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Settore energetico

BP esce dalla compagnia petrolifera russa Rosneft in risposta all’attacco all’Ucraina

British Petroleum (BP), colosso anglosassone del settore petrolifero e del gas naturale, ha annunciato che venderà la propria partecipazione di quasi il 20% nella petrolifera statale russa Rosneft, che possedeva dal 2013, in risposta all’attacco lanciato da Mosca all’Ucraina. Una forte presa di posizione contro le decisioni militari russe che costeranno al gruppo una svalutazione di circa 25 miliardi.

“L’attacco della Russia all’Ucraina è un atto di aggressione che sta avendo conseguenze tragiche in tutta la regione. BP opera in Russia da oltre 30 anni, tuttavia, questa azione militare ha spinto il consiglio a concludere che il nostro coinvolgimento in Rosneft non può continuare” ha dichiarato Helge Lund, presidente di BP, aggiungendo “non possiamo più sostenere i rappresentanti della BP che ricoprono un ruolo nel consiglio dell’impresa statale russa in quanto questa non è più allineata all’attività e alla strategia di BP. Il consiglio ritiene che tali decisioni siano nel migliore interesse a lungo termine di tutti i nostri azionisti.”

I titoli BP, che è quotata alla borsa di Londra, hanno reagito con un calo del 6,6% rispetto ai prezzi di venerdì, ma il calo delle azioni dall’11 febbraio, prima della drammatica svolta degli eventi, hanno lasciato sul terreno oltre il 15%. Tuttavia, grazie all’andamento del prezzo degli idrocarburi nell’ultimo anno, le azioni negli ultimi 12 mesi hanno guadagnato circa il 40% rispetto al marzo 2021.

Per avere un parametro dell’importanza della decisione, i 25 miliardi di svalutazioni complessive rappresentano il 36% rispetto alla capitalizzazione del gruppo di circa 69 miliardi.

La decisione arriva dopo che negli ultimi giorni il colosso del petrolio era stato messo sotto pressione sia dal governo britannico che dai deputati dell’opposizione per la partecipazione in Rosneft. Il primo ministro Boris Johnson, come i principali esponenti politici europei, si era schierato con decisione l’invasione ucraina da parte della Russia, sostenendo che l’Europa ha bisogno di ridurre rapidamente la sua dipendenza dalle importazioni di gas naturale russo.

La decisione del board prevede anche che, l’amministratore delegato di BP, Bernard Looney, si dimetta dal consiglio di amministrazione di Rosneft con effetto immediato, assieme a Bob Dudley (ex amministratore delegato di BP, e ora direttore di Rosneft nominato da BP).

“Come molti, sono stato profondamente scioccato e rattristato dalla situazione che si sta verificando in Ucraina e il mio cuore è con tutte le persone colpite. I fatti ci hanno indotto a ripensare fondamentalmente alla relazione di BP con Rosneft. Sono convinto che le decisioni che abbiamo preso come consiglio non solo siano la cosa giusta da fare, ma siano anche nell’interesse a lungo termine di BP. La nostra priorità immediata” ha dichiarato Looney, “è prenderci cura delle nostre grandi persone nella regione e faremo del nostro meglio per sostenerle. Stiamo anche esaminando come BP possa supportare il più ampio sforzo umanitario“.

Dal punto di vista tecnico la partecipazione in Rosneft sarà trattata come un’attività finanziaria valutata al fair value. Come conseguenza nella prima trimestrale 2022 il gruppo registrerà un onere per le voci di rettifica non in contanti che rappresenta la differenza tra il fair value della partecipazione di BP in Rosneft al 31 marzo 2022 e il valore contabile dell’attività. Alla fine del 2021 questo valore si aggirava intorno ai 14 miliardi di dollari.

A questa cifra si aggiungono circa 11 miliardi di sopravvenienze passive legate a rettifiche derivanti anche da perdite di cambio accumulate dal 2013 che, in base agli IFRS (International Financial Reporting Standards), erano precedentemente registrate direttamente nel patrimonio netto e non transitavano dal conto economico.

Il gruppo Uk dovrà inoltre rinunciare ai dividendi, che nel 2021 erano stati pari a circa 600 milioni di dollari. Tuttavia il gruppo, è convinto che l’andamento del prezzo del petrolio potrà aiutare a mantenere le aspettative di crescita. In particolare un CAGR dell’EBIDA del 7-9% fino al 2025 a un prezzo del petrolio compreso tra i 50-60 dollari al barile. Nel complesso l’EBITDA è atteso a 38 miliardi nel 2025 (inferiore di 2 miliardi rispetto alle precedenti assunzioni).