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Risultati ESG

Eni, utile a 4,7 mld, prosegue impegno su decarbonizzazione

Eni chiude il 2023 con risultati solidi di redditività, nonostante lo scenario incerto e volatile. A fine 2023 l’utile netto ammonta a 4,7 miliardi, mentre quello a adjusted è superiore a 8 miliardi. Il flusso di cassa adjusted, inoltre, è pari a 16,5 miliardi di euro (oltre i fabbisogni per investimenti che ammontano a 9,2 miliardi), in grado cioè di generare un free cash flow organico di oltre 7 miliardi che ha permesso di ripagare gli azionisti con i dividendi (3 miliardi) e il programma di acquisto azioni proprie (1,8 miliardi).

“Il 2023 è stato per Eni un altro anno di eccellenti risultati, nonostante uno scenario incerto e volatile. Abbiamo conseguito ottimi risultati sia finanziari che operativi, progredendo nella nostra strategia di creazione di valore, di decarbonizzazione e di contestuale garanzia di stabilità e affidabilità delle forniture energetiche. Il nostro modello satellitare distintivo si conferma un’efficace leva nell’accelerazione della crescita di valore, contribuendo alla nostra performance in modo sostanziale”, ha commentato l’Ad Claudio Descalzi.

I risultati ESG di Eni

Nell’esercizio 2023, Eni ha conseguito importanti risultati sul piano ambientale. Nel quarto trimestre la multinazionale ha firmato un accordo con Saipem per lo studio e l’eventuale realizzazione di impianti per la produzione di biocarburanti per l’aviazione e il trasporto su strada. Sul fronte biocarburanti per l’aviazione Eni ha anche firmato una lettera d’intenti con Ryanair per fornitura a lungo termine di carburante sostenibile in alcuni aeroporti in Italia in cui opera la compagnia. Nel novembre 2023, inoltre, il gruppo ha portato avanti il lavoro della bioraffineria Chalmette in Louisiana lavorando 81mila tonnellate. A gennaio, inoltre, Eni ha confermato la decisione di realizzare una terza bioraffineria in Italia a Livorno, dotata di una capacità di 500mila tonnellate/anno. Il progetto, in attesa del completamento dell’iter autorizzativo, prevede la costruzione di un’unità di pretrattamento delle cariche biogeniche, un impianto Ecofining™ e un impianto per la produzione di idrogeno da gas metano. Il completamento e l’avvio sono previsti entro il 2026.

Nell’ambito del suo percorso di decarbonizzazione, Eni sta anche alimentando la produzione di energia elettrica in Costa d’Avorio, contribuendo in modo significativo alla riduzione della povertà energetica e al miglioramento dello sviluppo locale, nell’ambito del modello di partnership dual flag di Eni.

Sempre per la decarbonizzazione, Eni UK si è aggiudicata una licenza per la valutazione e lo stoccaggio di anidride carbonica (CS Licence) per il giacimento esaurito di Hewett, nel tratto meridionale del Mare del Nord del Regno Unito. Sempre in UK, a ottobre Eni ha stipulato col governo un accordo di principio sul modello economico per le attività di trasporto e stoccaggio della CO2 presso l’hub CCS HyNet NorthWest operato da Eni che si prevede diventi operativo intorno alla metà di questo decennio con una capacità iniziale di stoccaggio di 4,5 mln tonnellate/anno di CO2.

Inoltre, a novembre il progetto integrato di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (CCS) Callisto è stato inserito nell’elenco europeo dei Progetti di interesse comune (Progetti PCI). Il progetto, che Eni sta sviluppando come operatore in joint venture con Snam, prevede la costruzione di un hub CCS nell’offshore di Ravenna (Italia) sfruttando i giacimenti a gas esauriti di Eni nell’area.

Un mese dopo, Eni Rovuma Basin (Mozambico) ha annunciato l’avvio della produzione di olio vegetale da utilizzare come materia prima nelle bioraffinerie Eni. L’olio vegetale estratto da prodotti provenienti dall’industria di agro-trasformazione locale preserva l’agricoltura, garantendo al contempo la tracciabilità, il rispetto dei diritti umani e il contributo allo sviluppo locale.

Lato prestiti sostenibili, a dicembre Eni ha firmato una nuova linea di credito revolving Sustainability-Linked da 3 miliardi di euro della durata di 5 anni, collegata al raggiungimento di due obiettivi del proprio “Sustainability-Linked Financing Framework” aggiornato ad aprile 2023. 

Sul piano dei riconoscimenti ESG, a dicembre Eni è stata classificata “Gold Standard” nell’ambito del programma Oil and Gas Methane Partnership 2.0 (OGMP 2.0), come riportato nell’International Methane Emissions Observatory (IMEO) pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), a seguito della positiva valutazione per aver migliorato significativamente la rendicontazione delle emissioni di metano e per aver già rispettato la raccomandazione dell’Oil and Gas Climate Initiative (OGCI) di ridurre l’intensità delle emissioni di metano “ben al di sotto dello 0,2%” entro il 2025. Eni ha già raggiunto questo obiettivo grazie ad una continua attenzione alla riduzione delle emissioni fuggitive ed a progetti di abbattimento del metano da venting e flaring. Nel 2022 questo valore si attesta allo 0,08%.

Sustainalytics, inoltre, ha confermato Eni nella fascia di “rischio medio” anche nel 2023. La società è stata anche confermata prima tra i suoi peers per numero di metriche allineate nella valutazione Climate Action 100+ Net Zero Benchmark pubblicata ad ottobre. Inoltre, Eni è stata riconosciuta per il quarto anno consecutivo dalla ricerca “Absolute Impact 2023” di Carbon Tracker come l’unica azienda tra le 25 maggiori del settore Oil & Gas ad aver definito obiettivi climatici allineati all’Accordo di Parigi.

In ambito impegni internazionali in materia di sostenibilità, Eni ha annunciato il suo sostegno finanziario al Global Flaring and Methane Reduction trust fund (GFMR), un programma promosso dalla Banca Mondiale per aiutare i governi e gli operatori dei Paesi in via di sviluppo ad azzerare il flaring di routine e a ridurre le emissioni di metano del settore O&G fino a portarle quasi a zero entro il 2030.

Infine, a dicembre Eni ha firmato un accordo volontario di cooperazione di 5 anni con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) per incrementare l’occupazione giovanile nella regione libica del Fezzan. Il progetto coinvolgerà 850 tirocinanti e migliorerà le loro competenze professionali creando una forza lavoro più forte in settori chiave, come l’agroalimentare, facilitandone l’inserimento nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’industria, migliorando al contempo le prospettive dei giovani attraverso servizi di istruzione, formazione e occupazione.