilità nel contrastare la disinformazione e nel promuovere un dibattito pubblico sano e informato.

Molti esperti e osservatori esprimono preoccupazione per le potenziali conseguenze negative della decisione di META. L’assenza di un sistema di verifica dei fatti affidabile potrebbe infatti favorire la diffusione di notizie false e di teorie del complotto, con un impatto significativo sulla società e sulla democrazia. La polarizzazione politica, già accentuata dai social media, potrebbe ulteriormente intensificarsi, e la fiducia nell’informazione potrebbe erodersi ulteriormente.

La decisione di Meta rappresenta un punto di svolta, ma non necessariamente la fine della storia. È probabile che nei prossimi anni assisteremo ad un evoluzione del dibattito sulla moderazione dei contenuti e sulla lotta alla disinformazione. L’educazione all’alfabetizzazione mediatica, la trasparenza degli algoritmi e una regolamentazione più stringente delle piattaforme online potrebbero essere parte della risposta.