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L'opinione di Jamie Franco di TCW

Net Zero, il case study del settore del cemento

La finanza di transizione è un argomento cruciale e al contempo molto dibattuto nell’ambito della finanza sostenibile. Il concetto traduce gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali e nazionali in singoli emittenti e strategie. Gli investitori sono focalizzati sull’allineamento degli emittenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che consiste nel limitare l’aumento della temperatura globale in questo secolo a meno di 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Molti riconoscono che sono necessari sforzi per limitare ulteriormente tale aumento a 1,5°C, anche se saranno necessari finanziamenti significativi per raggiungere questi obiettivi. Tuttavia, non esiste un approccio unico per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e alcuni settori sono più facili da decarbonizzare rispetto ad altri.

Per aiutare le aziende e gli investitori a finanziare in modo efficiente questa transizione climatica, l’International Capital Market Association (ICMA), la Climate Bonds Initiative (CBI) e l’Unione Europea (UE) hanno sviluppato delle linee guida o, nel caso dell’UE, dei regolamenti per facilitare il finanziamento della transizione.

Trovare un modo per distinguere tra greenwashing e investimenti in asset legati alla transizione per i quali non esiste un’alternativa migliore è al centro del dibattito dei recenti cambi normativi. Noi di TCW riconosciamo che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio si manifesta in modo diverso a seconda dei settori e adottiamo un approccio articolato per valutare gli obiettivi climatici e le strategie di esecuzione definiti dai diversi emittenti, soppesando l’ambizione e la credibilità dei loro approcci.

Sebbene i recenti progressi tecnologici abbiano determinato una riduzione dei costi nella generazione di elettricità pulita, vi sono diversi settori ad alte emissioni per i quali il percorso verso la decarbonizzazione rimane opaco. La Transition Pathway Initiative (TPI) tiene traccia dei progressi nella riduzione delle emissioni di carbonio dei settori a più alta emissione, che spaziano dall’energia all’industria e ai trasporti. Questi settori sostengono attività economiche integrali, come lo sviluppo delle infrastrutture, l’accesso all’energia e la mobilità. Sono fondamentali per l’economia globale e forniscono input chiave ad altri settori, ma sono anche i più difficili da decarbonizzare.

La capacità o meno di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette in questi settori entro il 2050 avrà un impatto diretto sull’entità degli effetti del cambiamento climatico.

Gettare le basi per il cemento Net Zero

Le sfide della decarbonizzazione sopra descritte sono facilmente riscontrabili nell’industria del cemento. Il calcestruzzo, che utilizza il cemento come legante, è il materiale prodotto dall’uomo più utilizzato al mondo. Viene utilizzato per le costruzioni sin dai tempi dell’Impero Romano e sarà un elemento fondamentale per lo sviluppo di infrastrutture green anche in futuro. Allo stesso tempo, l’industria del cemento è il secondo maggior emittente industriale di CO2, responsabile del 7% delle emissioni di COa livello globaleSi prevede che la domanda di cemento aumenterà con i progetti infrastrutturali pianificati in tutto il mondo, anche se l’industria deve riuscire a ridurre le emissioni totali di carbonio.

Per risolvere il conflitto intrinseco tra gli obiettivi di riduzione delle emissioni assolute e la crescita del settore, le strategie di decarbonizzazione del settore modellano obiettivi di intensità delle emissioni che si allineano agli scenari climatici sottostanti. Per l’industria del cemento, ciò significa determinare la riduzione necessaria della quantità di emissioni di CO2 per unità di prodotto cementizio per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni totali. Nel 2020, l’industria del cemento emetteva circa 0,55 tonnellate metriche di CO2 per tonnellata di prodotto cementizio. TPI ha modellato percorsi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica per l’industria del cemento allineati a tre scenari stabiliti dal rapporto World Energy Outlook 2021 dell’International Energy Association.

Scenario 1: Impegni Nazionali – Nello scenario che riflette gli attuali impegni nazionali, l’industria dovrebbe raggiungere un’intensità di carbonio di 0,49 tCO2/tonnellata di prodotto cementizio entro il 2050. Questo scenario riflette una riduzione dell’11% dell’intensità di carbonio e non è allineato agli accordi di Parigi.

Scenari 2 e 3: Allineamento con gli accordi di Parigi – Per limitare il riscaldamento globale a 2°C, l’industria dovrebbe raggiungere un’intensità di carbonio di 0,17 tCO2/tonnellata di prodotto cementizio entro il 2050, con una riduzione del 69% o del 2,3% all’anno dell’intensità di carbonio. Tuttavia, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, l’industria dovrebbe raggiungere un’intensità di carbonio di 0,03 tCO2/tonnellata di prodotto cementizio entro il 2050, pari a una riduzione del 95% dell’intensità di carbonio.

Il 2030 sarà un momento cruciale per il clima?

Tutti e tre gli scenari prevedono un punto di flesso intorno al 2030, quando il ritmo di riduzione dell’intensità di carbonio accelererà. La Global Cement and Concrete Association (GCCA) ha delineato una tabella di marcia per il settore, con azioni specifiche che gli operatori del settore possono mettere in atto per ridurre le emissioni di carbonio associate alla produzione di cemento e nel 2030 la tabella di marcia prevede un forte aumento dell’uso della tecnologia di cattura e utilizzo/stoccaggio del carbonio (CCUS) per raggiungere il Net Zero, rappresentando in ultima analisi il 36% del contributo al Net Zero.

Tale ipotesi è a dir poco problematica. Le tecnologie di rimozione del carbonio non hanno registrato il livello di investimenti e di diffusione necessario per raggiungere in modo più diffuso gli obiettivi Net Zero. Tuttavia, l’uso di questa tecnologia è essenziale per l’industria del cemento, dove le emissioni non sono generate dall’uso di combustibili fossili, ma dal processo di produzione.

Ciò delinea le sfide future, via via che le aziende cercano di fissare obiettivi Net Zero per le emissioni e di dimostrare i loro progressi verso il raggiungimento di tali obiettivi. La comprensione di queste sfumature ci permette di avere una visione più informata degli obiettivi e delle strategie di azzeramento delle emissioni nei vari settori e nelle varie aziende e, di conseguenza, di renderci conto che non tutti gli impegni di Net Zero delle emissioni sono uguali.