La consapevolezza storica e l’identità stessa del nostro Paese si fondano sulla conoscenza e sulla conservazione delle opere d’arte che vi sono state prodotte o che vi sono conservate. Ognuna di esse racchiude in sé un brano della nostra storia, di un passato in cui troviamo le ragioni del presente e le radici del nostro futuro. È questa la convinzione da cui è nato Restituzioni, il programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Intesa Sanpaolo conduce da oltre trent’anni, in collaborazione con il Ministero della Cultura, e che è ormai una delle principali iniziative del Progetto Cultura della banca.
Nato in Veneto alla fine degli anni Ottanta con l’obiettivo di tutelare il patrimonio artistico, Restituzioni “salva bellezza per restituirla al futuro”. Dal 1989 ad oggi, sono oltre 2000 le opere restaurate e “restituite” alla collettività e 250 i musei, i siti archeologici, le chiese che hanno beneficiato di questo programma. Inoltre, sono più di 300 i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri e altrettanti gli studiosi coinvolti nella redazione delle schede storico-critiche per i cataloghi.
Nella sua prima edizione, Restituzioni era stato pensato come un contributo da parte della Banca Cattolica del Veneto (poi Nuovo Banco Ambrosiano, oggi confluito in Intesa Sanpaolo) per contribuire alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio artistico attraverso un fondo messo a disposizione per il restauro di opere d’arte sul territorio veneto. Nel corso degli anni, il programma si è espanso ed è diventato sempre più un punto di riferimento per la ricerca nel settore del restauro in un dialogo continuo tra storici, conservation scientists e restauratori.
Nel 2000, arrivato alla sua decima edizione, il programma ha iniziato a coinvolgere altre regioni italiane, in primis la Lombardia. Dall’anno successivo il programma è poi divenuto biennale e la sfera di interventi del progetto, con la prospettiva di far crescere i cantieri di restauro, l’interesse e la collaborazione di enti ministeriali preposti alla tutela, si è ampliata sempre più, proponendo mostre itineranti (dalla quindicesima edizione) e includendo, a partire dalla diciassettesima edizione, per la prima volta un territorio europeo, sede di una banca estera del gruppo.
I numeri a confronto tra la prima e l’ultima edizione, la cui esposizione è attualmente in corso alle Gallerie d’Italia di Napoli, nuovo museo di Intesa Sanpaolo aperto lo scorso 21 maggio in via Toledo, parlano chiaro e rivelano l’espansione e l’impatto che il programma ha avuto. Restituzioni ha infatti visto crescere costantemente la partecipazione degli enti ministeriali e delle regioni coinvolte, così come il numero delle realtà beneficiate che garantiscono la pubblica fruizione dei beni restaurati. Si è inoltre aperto verso i territori europei in cui il gruppo opera, sostenendo restauri in Repubblica Slovacca, Germania e Francia, oltre a Città del Vaticano e a uno specifico progetto per il Brasile.
Ad oggi Restituzioni rappresenta uno dei più importanti programmi di restauro attivi con continuità sulla scena italiana che ha tra i suoi punti di forza la collaborazione tra pubblico e privato. Il restauro è un’importante azione di salvaguardia del patrimonio artistico e un’occasione conoscitiva finalizzata a una corretta e rigorosa lettura delle opere stesse. La possibilità che il programma offre di spaziare su opere realizzate con diversi materiali, in un ampio arco temporale, dall’antico al contemporaneo, secondo varie tecniche, offre al mondo del restauro le casistiche più ampie per confronti e collaudi delle proprie metodologie, facendo di Restituzioni anche un’occasione di crescita per la ricerca in questo settore.
Nel corso degli anni, il programma è stato poi implementato con Restituzioni monumentali e agli interventi sulle opere mobili (pittura, scultura, tessuti, ceramiche e porcellane, suppellettili, oreficeria, strumenti musicali, vetri, manoscritti, ed altri), si sono aggiunti quelli realizzati su beni monumentali o inamovibili come, per esempio, i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Lanfranco della cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli e la Casa del Manzoni a Milano.
La prima delle edizioni monumentali risale al 1992 quando grazie all’intervento del Banco Ambrosiano Veneto (oggi confluito in Intesa Sanpaolo) è stato possibile completare il restauro degli affreschi del Cappellone del Presepe della Basilica di Santa Caterina a Galatina a Lecce, iniziati negli anni Settanta con finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali.
Oltre alla tutela, Restituzioni vuole essere poi anche valorizzazione. Per questo l’attenzione alla condivisione dei risultati costituisce un elemento significativo del programma. Le mostre temporanee durante le quali le opere sono esposte a conclusione di ciascuna edizione, dunque al termine della stagione dei restauri, non si propongono come un mero complemento.
Bensì, assieme ai cataloghi scientifici, alle guide alle mostre, al sito internet, ai video, agli incontri e alle attività hanno l’obiettivo di contribuire alla conoscenza e alla divulgazione sia delle attività di restauro, ma anche della storia e del legame con il territorio di cui le opere sono espressione.
La diciannovesima edizione in mostra a Napoli
Restituzioni. La Fragilità e la Forza è stata la mostra inaugurale delle Gallerie d’Italia di Napoli. Diciannovesima edizione in 33 anni. L’esposizione raccoglie circa 200 opere restaurate tra il 2019 e il 2021 nell’ambito del programma biennale.
La XIX edizione di Restituzioni copre un arco cronologico di 26 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo e fornisce così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano. Visitabile fino al 25 settembre 2022, l’esposizione presenta il risultato dei restauri di 87 nuclei di opere per un totale di 231 manufatti, selezionati da Intesa Sanpaolo insieme a 54 enti di tutela (soprintendenze, direzioni regionali musei e musei autonomi) e appartenenti a 81 enti proprietari, tra musei pubblici e diocesani, chiese e luoghi di culto, siti archeologici. Tra i tanti in mostra vi sono Antonello da Messina, Bellini, Boccioni, Manet, il mantello e gli onori di Napoleone, e la grande campana rossa di Mainolfi. La curatela scientifica è di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e, da questa edizione, Carla Di Francesco.
In questa edizione hanno lavorato 74 laboratori di restauro e decine di conservation scientist impegnati nella diagnostica, assieme all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino.
Le opere restaurate sono 231, ben 221 in più rispetto alla lontana prima edizione, e , per la prima volta sono provenienti da tutte le regioni italiane. Due sono i lavori invece provenienti da enti non nazionali: uno dell’artista italiano Vittore Carpaccio dal Museo Jacquemart-André di Parigi (Francia) e l’altro un affresco pompeiano gravemente danneggiato dal terribile incendio che, nel 2018, ha devastato il Museu Nacional di Rio de Janeiro.