Transizione

EFPA Italia Meeting: il tempo della responsabilità

Stiamo vivendo uno dei momenti di crisi più gravi degli ultimi decenni a livello globale. Bisogna però fare una precisazione doverosa per non cadere in un eccessivo pessimismo: crisi significa shock negativi, ma anche positivi. Dai periodi più difficili, infatti, l’uomo è sempre riuscito a innescare processi di innovazione. È di questa opinione Enrico Giovannini, ministro del MITE, che nel suo intervento all’EFPA Italia Meeting 2022, di cui ESGnews è media partner, ha sottolineato come il nostro Paese sia riuscito a rispondere in modo positivo e a restare resiliente agli eventi degli ultimi tre anni, dalla pandemia al conflitto tra Russia e Ucraina. “Dei 300 miliardi messi a disposizione dall’Europa per il PNRR, 220 sono stati in gran parte già assegnati, a progetti come quelli di rinnovo del sistema ferroviario, a investimenti sull’edilizia sociale e sulla rigenerazione urbana, al rinnovo di flotte e aerei e a investimenti nel trasporto pubblico locale”, spiega Giovannini. 

E a proposito di transizione, quando gli viene chiesto se bisogna accelerare o frenare rispetto alla corsa alle rinnovabili in questo momento di crisi energetica, Giovannini non ha dubbi: “Basta dire che dobbiamo essere prudenti. Dobbiamo accelerare, nonostante la difficoltà del momento”. 

Per uscire da questo periodo di crisi, secondo il ministro, è necessario “studiare di più”. “Dobbiamo imparare dagli altri Paesi, ci sono tanti spunti e idee. Inoltre, è necessario riconoscere che va bene competere, ma è fondamentale anche cooperare su più livelli per attuare queste riforme importanti. E a tal fine è di vitale importanza avere una pianificazione a medio termine, ma non solo: è fondamentale che anche le società finanziarie (e non) investano in infrastrutture sostenibili. Temi come la rigenerazione urbana devono mobilitare i fondi privati”. Giovannini, quindi, sottolinea il ruolo cruciale che il risparmio degli italiani può rivestire nel supporto alla transizione ecologica

La grande quantità di risparmio del nostro Paese è, secondo Giorgio De Rita, Segretario Generale di CENSIS, la risposta ad una funzione sociale importante, ovvero quella di protezione: “i redditi medi italiani sono diminuiti in termini reali negli ultimi anni e, quindi, risparmio per proteggermi dalla crisi. Se i redditi non crescono, il risparmio sale”. 

“Tuttavia, nonostante il Paese si trovi di fronte a quattro crisi profonde – pandemia, inflazione, guerra e crisi delle bollette – e malgrado il debito pubblico stia esplodendo, l’Italia, come sottolineava Giovannini, sta reggendo. E la presenza del risparmio è una delle ragioni per cui gli italiani si mostrano resilienti”. 

Secondo Marco Tofanelli, Segretario Generale di Assoreti, per sfruttare al meglio questa grande disponibilità di risparmio per il consulente è necessario insistere sul tema della fiducia che il cliente ripone in lui. “Se io ho paura per il futuro non mi muovo, lo affronto con un atteggiamento difensivo. La fiducia mi aiuta a sbloccare questo meccanismo”, afferma Tofanelli. 

Per Alessandro Paralupi, Segretario Generale di OCF, invece, il tema centrale per il ruolo del consulente è proprio quel “studiare” a cui si riferisce Giovannini: “mettersi al servizio della clientela studiando e portando risorse verso l’economia reale. Qui il ruolo del consulente è centrale”. 

Tornando al ragionamento sulla crisi che innesca anche processi positivi, Lorenzo Alfieri, country manager di J.P. Morgan e Presidente del Comitato Sostenibilità di Assogestioni, sottolinea come “l’investitore ha ora un atteggiamento diverso rispetto a prima. E questo soprattutto grazie all’azione dei consulenti finanziari, che li accompagnano nel loro percorso di crescita”. 

Un file rouge che accomuna gli interventi di tutti i relatori è che, nonostante siano stati fatti grandi progressi sulla competenza e la consapevolezza della responsabilità del consulente nell’indirizzare gli investimenti verso la transizione, è pur vero che il problema della mancanza di chiarezza nella comunicazione al cliente finale persiste. Tuttavia, sottolineano gli oratori, questa dinamica è frutto di un disallineamento tra la competenza tecnica dei consulenti e la scarsa preparazione, invece, degli investitori.