Bisogna essere “brutalmente realistici” sullo scenario ambientale attuale. A più di trent’anni dalla pubblicazione del Rapporto Brundtland nel 1987, l’economia globale dipende ancora per circa l’80% dai combustibili fossili – un 80% applicato a una domanda energetica mondiale in costante crescita. Questo problema è aggravato dal continuo degrado della biodiversità e dei pozzi di assorbimento del carbonio. Se ne è parlato nel corso del secondo ESG Day UniCredit, dal titolo A challenged future: choosing the path ahead, che ha visto la partecipazione di più di 13.000 persone, online o in presenza, in dieci diverse sedi europee. All’evento hanno preso parte clienti, partner, dipendenti e altri stakeholder, insieme a un gruppo di autorevoli esperti ESG, partecipando a una serie di discussioni significative che hanno coperto l’intero spettro delle tematiche ESG.
L’ESG Day è stato articolato in tre panel e un’intervista congiunta, tutte moderate da Silvia Berzoni di CNBC, e ha visto la partecipazione del CEO di UniCredit e Head of Italy Andrea Orcel e della Head of Group Strategy & ESG Fiona Melrose. Sono intervenuti inoltre Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi e fondatori del Progetto Tlon, e Dieter Helm, Professore di Politica Economica presso l’Università di Oxford, con discorsi di apertura di grande ispirazione.
La prima sessione, dal titolo Il dilemma sociale: come il cambiamento climatico e la tecnologia stanno rimodellando la società?, ha riconosciuto la componente “S” come leva fondamentale per una transizione giusta ed equa. I panelist hanno anche evidenziato l’eco-ansia come un fenomeno da canalizzare in azioni concrete all’interno della comunità per costruire resilienza. Le aziende, in questo contesto, devono definire valori ecologici chiari che riflettano quelli dei loro lavoratori.
La sessione Un gioco a somma zero? Risolvere i trade-off della sostenibilità ha messo in luce la necessità di gestire interessi contrastanti nella transizione, con azioni significative che spesso richiedono un delicato equilibrio tra questioni ambientali, sociali e di biodiversità. Non esiste una soluzione unica per questa complessa situazione; le aziende dovranno adottare un approccio sfaccettato, considerando i propri contesti unici e complessi per guidare progressi graduali con una governance chiara.
L’ultima parte Il cammino da percorrere: dalla responsabilità alla capacità di rispondere, si è concentrata sui passi pratici da compiere di fronte a queste sfide, evidenziando l’importanza di stabilire modelli e approcci alternativi per promuovere modi più sostenibili di fare impresa. Tra gli esempi, sono stati citati fornitori di servizi in grado di tracciare i comportamenti dei consumatori e offrire incentivi come prezzi migliori a chi adotta pratiche sostenibili. Un approccio simile potrebbe essere applicato agli investitori, premiando con migliori rendimenti i creditori che contribuiscono agli obiettivi di sostenibilità delle aziende.
L’evento è stato, inoltre, l’occasione per il lancio ufficiale del filone dedicato ai lavoratori nell’ambito del programma Skills for Transition di UniCredit. Questo progetto offre formazione strategica alla forza lavoro delle aziende che si prevede saranno impattate dalla transizione verde, aiutandole a sviluppare le competenze necessarie per affrontare le richieste di un ambiente in evoluzione, generando al contempo un impatto sociale misurabile.
“Il percorso verso la transizione non è lineare; è costellato di complessità e compromessi. Ma è un cammino che percorriamo tutti insieme” ha dichiarato Fiona Melrose, Head of Group Strategy & ESG di UniCredit. “Per questo è stato così stimolante avere una sala piena di clienti durante il nostro secondo ESG Day, affrontando domande difficili e aggiungendo valore attraverso la condivisione di azioni concrete che tutti possiamo intraprendere. Dobbiamo essere realistici riguardo allo scenario complesso che ci attende, ma questo non significa che non possiamo essere ottimisti: la sostenibilità e la transizione ambientale ci offrono infatti l’opportunità di ripensare il nostro modo di agire”.
Ma per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ricordano i fondatori del Progetto Tlon, “è importante comprendere che tutto è interconnesso e che ogni azione ha conseguenze a lungo termine. È fondamentale abbandonare l’idea di controllare la natura, passando invece a una logica di collaborazione con essa”.