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Milano

“Arte & Libertà”, la mostra di Gi Group che promuove la cultura del lavoro sostenibile

Condividere bellezza come occasione di conoscenza e punto di partenza per mettere in moto processi di cambiamento sia personali sia collettivi in ogni ambito della propria vita, a partire da quello lavorativo. Proporre l’esperienza degli astrattisti italiani del secondo dopoguerra come esempio di dialogo e coesione tra libertà e ordine oltre che di capacità di costruire nuovi alfabeti e codici condivisi all’interno di una cornice non necessariamente definita. È con queste intenzioni che la Fondazione Gi Group ha aperto a Milano uno spazio espositivo permanente dedicato all’arte all’interno del Palazzo del Lavoro, sede di Gi Group Holding, la multinazionale italiana del lavoro. La prima mostra della location, Arte & Libertà, curata dal critico e scrittore Giuseppe Frangi, propone un viaggio nell’astrattismo italiano attraverso una selezione di opere di 12 maestri del ‘900 che hanno cambiato il modo di guardare il mondo.

L’arte astratta è infatti un linguaggio espressivo che stimola l’interpretazione emotiva ed evolutiva di segni e forme e si fonda su un lavoro costante di ricerca, sperimentazione e innovazione tecnica. L’esperienza italiana, iniziata a partire dal 1947, racconta di una rottura dall’arte figurativa realista sorta dall’esigenza di raccontare la libertà riconquistata e bramata dopo gli anni di dittatura fascista. Abbandonando l’ancoraggio alle immagini, l’astrattista si sporge su terreni inesplorati e investe sulla propria libertà che diventa fattore decisivo per attivare un cambiamento. 

La sfida che Frangi propone nella sua curatela, in cui ha scelto di esporre per ciascun artista un groupage di opere, è quella di riuscire ad arrivare a chiunque osservi le opere in mostra, e non solo agli esperti, nella convinzione che la comprensione dei processi creativi possa contaminare l’immaginario dei visitatori e stimolare nuove scoperte, innescando così dinamiche e azioni inedite.

“Libertà non vuol dire bizzarria, bensì capacità di stare dentro un percorso”, afferma Frangi, ”dentro questa esperienza di libertà che il pittore astratto pratica, c’è un dato di obbedienza a un alfabeto interiore, alla propria storia personale e a quella collettiva. C’è coerenza”. 

La rassegna comprende lavori di Afro Basaldella, Giuseppe Capogrossi, Emilio Vedova, Emilio Scanavino, Salvatore Scarpitta, Giuseppe Santomaso, Mimmo Rotella, Alberto Magnelli, Carla Accardi, Tancredi Parmeggiani, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Ciò che li accomuna è senza dubbio il senso del gusto e il tema della ricerca di forme e colori che trasformano la visione della realtà pur restando ancorati alla concretezza dei propri vissuti e delle proprie visioni. Si assiste quindi a opere in cui gli artisti, alcuni dei quali sono tra i capisaldi del gruppo Forma 1 romano (vedi Carla Accardi, Piero Dorazio, Giulio Turcato), ricorrono a codici elementari e tornano a segni che sembrano richiamare l’arte preistorica per la loro semplicità, ma che sono dotati al contempo di una forte potenza espressiva e della possibilità di essere articolati in migliaia di modi diversi pur ripetendosi apparentemente in maniera uguale. 

Simboli e racconti entrati, tra l’altro, spesso nell’immaginario di altri artisti e letterati ispirandoli, racconta Frangi, come nel caso di Giuseppe Capogrossi a cui Ungaretti dedicò una serie di poesie o di Salvatore Scarpitta la cui storia personale ha ispirato il celebre romanzo di Calvino Il barone rampante.

È quindi un linguaggio primitivo che però permette una libertà e una coerenza strutturata all’interno di un alfabeto – personale e non – ben definito. Ed è proprio sull’idea di “libertà strutturata” e di “libertà che può restare legata a una grammatica ricercata e condivisa” che si gioca il parallelismo con i temi sociali dell’organizzazione del lavoro proposto da Gi Group: ossia la visione che la libertà e la flessibilità degli orari e degli spazi del lavoro non siano antagonisti dell’ordine né sinonimo di ozio.

La mostra, evoluzione della rassegna Contagi d’Arte inaugurata nel 2020, rientra infatti nell’impegno di Fondazione Gi Group e Gi Group Holding a promuovere, anche attraverso l’arte, la cultura del lavoro sostenibile, per cui le organizzazioni devono porre sempre più attenzione allo sviluppo e al benessere delle proprie persone. Lo spazio è aperto alle persone che lavorano nel gruppo ma anche a tutti gli interessati e appassionati d’arte, ed è fruibile gratuitamente su prenotazione attraverso visite guidate di gruppo organizzate da Casa Testori.

“Siamo convinti che uno spazio dedicato alla conoscenza e al contatto diretto con l’arte all’interno del contesto lavorativo possa rappresentare uno stimolo importante per le nostre persone ed è per questo che abbiamo voluto mettere a loro disposizione l’opportunità di vivere nella quotidianità l’esperienza della bellezza” dichiara Chiara Violini, Presidente di Fondazione Gi Group, “consapevoli dello straordinario potere di irradiazione dell’arte, abbiamo deciso di aprire le porte anche alla collettività, affinché i suoi linguaggi contribuiscano ad allargare la visione di ciascuno e possano sensibilizzare rispetto a temi fondamentali come il benessere, il miglioramento di sé e la sostenibilità del mondo del lavoro”. Tematiche, inoltre, particolarmente care ai giovani e che spesso segnano i confini di un’area di dibattito generazionale. E allora ecco che l’arte arriva a supporto come strumento di ausilio per creare uno squarcio nell’ ancora troppo presente incomunicabilità tra visioni distanti, cercando di tendere un ponte e riannodare i fili del dialogo.

Contagi d’Arte, cos’è il progetto di Gi Group

Contagi d’Arte” è un progetto inaugurato ad aprile 2020 da Gi Group Holding. Rivolto inizialmente ai dipendenti ed esteso successivamente anche alle loro famiglie e ai clienti, tramite lezioni e webinar dedicati alla valorizzazione della bellezza in ogni sua forma ha creato occasioni di connessione in un periodo di difficile socializzazione. 

Attraverso il potere dell’arte e la sua capacità di ispirare gli individui, l’iniziativa è uno dei modi con cui Gi Group Holding concretizza il proprio impegno di diffusione del lavoro sostenibile. Nel corso del tempo il progetto si è evoluto abbracciando la valorizzazione di altre espressioni artistiche quali poesia, musica, pittura, fotografia. Ad ottobre 2021, Fondazione Gi Group ha organizzato il primo evento in presenza con l’esposizione di  William Congdon al Palazzo del Lavoro. Quest’anno ha infine deciso di rendere permanente uno spazio espositivo fisico, aperto alle persone del gruppo e alla collettività.