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Analisi dello studio legale Ropes & Gray

CSRD, sono 8 i Paesi che hanno già adottato leggi per recepire la direttiva

I Paesi membri dell’UE stanno facendo sempre più progressi nel recepimento della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la direttiva europea sulla rendicontazione della sostenibilità. A rilevarlo è lo studio legale Ropes & Gray, in collaborazione con altri studi legali europei, che ha aggiornato il suo CSRD Transposition Tracker, la pubblicazione che tiene traccia degli sviluppi della CSRD nei 27 Stati membri e nei tre paesi EFTA del SEE (Islanda, Liechtenstein e Norvegia).

Secondo l’analisi, infatti, finora sono otto i Paesi che hanno adottato leggi per attuare la CSRD (almeno in parte), mentre altri otto hanno proposto normative a riguardo e sette, infine, hanno avviato consultazioni sul processo di recepimento (tra cui l’Italia).

Fonte: Ropes & Gray. In blu scuro i Paesi che hanno già adottato leggi di recepimento, in azzurro i Paesi che hanno proposto normative a riguardo e in celeste gli Stati membri che hanno avviato una consultazione sul tema (tra cui figura l’Italia).

La Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale dell’Unione Europea avrà un ampio impatto. Saranno tenute a riferire circa 50.000 imprese, tra cui migliaia di multinazionali con sede negli Stati Uniti e le loro filiali nell’UE. Gli obblighi di segnalazione per queste entità saranno creati ai sensi della legislazione nazionale degli Stati membri dell’UE adottata con riferimento alla CSRD. Gli stati membri dell’UE hanno tempo fino al 6 luglio 2024 per recepire la direttiva nelle rispettive leggi nazionali.

Il recepimento della CSRD in Italia

Data la scadenza imminente del 6 luglio, nel febbraio 2024 il Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha avviato la consultazione pubblica sullo schema di decreto di recepimento della CSRD.

In sintesi, la consultazione del MEF, che è terminata il 18 marzo, dopo aver fornito definizioni su concetti quali “società madre” e “società figlia”, “piccole e medie imprese” e “micro-imprese”, definisce l’ambito di applicazione, ad esempio specificando che la Banca d’Italia non vi rientra, così come le micro-imprese, mentre le imprese di assicurazione e gli enti creditizi sì. Il documento approfondisce anche le componenti della rendicontazione individuale di sostenibilità, come la definizione della strategia aziendale, degli obiettivi ESG, delle politiche dell’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità, degli incentivi connessi alle questioni ESG, delle procedure di due diligence e dei rischi ESG per ogni specifica impresa.

Al centro della consultazione, anche la questione della rendicontazione consolidata di sostenibilità riferita alle società madri e il tema della relazione di sostenibilità delle imprese di paesi terzi, che si applica alle società figlie e alle succursali di società madri extra-europee che abbiano generato negli ultimi due esercizi consecutivi nel territorio dell’UE oltre 150 milioni di euro.

Alla fine del documento anche si ricordano anche le responsabilità e sanzioni qualora le imprese che devono seguire le disposizioni della direttiva si astengano dal farlo e i vari tempi di entrata in vigore così come delineato dalle autorità europee: 1° gennaio 2024 per le imprese di grandi dimensioni con oltre 500 dipendenti e gli enti di interesse pubblico, 1° gennaio 2025 per imprese di grandi dimensioni con meno di 500 dipendenti e alle società madri, 1° gennaio 2026 per le PMI, per gli enti piccoli e non complessi e per le imprese di assicurazione captive.

Il ruolo di Consob e MEF nel recepimento in Italia della CSRD

Nel processo di recepimento, la Consob e il MEF hanno un ruolo chiave. Entro tre anni dall’entrata in vigore del decreto di recepimento della direttiva CSRD, infatti, sono tenuti ad analizzare le pratiche di altri Paesi che hanno adottato la norma, per valutare quanto il mercato è in grado di gestire i requisiti della CSRD.

In particolare, la Consob si occuperà solo della supervisione delle aziende quotate, che inseriranno la rendicontazione di sostenibilità nell’ambito della relazione finanziaria annuale, già soggetta alla vigilanza della Consob.