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Salone del Risparmio

L’asset management affronta la sfida sociale

La lettera S dell’acronimo ESG è stata a lungo uno degli elementi meno considerati dagli asset manager, ma negli ultimi anni ha iniziato ad attirare attenzione. Ora, complice la forte sensibilità dei risparmiatori, c’è sempre maggior interesse verso l’aspetto sociale della gestione fondi.

Alcune conferenze al Salone del Risparmio 2023 si sono focalizzate sulla componente sociale degli investimenti. Tra queste, “Non è solo una messa in scena: leadership al femminile tra teatro, storia e realtà”, incontro di Assogestioni sulla diversity nell’asset management, “Il potere delle relazioni umane nell’era della tecnologia”, conferenza di Blackrock sull’evoluzione del ruolo del consulente finanziario nell’epoca della digitalizzazione, “S Factor: la chiave per uno sviluppo sostenibile nei Paesi Emergenti”, conferenza di Lazard Fund Managers sul lavoro combinato di organizzazioni sociali e asset manager per vincere la sfida di sostenibilità nei paesi emergenti, e “E’ tempo di ascolto…come creare valore e benessere insieme” incontro di Credem sul ruolo sociale della gestione risparmi e il wellbanking.

Leadership al femminile e digitalizzazione

All’interno della componente social un aspetto chiave è il ruolo della diversity nelle aziende in cui gli asset manager investono e negli asset manager stessi, che da diverse ricerche risultano essere poco eterogenei. “Pur in un contesto di significativo miglioramento per ruoli executive ricoperti da donne nelle SGR italiane, le posizioni di amministratore delegato sono assegnate esclusivamente a uomini. Gli ostacoli maggiori a nostro parere risiedono nel modello culturale italiano ancora radicato sulla leadership maschile. Non è così a livello internazionale”, ha spiegato Cinzia Tagliabue, presidente del Comitato Diversity di Assogestioni, che ha aggiunto “per migliorare la presenza delle donne ai vertici delle SGR è necessario creare un percorso di carriera, formazione, coaching che vada ad integrare le competenze tecniche, prerequisito indispensabile per raggiungere ruoli apicali”.

Nell’ottica social spicca anche il fenomeno della digitalizzazione, con le sue conseguenze sulla consulenza finanziaria. Durante la conferenza di BlackRock si é parlato del valore dei consulenti come unici in grado di possedere competenze di ascolto attivo, comunicazione ed empatia per stringere legami con i risparmiatori. Le relazioni umane sono sempre al centro, specialmente nella consulenza, ma la tecnologia può dare un contributo significativo per migliorare il processo decisionale e i servizi finanziari. Infatti, la digitalizzazione permette di snellire le operazioni, offrire personalizzazione, efficienza e velocità.

La sfida della sostenibilità nei paesi emergenti

Un altro aspetto sociale importante per il risparmio gestito riguarda il modo in cui gli asset manager interagiscono con i paesi in via di sviluppo dove investono. In questi paesi le emergenze sociali sono più forti, come lo è il bisogno di attenzione da parte di società che investano in progetti concreti e a lungo termine. Nuove leggi che mirano a controllare la catena del valore in tutte le sue parti faciliteranno le aziende che vogliono avviare progetti con ricaduta positiva nei mercati emergenti.

Protagoniste di questa sfida sono le organizzazioni umanitarie, da sempre in prima fila nelle emergenze sociali, con cui gli asset manager possono collaborare per migliorare la sostenibilità delle iniziative in cui investono. Lazard Fund Managers (LFM) ha parlato di questa possibilità di partnership, mettendo a confronto Mariavittoria Rava, fondatrice e presidente della Fondazione Francesca Rava, impegnata in progetti di educazione, formazione e sostegno all’infanzia, con James Donald, responsabile della piattaforma di investimenti nei mercati emergenti di Lazard Asset Management. A moderare Laura Nateri, deputy head LFM e country head Italia.

Laura Nateri, Mariavittoria Rava e James Donald

Mariavittoria Rava ha spiegato che ultimamente gli investimenti nelle economie emergenti sono diventati più formalizzati, ma che nel corso degli anni l’anarchia dei valori causata dalla globalizzazione ha portato a molta più violenza. In questo contesto, ha commentato la relatrice, “gli investitori possono accelerare lo sviluppo sostenibile. Quando ho iniziato la fondazione c’era l’idea che fare del bene significava fare carità e non fare profitto, ma ad oggi si è capito che non si tratta di carità ma di empowerment, e che fare del bene significa anche trarre un profitto”. Per esempio, offrire servizi sanitari in paesi dove c’è difficoltà ad accedere a medicinali di prima necessità è un bene sociale, ma al tempo stesso di buon rendimento per gli investitori. “Laddove c’è buona collaborazione e scelta di player giusti nel territorio, allora si possono fare grandi cose” ha concluso.

James Donald ha definito gli ultimi anni come “un’onda tsunami di investimenti ESG”, dopo che le aziende hanno capito quali erano i rischi che correvano in caso di scandali di reputazione. Nei paesi in via di sviluppo le grandi imprese hanno iniziato a finanziare programmi che supportano le comunità locali offrendo opportunità di lavoro, in modo che i giovani abbiano esperienze formali che possano aiutarli nella loro carriera. “I mercati emergenti raccolgono una percentuale sempre più elevata di giovani, motivo per cui gli investimenti a lungo termine in queste economie porteranno rendimenti sempre migliori negli anni a venire“, ha spiegato Donald.

L’impegno sociale nella gestione dei risparmi

L’impegno sociale del mondo del risparmio gestito riguarda asset manager ma anche reti e consulenti finanziari. In quest’ottica Credem ha avviato il suo progetto di Wellbanking, affinché i risparmiatori possano essere accompagnati in un processo di “cathedral thinking”, possano cioè gestire i loro risparmi come se dovessero costruire una cattedrale che sarà completata solo dalla generazione dei loro figli. A commentare l’impegno della banca sono intervenuti Moris Franzoni, direttore commerciale financial wellbanker Credem, Paolo Magnani, coordinatore area wealth gruppo Credem, Gianmarco Zanetti, direttore generale Euromobiliare Advisory SIM, e Daniela Fatarella, direttrice generale Save The Children Italia, organizzazione partner di Credem da oltre 20 anni.

Gianmarco Zanetti, Daniela Fatarella, Moris Franzoni e Paolo Magnani

Specialmente nell’attuale scenario di policrisi, “l’educazione è salvavita, e ha un altissimo ritorno sull’investimento perché il capitale umano genera sviluppo economico, democrazia e benessere sociale.” ha dichiarato Daniela Fatarella durante il suo intervento. Solo un investimento di lungo periodo può creare resilienza, e per questo è necessario che si creino partnership solide tra reti finanziarie e organizzazioni umanitarie.

Un secondo impegno sociale fondamentale, secondo Paolo Magnani, è quello di considerare l’educazione finanziaria come un investimento strategico, quindi, di impegnarsi per favorire la consapevolezza finanziaria dei propri clienti. “Questo avviene tramite strumenti di comunicazione semplici e fruibili, e il coraggio di fare cose che al momento non sono allineate con i modelli esistenti”, ha spiegato Magnani, “Di certo le critiche verranno, ma vengono sempre quando si tratta di cambiare un sistema”.

La qualità dei rapporti tra operatori finanziari e clienti è al centro di questo discorso. Magnani e Franzoni hanno parlato del basso livello di fiducia dei clienti e della brutta nomea di trasparenza delle banche, di cui sono consapevoli, ma sottolineano che “gli errori si possono fare, ma vanno fatti in buona fede, pensando a come far star bene il cliente. Questo si può fare passando dal vendere un prodotto all’ottica di gestire un portafoglio di qualità”.

Infine, Gianmarco Zanetti ha fatto un appunto sul tema governance. “Dobbiamo occuparci di indirizzare i finanziamenti verso le aziende virtuose, e indirizzare i clienti alla consapevolezza delle loro scelte. Questo percorso ha due driver, il primo è creare una cultura legata alla sostenibilità in azienda, il secondo è sviluppare competenze tecniche interne e partnership esterne”. Secondo il relatore, sta agli intermediari far capire ai clienti che il rendimento dei fondi ESG arriverà, “e in particolare non bisogna sfruttare le asimmetrie informative a favore delle banche, perché hanno breve vita e danneggiano la fiducia dei clienti nel lungo termine”.