Eni ha pubblicato Eni for Human Rights 2021, il rapporto annuale che rende conto dell’approccio dell’azienda in materia, facendo il punto sui risultati, le sfide e le opportunità rilevanti in termini di rispetto dei diritti umani.
“Viviamo in un periodo di rottura che ci chiama ad agire con ancora maggiore responsabilità per affermare i nostri valori: la pace, il rispetto dei diritti umani e il senso di comunità. La guerra sta distruggendo vite umane e mezzi di sussistenza e sta deteriorando le relazioni internazionali, spingendoci a unire le forze per cercare il bene comune”, ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, “Il nostro obiettivo è chiaro in questo contesto: intendiamo mantenere la priorità su una transizione giusta che sia incentrata sulle persone. Raggiungeremo questo obiettivo solo se ne condivideremo i costi in modo equo, senza gravare sui lavoratori e sulle comunità vulnerabili, accelerando la decarbonizzazione per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi”,
Tra i principali risultati del 2021 illustrati nel report, i quattro studi specifici realizzati da Eni sui diritti umani in relazione ai progetti industriali considerati più a rischio in Angola, Albania, Oman ed Emirati Arabi Uniti, che hanno portato alla creazione di piani d’azione concreti per i diritti umani, calibrati sulle specificità di ciascun Paese.
L’azienda ha inoltre rafforzato il proprio impegno sul tema dei diritti delle donne, sottoscrivendo i Women Empowerment Principles delle Nazioni Unite. Inoltre, Eni ha adottato una Zero Tolerance Policy che vieta ogni forma di violenza e molestia sul luogo di lavoro, anticipando il processo di ratifica italiana della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 190 in materia, con l’emanazione dei decreti attuativi nazionali.
I risultati raggiunti nel 2021 consentono alla società di affrontare i progetti più innovativi con processi strutturati in tema di diritti umani. Per esempio, in una ottica di transizione giusta, in Kenya e in Congo l’azienda sta conducendo un’analisi integrata per valutare l’impatto socio-economico e sui diritti umani sulle comunità locali delle iniziative per integrare i Paesi nella catena del valore dei biocarburanti. Eni sta lavorando con gli agricoltori per recuperare terreni marginali non in competizione con la catena alimentare, per esempio in aree degradate soggette a erosione, siccità e inquinamento, coltivando colture per uso energetico, fornendo reddito e accesso al mercato agli agricoltori nelle aree rurali. Gli studi valuteranno nel tempo diversi indicatori, come il miglioramento delle entrate che il sistema introduce nella vita degli agricoltori, nonché la corretta gestione dei terreni.