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Tutela dei lavoratori

Confindustria Moda sigla il Patto per la legalità nella filiera

Confindustria Moda ha firmato in Prefettura di Milano un Protocollo per il contrasto all’illegalità negli appalti nella filiera produttiva. Un passo verso la trasparenza e la tutela dei lavoratori nel settore della moda che rappresenta uno dei pilastri dell’economia italiana e internazionale e che negli ultimi mesi ha visto alcuni tra i maggiori marchi al centro di inchieste sulle condizioni dei lavoratori lungo la catena di fornitura.

L’accordo, sottoscritto da Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda Federazione Tessile Abbigliamento, conferma la volontà dell’associazione di collaborare con istituzioni pubbliche e rappresentanze di settore, inclusi enti come la Prefettura, Tribunale, Procura Distrettuale Antimafia, Regione Lombardia, Ispettorato del lavoro e Carabinieri, oltre alle associazioni di categoria Confartigianato e CNA. Tra i firmatari figurano anche il prefetto Claudio Sgaraglia, il presidente della Regione Attilio Fontana, il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, la coordinatrice delle Misure di prevenzione della Procura Alessandra Dolci e il comandante provinciale dei Carabinieri Pierluigi Sollazzo.

Negli ultimi mesi, il settore moda è stato infatti al centro di indagini per presunto caporalato nella supply chain di grandi brand come Dior, Armani e Alviero Martini. Le inchieste hanno rivelato irregolarità nei subappalti e condizioni di lavoro precarie in alcuni laboratori.

Dior, dopo le accuse, ha annunciato un piano da 2 milioni di euro per migliorare la trasparenza, mentre Giorgio Armani Operations ha ottenuto la revoca dell’amministrazione giudiziaria grazie a misure correttive.

Tutti episodi che evidenziano la necessità di controlli rigorosi nella filiera e una maggiore responsabilità sociale da parte delle aziende. Il Made in Italy deve coniugare qualità e rispetto dei diritti dei lavoratori, garantendo processi produttivi etici e sostenibili.

Garantire un sistema produttivo equo e competitivo

La moda italiana è da sempre sinonimo di qualità e creatività, ma la competitività globale richiede sempre di più un solido sistema di regolamentazione e trasparenza per garantire condizioni di lavoro eque. Infatti negli ultimi anni, il settore moda ha affrontato sfide legate alla delocalizzazione della produzione in Paesi extra UE, alla pressione economica e alle normative sui diritti dei lavoratori. Il protocollo si inserisce in questo contesto di regolamentazione, puntando a proteggere sia le imprese italiane, che devono competere con attori globali, sia i dipendenti, valorizzando salari, sicurezza e welfare.

Confindustria Moda evidenzia l’importanza del contratto collettivo nazionale di lavoro come elemento centrale della regolamentazione, da applicare lungo tutta la filiera e sottoscritto dalle parti datoriali e sindacali più rappresentative. Inoltre, la necessità di implementare sistemi di trasparenza e controllo efficaci riguarda non solo le grandi aziende, ma anche le PMI, garantendo una gestione più chiara e strutturata dei dati, dell’organizzazione e del modello di business.

L’approccio delineato nel protocollo tiene conto della semplificazione burocratica per evitare ostacoli e rallentamenti amministrativi, assicurando che la normativa europea, in fase di definizione, sia rispettata e applicata in maniera coerente. L’accordo prevede anche la possibilità di ulteriori implementazioni, partendo dalla definizione di standard produttivi e verifiche di congruità degli appalti e dei target di prezzo, elementi fondamentali per garantire equità e trasparenza nelle transazioni economiche.

Confindustria Moda per un modello di sostenibilità

L’iniziativa di Confindustria Moda non vuole limitarsi solo a un atto formale, ma un passo verso una maggiore responsabilità sociale delle imprese. La firma del protocollo rappresenta un esempio di buone pratiche che potrebbero ispirare altre realtà produttive, favorendo una cultura aziendale basata su etica, sostenibilità e trasparenza.

Secondo Sburlati, il protocollo rappresenta una misura che, pur nata a livello territoriale, ha implicazioni di respiro nazionale. La rappresentatività dei firmatari, così come la struttura della filiera produttiva della moda, che supera i confini locali e regionali e spesso anche quelli nazionali, rende necessaria una progressiva estensione del protocollo a livello nazionale. Questa evoluzione permetterebbe di rafforzare la tutela e la difesa della filiera italiana, promuovendo un sistema produttivo regolamentato e competitivo su scala internazionale. L’obiettivo è garantire che il settore continui a esprimere eccellenza, qualità e sostenibilità, contrastando le distorsioni del mercato e gli squilibri generati da pratiche irregolari.

In un periodo di trasformazione del mercato globale, il futuro della moda passa anche attraverso scelte coraggiose: contrastare le irregolarità, proteggere i lavoratori e garantire che l’industria italiana continui a essere un riferimento mondiale per qualità e innovazione.