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Finanza sostenibile

EFAMA: copertura disomogenea dei fondi europei classificati in base ad art. 8 e 9 SFDR

La copertura dei fondi classificati in base a due articoli del Regolamento UE sull’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR) è disomogenea in Europa, secondo quanto riportato da EFAMA, l’associazione europea dei fondi di investimento, in una ricerca condotta sul mercato. È la prima volta che EFAMA, in collaborazione con le associazioni nazionali, ha raccolto dati sui fondi con caratteristiche e obiettivi di sostenibilità (artt. 8 e 9 del SFDR). Nel suo ultimo rapporto Market Insight dal titolo “The European ESG market – Introducing the SFDR” sono analizzate le dimensioni del mercato europeo ESG, rivedendo le attività gestite dai fondi utilizzando il quadro SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation).

La copertura dei fondi degli articoli 8 e 9 della SFDR è notevolmente disomogenea in tutta Europa” ha commentato Thomas Tilley, Senior Economist di EFAMA. Ciò è dovuto a diversi fattori quali le diverse interpretazioni del testo SFDR di livello 1 da parte delle autorità nazionali di regolamentazione, dal ritardo nell’attuazione delle misure di livello 2 e dai differenti livelli di maturità dei mercati dei fondi ESG tra gli Stati membri. Nonostante il settore della gestione dei fondi debba ancora affrontare difficoltà e incertezze nel processo di attuazione del quadro SFDR, EFAMA è fiduciosa che queste sfide svaniranno una volta completato il quadro normativo e gli investitori avranno accesso ai dati di corporate reporting necessari per adempiere ai loro nuovi obblighi.

Sebbene non fosse nelle intenzioni delle autorità di regolamentazione associare a ciascun articolo una etichetta di prodotto, l’attuazione della SFDR ha nella pratica diviso l’universo dei fondi UE in tre categorie: i fondi riferibili all’articolo 6 sono quelli che integrano i rischi di sostenibilità, all’articolo 8 quelli con caratteristiche di sostenibilità e all’articolo 9 i fondi che hanno obiettivi di sostenibilità.

I dati dello studio si sono rivelati complementari rispetto a quelli raccolti dai fornitori di dati commerciali in quanto offrono un quadro più completo del mercato dei fondi europei, con una migliore copertura del segmento di mercato dei fondi di investimento alternativi.

Dall’analisi è emerso che il patrimonio netto dei fondi dell’articolo 8 della SFDR ammontava a 3,7 trilioni di euro (pari al 22% del mercato dei fondi europei alla fine del primo trimestre 2021) e i principali domicili dei fondi sono il Lussemburgo (35%), la Francia (16%), i Paesi Bassi (13%), la Svezia (13%) e l’Irlanda (9%). Per quanto riguarda la quota di mercato nazionale dei fondi di cui al medesimo articolo (espressa in % del totale delle attività nette di OICVM e FIA domiciliati in ciascun paese) la Svezia occupa il primo posto (92%), seguita dal Belgio (50%) e dai Paesi Bassi (48%).

L’attivo netto, invece, dei fondi dell’articolo 9 ammontava a 340 miliardi di EUR (pari a circa il 2% del mercato dei fondi europei alla fine del primo trimestre 2021). Anche in questo caso i Il Lussemburgo (56%), la Francia (16%) e Paesi Bassi (9%) sono gli Stati principali in cui domiciliano i fondi. Dal momento che le attività nette totali di tali fondi sono modeste, anche la quota di mercato a livello nazionale è di conseguenza bassa (tra 0-4%. dei fondi nazionali domiciliati).

Infine, gli asset manager in Europa hanno adottato un approccio di investimento ESG per un totale di 11 trilioni di euro di attività, fondi e mandati, alla fine del primo trimestre 2021. Tale cifra è leggermente superiore alla stima del 2019 (10,7 trilioni di euro).

“I risultati di questa analisi”, prosegue Tilley, “forniscono un primo quadro di un mercato che rimane in pieno flusso e dovrebbero quindi essere trattati con una certa cautela. Il mercato ESG ha già subito cambiamenti significativi dall’introduzione della SFDR e senza dubbio subirà ulteriori cambiamenti nei prossimi mesi e anni.”