Rivoluzione in arrivo nel mondo dell’asset management. Nei prossimi cinque anni una società di gestione su sei sarà destinata a sparire, o perché si fonderà con un’altra o perché si ritirerà dal mercato. La morsa congiunta derivante, da una parte, dalla necessità di sempre maggiori investimenti in nuove tecnologie e, dall’altra, dalla spinta a una riduzione dei costi porteranno gli asset manager a cercare sempre di più la creazione di economie di scala. Una radicale trasformazione in cui i valori ESG continueranno a rappresentare un punto strategico di forza sia nei confronti dei dipendenti, sia rispetto ai clienti del domani molto più attenti alle tematiche ambientali e della diversità. Sono questi gli elementi emersi dalla Global Asset and Wealth Management Survey 2023 condotta da PwC tra 250 gestori patrimoniali e 250 investitori istituzionali e che traccia il quadro di un settore alle prese con una serie di sfide: la trasformazione digitale, il cambiamento delle aspettative degli investitori e il consolidamento del settore. E la definizione di un profilo caratterizzato da una leadership nelle tematiche ESG può essere un fattore distintivo vincente nel lungo periodo, nonostante i venti contrari che soffiano negli Stati Uniti.
Lo scenario per i prossimi mesi resta complesso per gli asset manager che hanno alle spalle un periodo difficile. Nel 2022 il patrimonio globale in gestione è sceso a 115,1 trilioni di dollari, quasi il 10% in meno rispetto al massimo del 2021 (127,5 trilioni di dollari), il maggior calo registrato negli ultimi dieci anni. La ripresa delle masse gestite è prevista per il 2027, quando raggiungeranno i 147,3 trilioni di dollari, con un tasso di crescita annuale composto del 5%.
Inflazione, volatilità dei mercati e i movimenti dei tassi di interesse sono le maggiori preoccupazioni per gli investitori e i gestori patrimoniali nei prossimi 12-24 mesi. Sfide alle quali le società di asset management stanno rispondendo con un aumento dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Oltre il 90% dei gestori patrimoniali sta già utilizzando strumenti dirompenti come AI, big data e blockchain anche per migliorare le performance degli investimenti. E, secondo quanto emerso dall’analisi di PwC, gli asset gestiti dai robo-advisor raggiungeranno i 5.900 miliardi di dollari entro il 2027, più del doppio rispetto ai 2.500 miliardi di dollari del 2022.
Una delle conseguenze è che il 73% degli asset manager sta prendendo in considerazione un consolidamento strategico con un altro asset manager nei prossimi mesi, al fine di ottenere l’accesso a nuovi segmenti, costruire quote di mercato e mitigare i rischi. Ciò porterà a una maggiore concentrazione: entro il 2027 PwC prevede che i dieci maggiori gestori patrimoniali controlleranno circa la metà di tutti gli asset dei fondi comuni a livello globale, rispetto al 42,5% del 2020.
“Le sfide esistenziali stanno investendo il settore dell’asset e del wealth management in un contesto di sconvolgimenti sociali, economici e geopolitici”, ha dichiarato Olwyn Alexander, global asset & wealth management leader di PwC Ireland, “La scelta è semplice: adattarsi al nuovo contesto o fallire. Le aziende che sfruttano efficacemente la tecnologia, come l’intelligenza artificiale generativa e i robo-advisor, che riescono a entrare in contatto con clienti nuovi ed esistenti, che diversificano il loro reclutamento e che offrono esperienze eccezionali ai clienti saranno ben posizionate non solo per sopravvivere, ma anche per prosperare”. Ecco quali sono le mosse che dovranno fare gli asset manager per sopravvivere.
Indice
Ridefinire la propria offerta
Molti asset manager non hanno esperienza operativa nel nuovo scenario economico incerto e di alti interessi. L’alfa sarà più difficile da trovare e il beta dei mercati in rialzo potrebbe essere messo in discussione dai fondi del mercato monetario e persino dai depositi bancari. Dopo la fuga dalle azioni verso i rendimenti più sicuri del reddito fisso, c’è stata anche una riallocazione significativa verso gli investimenti passivi in quanto gli investitori cercano un’opzione trasparente, liquida e a basso costo.
Ma la ricerca di nuovi comparti di investimento che possano garantire le performance in uno scenario reso più sfidante dall’incremento dei tassi di interesse porterà all’aumento degli investimenti nei mercati privati che rappresenteranno fino alla metà dei ricavi degli AWM entro il 2027, rispetto al 37,6% del 2020. Inoltre, altra area di crescita sarà quella dei mercati emergenti.
Avvicinarsi al cliente e alle tematiche ESG
Secondo le stime di PwC la crescita delle masse sarà trainata dalla categoria degli high-net-worth individuals (CAGR 2018-22 9,9%) e dai mass affluent (CAGR 2018-22 7,0%). Molti dei nuovi ricchi saranno millennial, che hanno iniziato a ereditare la ricchezza accumulata dai loro genitori baby boomer. In particolare, la società di consulenza stima che potrebbero passare di mano più di 68 trilioni di dollari entro il 2030. La nuova offerta dovrà quindi adattarsi alle aspettative delle nuove generazioni che stimoleranno un’ulteriore domanda di investimenti ESG, data la maggiore sensibilità verso queste tematiche rispetto alle generazioni precedenti, oltre all’attrattiva per gli asset cripto/digitali e per i mercati privati. Al contempo, anche i canali di vendita dovranno avvicinarsi ai luoghi frequentati dalle nuove generazioni stimolando il loro interesse e non potrà prescindere da servizi abilitati dalla tecnologia.
Puntare su intelligenza artificiale, nuove tecnologie e sull’indicizzazione personalizzata
Oltre al robo-advisor, un nuovo fenomeno che sta guadagnando popolarità è quello dell’indicizzazione individualizzata, in particolare tra gli investitori interessati all’ESG, all’investimento in fattori e alla costruzione algoritmica del portafoglio. Secondo quanto emerge dall’analisi, quasi il 40% degli investitori istituzionali prevede di investire in prodotti di indicizzazione personalizzati nei prossimi 12-24 mesi, mentre quasi la metà dei gestori patrimoniali prevede di aggiungere soluzioni di indicizzazione personalizzata alla propria offerta. Entro il 2027, PwC prevede che gli AUM indicizzati diretti saranno più che triplicati, raggiungendo 1,47 trilioni di dollari, circa l’1% degli AUM totali, mentre si prevede che gli ETF attivi passeranno da 4,6 miliardi di dollari a 1,1 trilioni, rappresentando il 7,5% del mercato globale degli ETF entro il 2027.
Economie di scala e riduzione dei costi
Nei prossimi anni continuerà la pressione a ridurre le commissioni. I fondi passivi hanno registrato i cali più marcati dei coefficienti di spesa totale (TER) e nei prossimi anni toccherà ai fondi attivi. Entro il 2027, PwC prevede che il TER dei fondi di investimento attivi diminuirà del 12% dal 2022, a 59 punti base (bps), mentre il TER storicamente più basso dei fondi di investimento passivi scenderà del 9% dal 2022, a 13 bps.
La novità è che la principale forza trainante per la riduzione delle commissioni non sono più gli investitori, dei quali oltre il 70% si dichiara in parte soddisfatto delle commissioni addebitate o preferisce negoziare un taglio piuttosto che cambiare. La più grande spinta al ribasso sulle commissioni proviene ora dall’industria AWM, poiché i grandi gestori sono in grado di esercitare una combinazione di scala e investimenti nelle ultime tecnologie per battere i concorrenti.
Scopo, DE&I e ESG sono un imperativo per il successo degli asset manager
I fattori ESG diventeranno sempre più un elemento chiave per il successo degli asset manager sia proponendosi come organizzazioni in grado di assicurare maggiore diversità, equità ed inclusione sia nelle pratiche di investimento. Inoltre, la sempre maggiore concentrazione di ricchezza nelle mani di poche organizzazioni rende importante il loro contributo su questioni chiave che li coinvolgono direttamente, quali la crisi delle pensioni e i finanziamenti della transizione, visto il loro ingresso anche nei mercati privati. La loro azione sarà quindi sempre più sotto lo sguardo scrutinatore del pubblico, che siano i dipendenti, gli investitori o in generale l’opinione pubblica.
Nel breve periodo, più della metà degli asset manager (57%) ritiene che i propri dipendenti richiederanno sempre più informazioni sull’impatto dell’organizzazione sull’economia, o in generale sull’impatto dell’organizzazione sulle questioni ESG (50%). Tuttavia, solo il 37% dei dipendenti si dichiara convinto che i datori di lavoro stiano prendendo provvedimenti per migliorare la DEI (diversity, equity and inclusion).