Aumentano le donne nei cda italiani, ma poche hanno ruoli esecutivi. E le competenze in ambito sostenibilità restano ancora un fanalino di coda. È questa la fotografia emersa dall’ultimo Rapporto sulla corporate governance delle società quotate della Consob. L’indagine, pubblicata ogni anno annualmente, mostra il percorso delle società quotate italiane sotto il profilo della corporate governance ed evidenzia un aumento della presenza di donne nei consigli di amministrazione, ma è ancora piuttosto scarsa la presenza di competenze in ambito sostenibilità e digitalizzazione. Le società quotate, inoltre, restano per lo più di proprietà delle famiglie, anche se sono in crescita gli investitori istituzionali italiani.
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Presenza femminile nei Cda al massimo storico
La presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate è al massimo storico nel mercato italiano (41% degli incarichi), in crescita dal 38,8% del 2020 e dal 36,5% del 2019. Il livello record rappresenta un ottimo risultato anche a livello internazionale e riflette il successo degli sforzi e delle norme degli ultimi anni volte a riservare una quota dell’organo sociale al genere meno rappresentato. Basti pensare che dieci anni fa le donne erano solo il 7,4% dei consiglieri.
Presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate italiane
In media, le imprese che hanno applicato la quota di genere dei due quinti, contano nei propri CdA quattro donne (quasi il 44% del board). Nelle restanti società, invece, le donne sono presenti ma non raggiungono la quota minima prevista dalla legge.
In linea con quanto osservato negli ultimi anni, rimane limitato il numero di casi in cui le donne ricoprono il ruolo di amministratore delegato o di presidente dell’organo amministrativo, mentre risulta più diffuso il ruolo di consigliere indipendente. Rispetto al 2011 sono diventate 16, una crescita marginale e che registra comunque un numero inferiore rispetto a quello del 2019 (17), lasciando quindi aperta la possibilità che non si tratti di una crescita strutturale, ma un elemento legato alle contingenze del momento.
Tuttavia, c’è un dato del Rapporto che fa riflettere su quanta strada ci sia ancora da fare in termini di presenza di leadership femminile: le 16 società che hanno un amministratore delegato donna rappresentano solo il 2% della capitalizzazione di Piazza Affari. Più rassicurante, invece, il numero delle donne alla presidenza: 30 persone, per una capitalizzazione di Borsa totale pari al 20,7%.
Ruoli delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate italiane
Le donne sono titolari di più di un incarico di amministrazione (interlocker) nel 30% dei casi, un dato in flessione rispetto all’anno precedente e al massimo raggiunto nel 2019 (34,9%).
Sostenibilità e digitalizzazione: ancora molti progressi da compiere
Il Rapporto della Consob per il primo anno ha riportato anche le competenze degli amministratori delle società medio-grandi appartenenti agli indici Ftse, Mib, Mid Cap e Star in ambito di sostenibilità e digitalizzazione, sempre più rilevanti per il progresso delle aziende.
Dai risultati, però, emerge che c’è ancora molta strada da fare: a fine 2020, le persone che dichiarano di avere competenze in sostenibilità sono il 14,6% del totale. Questo tipo di expertise diminuisce al calare delle dimensioni della società. Infatti, nel caso delle società di maggiori dimensioni è pari al 19,3%, mentre scende al 17,1% per le Mid Cap e ancora più giù al 9,7% per le società dello Star, anche se dovrebbero essere delle eccellenze.
Le donne hanno molte più competenze degli uomini in ambito di sostenibilità: il 21,5% contro il 10,2% degli uomini.
Competenze in materia di sostenibilità e digitali degli amministratori delle società quotate
Dal Rapporto emerge inoltre che la quota di società con almeno un consigliere con competenze in ambito di sostenibilità o digitali si aggira intorno al 72% nel primo caso e al 74% nel secondo, ma solo il 28% gode di amministratori con entrambe le caratteristiche.
Infine, a fine 2020 sono 93 le imprese dei settori industriale, finanziario e dei servizi provviste di un comitato sulla sostenibilità, ovvero il 42,7% del totale.
Comitato sostenibilità nelle società quotate italiane
Nel dettaglio, per quanto riguarda il settore finanziario ne è provvisto il 38,8% delle società, con banche e assicurazioni che ce l’hanno nella maggior parte dei casi (rispettivamente 68,8% e 80%), mentre le altre società di ambito finanziario ne sono scarsamente provviste (14,3%). È interessante notare che nel settore finanziario nel comitato di sostenibilità è presente anche il presidente nel 16,2% dei casi.
In ambito industriale il 40,8% delle società ha costituito nell’ambito del proprio board un comitato di sostenibilità, con un picco massimo per le società più esposte (gas e petrolio), che ce l’hanno nell’80% dei casi.
Per quanto riguarda i servizi ne sono dotati il 51% delle società.
Comitato sostenibilità nelle società quotate italiane per settore di attività
Le donne in tutti i settori sono in maggioranza nei comitati di sostenibilità: 53,6% nel settore finanziario, 58,8% in quello industriale e 61,3 il quello dei servizi.
Proprietà
La concentrazione proprietaria delle società quotate italiane è lievemente calata nel tempo, come emerge dal dato relativo alla quota del primo azionista passata in media dal 48,7% nel 1998 al 47,6% nel 2020.
In linea con gli anni precedenti, le famiglie continuano ad essere i principali azionisti di riferimento, controllando il 64% delle imprese quotate – in leggero aumento rispetto al 60,6% del 2021 – mentre lo Stato e gli altri enti locali rappresentano l’azionista di riferimento in circa una società su dieci.
Identità dell’azionista di controllo (ultimate controlling agent- UCA) nelle società quotate italiane
A fine 2020 la presenza di investitori istituzionali nell’azionariato rilevante delle società quotate italiane, sebbene in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, rimane diffusa e registra un aumento per gli investitori italiani per la prima volta nell’ultimo decennio (18 società).
Per quanto riguarda la concentrazione del controllo, si conferma la progressiva riduzione dell’intensità del fenomeno. È sempre più diffuso il voto maggiorato che, a fine 2020, è previsto nello statuto di 64 emittenti, rappresentativi di poco più del 17% del valore totale di mercato, e che risulta efficace in 40 società.
Assemblee e parti correlate
La presenza degli azionisti alle assemblee è cresciuta del 5% rispetto al 2012, raggiungendo in media il 74,6%. A registrare il dato più alto dal 2012 sono stati gli investitori istituzionali, che hanno partecipato a 95 riunioni.
Infine, relativamente alle operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate (OPC), tra il 2011 e il 2021 sono stati individuati 670 documenti, riferibili per lo più a società di piccole dimensioni e a operazioni di finanziamento o contratti per la fornitura di beni o la prestazione di servizi.