Standard Ethics (SE) ha pubblicato un approfondimento sullo stato dell’arte della sostenibilità nel mondo della Formula 1. Il gruppo del campionato mondiale di auto da corsa si è infatti impegnato nel 2019 a raggiungere zero emissioni di carbonio entro il 2030 e sviluppare e promuovere un carburante sostenibile al 100% entro il 2026. Primo «giro» di ricognizione verso la Sostenibilità è dunque un approfondimento mirato a fornire una fotografia del punto in cui sono le dieci scuderie del campionato mondiale di Formula 1 esaminandole su quattro aspetti fondamentali, secondo gli analisti SE, per la definizione di un framework di sostenibilità, ossia: la presenza di un Codice Etico e i suoi chiari riferimenti alle indicazioni internazionali sulla sostenibilità (UE, OCSE, ONU); la qualità e la presenza di rendicontazione ESG; la copertura del tema dei diritti umani; la divulgazione di obiettivi ambientali.
Le scuderie esaminate sono Alfa Romeo, AlphaTauri, Alpine, Aston Martin, Ferrari, Haas, McLaren, Mercedes, Red Bull, Williams.
I risultati dell’indagine sulla Formula 1
Dalla breve analisi è emerso che il mondo della Formula Uno ha intrapreso un percorso virtuoso verso la sostenibilità, ma le scuderie possono e devono ancora fare numerosi passi avanti per raggiungere il traguardo.
Il concetto di sostenibilità non è ancora declinato in tutte le sue sfaccettature, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza e la divulgazione. Per esempio, in merito alla diffusione di un Codice Etico, solo tre scuderie su dieci (30%) ne hanno adottato uno e solo la Ferrari fa riferimento a documenti internazionali come la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite e le convenzioni dell’OIL e dell’OCSE. Secondo quanto riportato da Standard Ethics, l’assenza o la scarsa qualità nella predisposizione di un Codice Etico può generare elementi di rischio in tutte le aree ESG: dalla governance della sostenibilità all’intera struttura di controllo e gestione dei rischi.
Un’accelerazione nella divulgazione di documenti chiave come il reporting ESG e la definizione di obiettivi ambientali sarebbe necessaria, soprattutto perché le scuderie che attualmente partecipano al campionato mondiale di Formula Uno sono rinomate per la loro eccellenza industriale, tecnologica e di ricerca. Al momento l’analisi rileva che cinque scuderie su dieci (50%) hanno un report non finanziario sulla sostenibilità o sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR), di cui solo tre Ferrari, McLaren e Aston Martin si basano su criteri internazionali e standardizzati che citano la Global Reporting Initiative (GRI). Per quanto riguarda invece i target ambientali sei scuderie (60%) hanno obiettivi chiari, mentre le altre (40%) ne sono ancora sprovviste.
Buoni sono stati i risultati sui diritti umani. Il tema è ampiamente coperto e otto squadre (80%) menzionano l’importanza dei diritti umani e l’impegno ad agire in modo etico e con integrità. I team di F1 sono anche impegnati nell’implementazione e nel rafforzamento di sistemi di controllo efficaci per evitare il rischio che la schiavitù moderna possa verificarsi nelle loro aziende o nelle loro catene di fornitura e in particolare quattro scuderie (40%) hanno una Dichiarazione sulla schiavitù moderna adeguata.
Infine, gli analisti SE hanno evidenziato come l’impegno e l’attuazione di una cultura ESG della Formula 1 è molto rilevante per guidare le filiali industriali, come quelle dell’industria automobilistica e della componentistica, verso la sostenibilità. La loro visibilità può quindi fungere da forza trainante. Infatti, l’obiettivo ambizioso e strategico di introdurre carburanti 100% sostenibili entro il 2026 potrebbe avere un impatto sull’intera filiera automobilistica, accelerando il processo di decarbonizzazione già in atto nel settore.