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Evento Milano

Comgest: ESG resta fattore importante per la valutazione dei portafogli nel 2025

Un 2025 all’insegna di un approccio quality growth per far fronte alle turbolenze sui mercati in cui la valutazione degli aspetti ambientali, sociali e di governance resta ancora un elemento importante di analisi. È questa la dichiarazione di intenti per i prossimi dodici mesi di Comgest emersa nel corso di un evento ospitato oggi a Milano in cui il gruppo di asset management ha spiegato come affrontare le sfide all’orizzonte nel prossimo anno.

“Ci concentriamo sulla costruzione di portafogli di società quality growth con vantaggi competitivi duraturi, guidati da fattori strutturali quali la digitalizzazione, l’aumento della spesa sanitaria e la decarbonizzazione” ha dichiarato Gabriella Berglund, Branch Manager di Comgest Italia. “Cerchiamo fattori di crescita idiosincratici, come l’innovazione. A nostro avviso, queste società tendono ad essere ben attrezzate per resistere alle difficoltà macroeconomiche e generare tassi di crescita superiori alla media nel lungo periodo”, prosegue Berglund la quale definisce Comgest uno “stock picker generalista” che cerca motori specifici per le società di crescita e vantaggi competitivi duraturi, indipendentemente dal settore. “Questo approccio generalista garantisce una diversificazione delle opportunità di investimento senza lasciarci influenzare da un trend di crescita o da un settore a scapito di un altro. Il nostro approccio agli investimenti pone l’accento sulla qualità”.

Proprio perchè “investitori focalizzati sulla qualità” aggiunge James Hanford, Analista e Gestore Azionario Europa di Comgest, “l’integrazione dei criteri ESG si allinea perfettamente alla nostra strategia”. Il gruppo conduce infatti, con un team di sei analisti specializzati, analisi su ogni azienda in portafoglio, valutandone gli aspetti ambientali, sociali e di governance e assegnando a ciascuna un punteggio da 1 a 4, dove 1 indica un buon profilo ESG e 4 un profilo critico. Questo punteggio influisce poi sul rapporto di valutazione dell’azienda.

“Riteniamo che l’integrazione dei criteri ESG possa migliorare la performance degli investimenti. Non lo facciamo solo per dovere, ma perché crediamo nel valore aggiunto che può offrire”, afferma Hanford, “Ci interroghiamo costantemente sul vero significato dell’ESG. A mio avviso, l’aspetto più importante è che, oltre a un valore etico, contribuisce anche a migliorare le performance degli investimenti. In Europa, abbiamo visto esempi di aziende con una governance carente che hanno subito conseguenze disastrose. Un caso emblematico è quello di Wirecard, la cui cattiva gestione ha portato a risultati catastrofici. E non è stato un caso isolato. Allo stesso modo, problematiche ambientali o sociali possono essere influenzate da normative specifiche, con un impatto diretto sui risultati finanziari di un’azienda”.

E nonostante le turbolenze statunitensi dettate dai passi indietro istituzionali e governativi su questi temi da parte della Casa Bianca, l’aspetto fondamentale secondo Hanford è che “se è possibile ottenere buone performance di investimento contribuendo al contempo a un impatto ESG positivo, tanto meglio. In definitiva, l’ESG è una componente chiave del nostro processo, ma il suo obiettivo primario resta quello di garantire solide performance di investimento”.

Proprio in un momento di venti turbolenti per la sostenibilità un tema su cui si torna a discutere in ambito ESG – al centro del dibattito soprattutto all’inizio dell’introduzione storica di questo approccio – è quello delle armi. Comgest adotta una politica che prevede un limite del 10% sui ricavi derivanti dalle armi convenzionali delle aziende in cui investe. In altre parole, se un’azienda genera oltre il 10% del proprio fatturato da questo settore, non la inserisce in portafoglio. Questa regola è stata adottata non solo dal gruppo parigino, ma anche da molti altri gestori.

Tuttavia, l’invasione russa dell’Ucraina – ormai tre anni fa, il 24 febbraio 2022 – ha sollevato molte domande, sostiene Hanford, tra cui: è davvero prudente mantenere questa soglia del 10% quando una dittatura attacca una democrazia? “Uno dei principali interrogativi all’interno della comunità ESG riguarda la destinazione finale di queste armi. Un’azienda del settore difesa fornisce esclusivamente Paesi alleati o anche nazioni meno affidabili? È proprio per questa incertezza che la politica del 10% è stata introdotta” spiega l’analista e gestore, “Stiamo quindi riesaminando attivamente questa posizione per valutarne l’efficacia. Alcuni, me compreso, ritengono che sia ingenuo da parte dell’Europa non sostenere le proprie industrie della difesa. Altri, invece, sottolineano che è difficile controllare con precisione dove finiscono le armi prodotte”.

Azionario europeo: regolare le vele in funzione dei venti

Spazio poi nel corso dell’evento sull’azionario europeo. “Riteniamo che la nostra attenzione ai fondamentali della società ci consenta di superare le turbolenze del mercato a breve termine e concentrarci su ciò che conta per una crescita composta di successo: la crescita degli utili a lungo termine” ha affermato Hanford che, come anticipato è analista e gestore azionario Europa di Comgest. I tre settori che Comgest sta guardando con attenzione sono quello tecnologico, sanitario e quello energetico. Di seguito si riporta quanto dichiarato:

“Nel settore tecnologico l’impennata dell’intelligenza artificiale ha alimentato una crescente domanda di dati.  Non dati di qualsiasi tipo: dati di qualità. Esistono già prove che suggeriscono che i set di dati incompleti possono portare direttamente a costose allucinazioni e imprecisioni dell’IA. Riteniamo che il possesso di dati affidabili e basati su prove diventerà ancora più essenziale man mano che le applicazioni di IA diventeranno più ampiamente disponibili. A nostro avviso, la software house olandese Wolters Kluwer è ben posizionata per beneficiare di questo vento favorevole basato sui dati. La vasta libreria di contenuti digitali della società è stata convalidata per decenni da professionisti che lavorano in vari settori, tra cui sanità, servizi finanziari, contabilità e diritto. Wolters Kluwer, in quanto pioniere dell’editoria digitale, ha sfruttato i dati e il rapporto con i clienti per curare software su misura, chiamati Expert Solutions, appositamente progettati per le esigenze di commercialisti, medici e avvocati al fine di accelerare e migliorare i loro processi decisionali.  

Nel settore sanitario invece si nota che con oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo affette da diabete1 e quasi una su otto affette da obesità2, riteniamo che il gigante farmaceutico danese Novo Nordisk avrà un ruolo centrale da svolgere nell’ampliare l’accesso ai trattamenti critici per i pazienti. I trattamenti a base di peptide-1 simile al glucagone (GLP-1) dell’azienda hanno dimostrato di aumentare l’insulina e impedire al glucosio di entrare nel sangue, riducendo l’appetito. Grazie a un secolo di esperienza nella produzione di insulina, riteniamo che la cultura innovativa e l’impegno di Novo Nordisk nella ricerca e sviluppo (R&D) l’abbiano posizionata per affrontare efficacemente le sfide sanitarie globali e generare una forte crescita sostenibile dei ricavi nel lungo periodo.

Guardando al settore energetico invece notiamo come la rapida crescita dell’intelligenza artificiale, l’espansione della popolazione mondiale e il numero crescente di comunità connesse a Internet stanno incrementando significativamente la domanda energetica globale. Man mano che un numero sempre maggiore di Paesi e società adotta piani di neutralità carbonica, riconosciamo che la transizione energetica e la decarbonizzazione richiederanno fasi intermedie in un futuro a breve e lungo termine. A nostro giudizio, Air Liquide, società francese produttrice di gas per uso industriale, possiede le diverse caratteristiche in linea con il nostro approccio di investimento quality growth. Riteniamo che la società abbia stabilito barriere elevate per i nuovi operatori del mercato attraverso un forte potere di determinazione dei prezzi e un modello di business resiliente”.