I fondi aperti sostenibili italiani archiviano per la prima volta un trimestre con raccolta negativa. Nel periodo marzo-giugno 2023, infatti, hanno prevalso i riscatti per -1,6, al contrario del primo trimestre 2023 quando avevano registrato una raccolta di 1,6 miliardi di euro. Da inizio aprile a fine giugno, però, anche la raccolta netta totale del risparmio gestito ha visto un trend negativo registrando riscatti per -12 miliardi di euro. Secondo quanto certificato dalla mappa trimestrale di Assogestioni, a pesare è soprattutto la raccolta negativa dei fondi articolo 8 SFDR, pari a -1,7 miliardi. Positiva, anche se esigua, invece, quella degli articolo 9, pari a 164 milioni. Si tratta di un ribaltamento della situazione del trimestre precedente, quando gli articolo 8 avevano raccolto 1,26 miliardi e gli articolo 9 360 milioni di euro.
Se la raccolta trimestrale del complesso dei fondi è stata negativa per -12 miliardi, il patrimonio gestito è invece salito a fine giugno a 2.277 miliardi di euro rispetto ai 2.258 di fine marzo e ai 2.210 miliardi di fine 2022. Questo grazie soprattutto all’effetto mercato positivo che sta caratterizzando il 2023, stimato dall’Ufficio Studi Assogestioni nell’intorno del +1,5% per il secondo trimestre. Tale spinta è relativa in particolare ai fondi aperti, che con un patrimonio di 1.113 miliardi pesano per quasi il 49% delle masse e forniscono la fotografia del mondo retail.
“Rileviamo una forte crescita di interesse per i fondi obbligazionari che nel secondo trimestre raggiungono una raccolta netta di 8,7 miliardi di euro”, ha commentato Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi, Assogestioni, “confermando da un lato la sensibilità degli investitori per il tema dei tassi di interesse e dall’altro la reattività delle case di gestione nel modulare un’offerta che si caratterizza principalmente per un forte ritorno dei prodotti a scadenza e per la concentrazione sui governativi da un punto di vista di asset class”.
I fondi che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” e fondi aventi come obiettivo “investimenti sostenibili”, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 8 e 9 del Regolamento (UE) 2019/2088 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (la cosiddetta SFDR) hanno raggiunto nel secondo trimestre 2023 masse pari a 483 miliardi, cifra superiore rispetto alle masse del primo trimestre (467 miliardi) e superiore anche rispetto ai 427 miliardi dell’ultimo trimestre 2022.
In particolare, i fondi “light green” ossia che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” secondo la definizione dell’articolo 8 della SFDR hanno superato i 453 miliardi, rappresentando quasi il 94% dei fondi sostenibili. I fondi “dark green” (articolo 9) che seguono politiche di investimento più stringenti, invece, hanno superato i 29 miliardi (oltre il 6 %).
Inoltre, grazie al lancio di nuovi prodotti sostenibili e alla riconversione di alcuni prodotti esistenti, il numero di fondi ESG è aumentato leggermente, passando dai 2.195 del primo trimestre agli attuali 2.264. In aumento anche il numero di fondi art. 9 che erano diminuiti in seguito ai declassamenti di fine 2022 (che sono passati dai 167 nel primo trimestre agli attuali 177).
Quanto alla tipologia di prodotti sostenibili, dalla mappa emerge che hanno archiviato il trimestre con il segno positivo come raccolta gli obbligazionari (+1,9 miliardi) e gli azionari (+202 milioni). Forti riscatti, invece, per i bilanciati, pari a -2,6 miliardi. Anche i prodotti flessibili ESG hanno registrato deflussi pari a 467 milioni. Quanto al patrimonio complessivo i fondi azionari con 182,7 miliardi rappresentano il 37,8% del totale patrimonio dei fondi articolo 8 o articolo 9, seguiti dagli obbligazionari (28,1%).
Nel comparto ESG prevalgono i fondi di diritto estero, pari a 1.859 fondi che rappresentano l’82,1% dei prodotti. Tuttavia prosegue il trend registrato a inizio 2023 che ha visto un netto successo dei fondi sostenibili promossi da case italiane rispetto a quelli esteri. La raccolta netta dei gruppi di diritto italiano, infatti, è stata pari a 2,3 miliardi portando il patrimonio promosso a 111 miliardi.
Le società di gestione che si sono distinte, infine, in termini di raccolta complessiva del risparmio gestito nel trimestre sono: Poste Italiane con flussi netti pari a 877,2 milioni di euro, seguito da Gruppo Mediolanum con 489,8 milioni. Al terzo posto c’è JP Morgan AM con 267,4 milioni. Ingenti riscatti, invece, per Pictet AM, che nel trimestre ha registrato deflussi per -1,1 miliardi circa.