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Politica di voto

BNP Paribas AM: a volte Say on climate non basta

BNP Paribas Asset Management, società di gestione con oltre 530 miliardi di AuM gestito, ha pubblicato un’analisi delle proprie votazioni e i principali trend di governance, visto che la stagione delle assemblee generali del 2022 volge al termine. Un dato che salta subito all’occhio analizzando le rivelazioni di BNP Paribas AM è che quest’anno la società ha sostenuto solo il 24% delle risoluzioni “Say on Climate”, contro il 71% dello scorso anno. Questo calo significativo del sostegno, spiega l’asset manager nel report, è dovuto principalmente all’aumentata rigorosità di BNP Paribas AM grazie all’introduzione di una “griglia” di valutazione ad hoc e di nuovi requisiti in materia di biodiversità.

Le risoluzioni di “Say on Climate”, iniziativa lanciata dal gestore britannico Cris Hohn e che si è rapidamente diffusa, e che prevede che sia l’assemblea degli azionisti a votare i piani di decarbonizzazione del management che quindi diventano un impegno formale verso i soci. I piani richiedono (come minimo): la divulgazione annuale delle emissioni, una strategia per ridurre le emissioni e una votazione annuale sul piano all’assemblea generale dei soci.

A volte però i piani di decarbonizzazione presentati dalle società sono considerati troppo blandi o comunque non rispettano le attese previste dagli asset manager. Da qui la decisione di votare contro. In ogni caso le votazioni Say on climate nella maggior parte dei casi sono non vincolanti quindi le aziende possono proseguire sulla loro strada. Inoltre, come sottolinea un rapporto MSCI, nella gran parte dei casi si tratta di votazioni effettuate una sola volta, quindi senza un seguito successivo e la possibilità per gli investitori di approvare i reali miglioramenti realizzati.

Complessivamente, nel primo semestre del 2022 BNPP AM ha votato in 1.608 assemblee generali a livello globale, di cui il 48% in Europa e il 29% in Nord America, mentre il resto principalmente in Asia. In qualità di azionista attivo, la società di gestione si opposta al 33% delle delibere, un dato invariato rispetto al 2021.

Sempre nell’ambito di votazioni relative al clima, BNP Paribas AM ha inoltre avviato la presentazione di quattro risoluzioni presso le società statunitensi, richiedendo che le loro attività di lobby sul clima fossero allineate con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il dialogo collaborativo ha portato al ritiro di tre risoluzioni prima delle assemblee generali, in seguito all’impegno delle società a soddisfare la richiesta di pubblicazione di un rapporto.

Le votazioni di BNP Paribas AM non sono state severe solo rispetto alle questioni relative al clima: il livello più alto di opposizione, infatti, si è registrato per la remunerazione dei dirigenti, con il 61% dei voti contrari o l’astensione (cifra leggermente superiore al 60% dello scorso anno). L’obiettivo dell’asset manager è quello di richiedere una divulgazione completa e trasparente delle politiche retributive aziendali, che devono essere in linea con i risultati aziendali a lungo termine e includere obiettivi non finanziari legati a questioni sociali e ambientali. La società, inoltre, si è opposta al 39% delle risoluzioni relative alle operazioni finanziarie e al 36% di quelle relative alla nomina degli amministratori.

Politica di voto rafforzata

BNP Paribas AM ha annunciato anche che nel 2022 ha ulteriormente rafforzato le proprie aspettative rispetto alle politiche di voto. In particolare, in conformità con la sua adesione all’iniziativa Climate Action 100+ e all’iniziativa Net Zero Asset Managers (NZAM), la società ha valutato se le aziende avessero:

  • pubblicato tutte le emissioni di gas a effetto serra relative alle loro attività (Scope 1, 2 e 3, ove applicabile);
  • fissato obiettivi e traguardi a breve e medio termine per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas serra al più tardi entro il 2050, in linea con gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5° C;
  • riferito in merito alla loro governance, alla strategia, alla gestione del rischio, alle metriche e agli obiettivi climatici, in linea con gli standard TFCD.

Nei casi in cui le aziende non hanno soddisfatto queste aspettative, la società si è opposta alla rielezione degli amministratori, al discarico o all’approvazione dei conti.

“Il voto e il dialogo con le aziende sono al centro della nostra strategia di investitori sostenibili e la stagione delle assemblee generali è un’occasione importante per far sentire la nostra voce in merito alla transizione energetica, alla tutela dell’ambiente, all’uguaglianza e alla crescita inclusiva”. Quest’anno le remunerazioni sono tornate in primo piano tra le preoccupazioni degli investitori, dopo essere state meno al centro dell’attenzione a causa delle sfide economiche affrontate durante i due anni di pandemia. Inoltre, l’integrazione sistematica di considerazioni ambientali e sociali nel nostro approccio esigente al voto ci ha portato a opporci a più di 1.200 risoluzioni”, ha spiegato Michael Herskovich, responsabile globale della Stewardship di BNP Paribas AM.