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Aziende e diritti umani

Oxfam: solo il 26% delle imprese pubblica policy sui diritti umani

Oltre il 70% delle imprese italiane ritiene i diritti umani un tema particolarmente rilevante per le proprie attività ma non sa ancora come occuparsene, con solo il 26% che presenta pubblicamente una policy aziendale a riguardo. Molte imprese stanno cominciando a integrare la tutela dei diritti umani nella propria filiera, grazie sia alla diffusione di pratiche di sostenibilità che a spinte normative, ma lo scenario è ancora molto frammentato in termini di strumenti, sistemi e policy. Questo è quanto emerge dal sondaggio di Oxfam e Collectibus, società benefit di consulenza per la sostenibilità, sull’approccio delle aziende italiane al tema dei diritti umani. In totale 77 società hanno risposto al sondaggio, principalmente con sede nel nord Italia (72%), con più di 250 dipendenti (56%) e nei settori di cibi-bevande e di prodotti intermedi (rispettivamente 32% e 12%), mentre solo una piccola parte nel sud Italia (11%), con meno di 50 dipendenti (13%) e in settori come quello automobilistico, di carburanti, e di infrastrutture di trasporto (tutti sotto il 3%).

Nel sondaggio la maggior parte delle aziende dichiara di occuparsi di diritti umani per coerenza con i valori aziendali e le prassi di settore (rispettivamente 45% e 34% dei partecipanti) e solo una piccola parte dice di farlo per richieste di compliance, di stakeholder o dei clienti (3%, 1% e 1%). Tuttavia questi dati variano significativamente in base alla dimensione delle aziende, e per il 12% delle grandi imprese la compliance è la motivazione principale. Per mitigare i rischi legati alla violazione dei diritti umani, molte società che hanno partecipato al sondaggio di Oxfam formano i dipendenti nell’individuazione e gestione dei rischi (41%), un numero significativo non ha nessuna procedura formalizzata e gestisce le criticità al bisogno (17%), alcune hanno un processo strutturato di due diligence (12%), alcune non dispongono di alcuna misura (12%), altre occasionalmente conducono audit nelle proprie strutture e presso i fornitori (11%) e solo una piccola parte predispone di un piano di miglioramento per superare le criticità (7%). In particolare, quasi il 75% delle aziende con oltre 250 dipendenti non ha nessuna misura di tutela in corso. Nonostante l’importanza della formazione mancano quindi delle scelte consapevoli di policy e degli strumenti per metterle in pratica, afferma Oxfam.

Se qualcosa non va allora significa che ci sono delle difficoltà strutturali che le aziende devono affrontare, e il 38% delle imprese partecipanti ammette di far fatica a non sottovalutare o banalizzare il tema dei diritti umani. Una parte attesta di non avere le giuste competenze in azienda (13%) o di avere difficoltà a coinvolgere top management e dipendenti che non si occupano specificatamente di diritti umani (13%). Servono quindi competenze specialistiche per compiere le giuste scelte (il 41% delle società lo ammette), ma al tempo stesso i diritti umani non possono essere un presidio strategico solo per una minoranza, come la funzione di risorse umane a cui la maggior parte delle aziende (61%) assegna la gestione delle proprie policy in ambito. Una buona parte delle società enfatizza anche la necessità di un supporto esterno per verificare sul campo il rispetto dei diritti umani (27%). Questo scenario, nel suo complesso, svela una fase transitoria per molti settori, che stanno passando da uno stato contemplativo a uno preparatorio, in cui Oxfam si auspica che i diritti umani diventeranno parte costituente dei modelli di business.

Alla luce dei risultati del sondaggio, Oxfam e Collectibus hanno lanciato alcune sfide per l’imprenditorialità italiana nel tema della sostenibilità e della tutela dei diritti umani. La prima è di allargare lo sguardo a tutta la filiera, al fine di conoscere e analizzare i veri rischi e agire in maniera adeguata. Le aziende devono inoltre cercare di collaborare, creando network responsabili e partnership di valore, facendo prevenzione di rischi accaduti altrove, a posto di delegare l’impegno ad altri. È infine cruciale che oltre alla formazione, che resta comunque essenziale per creare persone competenti in azienda, ci sia l’azione, con misure di mitigazione specifiche e procedure strutturate. Oxfam e Collectibus si augurano che le imprese siano ambiziose nell’approccio e adottino una visione di lungo periodo, non soffermandosi alla compliance e al “cosa deve essere fatto” ma puntando sul “cosa manca per farlo bene”.