Uomo foglia corre

L'opinione dell'Algebris Investments’ Sustainable World Team

La corsa alla politica verde

Le recenti approvazioni di fondi governativi per accelerare la transizione verde rappresentano sicuramente un’ottima notizia. I più importanti Paesi sviluppati ed emergenti si trovano ora a competere per difendere le loro economie, promuovendo al contempo i propri piani di investimento ecosostenibile.

Questi aiuti governativi sono di fatto rappresentati da investimenti diretti alle tecnologie a impatto zero per mettere gli Stati in una posizione di vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi. Stiamo assistendo ad un effetto domino, che influisce positivamente sulla transizione verso un’economia a zero emissioni attraverso una risposta comune. Questo slancio rafforzerà l’innovazione nelle tecnologie green, aumentando potenzialmente i livelli di produttività globale.

Tra le misure già approvate rientra il noto Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, esaminato di seguito nel dettaglio, e i progetti di trasformazione sostenibile del Giappone, che puntano a raccogliere fino a 20.000 miliardi di yen (circa 140 miliardi di euro) attraverso obbligazioni per la “transizione verde”. Anche l’India, il Canada, il Regno Unito e molti altri Paesi hanno presentato piani di investimento basati su incentivi per le tecnologie green. L’Europa sta puntando a concretizzare una risposta adeguata attraverso il Piano Industriale del Green Deal per l’era a emissioni zero (Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age), la cui recente proposta verrà discussa in questo articolo. L’Europa è ora chiamata a reagire a una concorrenza sbilanciata in questa corsa alle politiche green, considerando che i sussidi della Cina risultano da tempo essere il doppio di quelli dell’UE, se rapportati PIL. Il piano d’investimento nelle tecnologie rinnovabili annunciato dalla Cina supera i 280 miliardi di dollari, ampliando ulteriormente quella distorsione di mercato che ha finora determinato il dominio cinese nella produzione di tecnologie a impatto zero.

United States | Inflation Reduction Act

L’Inflation Reduction Act (IRA) è una misura introdotta negli Stati Uniti (USA) il 15 agosto 2022. Il provvedimento mira a ridurre le emissioni di carbonio attraverso incentivi e crediti d’imposta per le industrie coinvolte nel cambiamento climatico tra il 2023 e il 2031. L’obiettivo è una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra (GHG) entro il 2030.

L’importo totale del disegno di legge ammonta a circa 400 miliardi di dollari per il cambiamento climatico e intorno ai 100 miliardi di dollari per l’assistenza sanitaria. L’IRA è stato concepito per essere autofinanziato e ridurrà il deficit netto degli Stati Uniti di 1.900 miliardi di dollari nei prossimi due decenni, come stimato dal Commettee for a Responsible Federal Budget (CRFB). Gli effetti positivi della misura saranno determinati sia dal risparmio sanitario che dal gettito fiscale.

Come illustrato nella figura seguente, i fondi per il cambiamento climatico saranno destinati a diversi settori principali, quali Clean Energy, Climate & Air Pollution, Clean Mobility, Clean Manufacturing, e Agriculture (Grafico 1).

L’IRA punta a garantire una significativa accelerazione in direzione della Green Economy, riducendo drasticamente le emissioni di anidride carbonica e aiutando le imprese impegnate nei settori sopra citati a divenire leader della transizione verde.

Se confrontati con gli ultimi anni, i fondi pubblici annuali degli Stati Uniti per il clima spesi nell’IRA risulteranno quasi triplicati entro il 2030 (Grafico 2).

Fonti: “Understanding the Inflation Reduction Act”, The Council of State Governments, 16/08/2022. “IRA Saves Almost $2 Trillion over Two Decades”, Committee for a Responsible Federal Budget, 03/08/2022. “US Inflation Reduction Act: What’s new, what’s next and stocks to own”, Goldman Sachs, 14/12/2022. “A Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age”, Commissione europea, 01/02/2023. “Questions and Answers: Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age”, Commissione europea, 01/02/2023. “What’s New from European IRA Official Document”, Morgan Stanley, 01/02/2023.

L’IRA svolge inoltre un ruolo di rafforzamento della già approvata Bipartisan Infrastructure Law (BIL). Nel loro insieme, gli atti mirano a catalizzare gli investimenti nell’industria manifatturiera nazionale, a incoraggiare l’acquisto di forniture essenziali all’interno del Paese o provenienti da paesi partner commerciali, e ad avviare la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione di tecnologie all’avanguardia. Più specificamente, i finanziamenti per l’energia sono suddivisi per tema e fonte nei seguenti settori: Batteries and Renewables, Clean Electricity, Carbon Capture, Nuclear, Clean Transportation, Efficiency, Hydrogen, Grid and Resiliency, Clean Energies, Smart Tech, and Recycling.

Riteniamo che i beneficiari dell’IRA incrementeranno i propri piani d’investimento a seguito della misura, migliorando il rapporto costo-efficacia per ogni nuovo progetto di investimento green.

Secondariamente, l’IRA consentirà anche di ridurre l’impatto della volatilità dei costi energetici sulle bollette dei consumatori, stabilizzando la componente più volatile dell’inflazione.

L’entità e la durata dei crediti d’imposta, unitamente a dei costi energetici più bassi, rendono la localizzazione della capacità produttiva negli Stati Uniti un’opzione più interessante per alcune aziende straniere. Questo vale in particolare per le aziende europee, dove il programma REPowerEU, fino alla recente proposta della Commissione europea, non prevedeva incentivi monetari espliciti, ma si concentrava piuttosto sull’inasprimento della regolamentazione.

Unione Europea | Green Deal europeo

“Nei prossimi anni, la struttura economica della nuova era a impatto zero sarà definitivamente delineata. Verranno creati nuovi mercati, saranno innovate, sviluppate e immesse sul mercato tecnologie pulite rivoluzionarie e i nostri sistemi energetici saranno trasformati”, Commissione europea, Il piano industriale del Green Deal: l’Europa assume la leadership industriale in materia di zero emissioni nette. 1° febbraio 2023.

In risposta all’IRA statunitense, l’Unione Europea (UE) si appresta ad approvare il Piano industriale del Green Deal per l’era a zero emissioni nette. Il Green Deal europeo mira a preservare l’attrattività dell’Unione europea per gli investimenti a emissioni zero rispetto agli Stati Uniti. La guerra in Ucraina ha accelerato lo sviluppo europeo verso un’economia a zero emissioni, poiché l’eliminazione graduale dei combustibili fossili russi ha alimentato una nuova rivoluzione industriale finalizzata a porre fine all’era delle fonti di energia non rinnovabili.

La Commissione Europea (CE) ha pubblicato una proposta ufficiale del piano diretta al Parlamento Europeo, il 1° febbraio 2023. I quattro pilastri principali della proposta di Piano industriale Green Deal vengono così riassunti:

  • un quadro normativo affidabile e semplificato
  • un più rapido accesso a finanziamenti sufficienti
  • competenze
  • commercio aperto a catene di approvvigionamento resilienti

Il Green Deal europeo dovrà fornire crediti d’imposta, ammortamenti accelerati e/o sussidi orientati all’industria dell’era a impatto zero. I fondi totali per il cambiamento climatico in Europa potrebbero aggirarsi intorno ai 390 miliardi di euro, di cui 250 miliardi già approvati dal Piano di Ripresa e Resilienza, 40 dall’Horizon fundings, e 100 dal Just Transition Fund

La Commissione europea prevede inoltre di aumentare gli investimenti per l’energia e i trasporti di ulteriori 300 miliardi di euro entro il 2030 per gli obiettivi del programma REPowerEU. In questo contesto, la proposta individua la necessità di investimenti per 170 miliardi di euro nella produzione di energia solare, energia eolica, idrogeno, batterie e nella fornitura di pompe di calore.

Tuttavia, la proposta potrebbe subire delle modifiche poiché deve essere ancora negoziata dagli Stati membri. L’obiettivo principale consiste adesso nel raggiungere un accordo che coinvolga tutti i Paesi, fornendo nuovi fondi e creando un Fondo sovrano europeo, che dovrebbe venire attivato nella seconda metà dell’anno.

I singoli Paesi europei sovvenzioneranno le industrie ecologiche, tra cui quella delle batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, cattura e stoccaggio del carbonio, idrogeno, veicoli a emissioni zero e prestazioni energetiche degli edifici.

La proposta evidenzia che gli aiuti di Stato possono essere più elevati qualora gli investimenti avvengano in aree in cui più paesi membri possano trarne beneficio.

Conclusioni

Riteniamo che una maggiore competizione tra le più importanti economie del mondo sia vantaggiosa per l’accelerazione della transizione verde, promuovendo le industrie che possono contribuire al passaggio verso l’obiettivo Net-Zero. Tali industrie trarranno dei forti benefici dai piani sopra citati, con gli Stati Uniti che si troveranno in una posizione potenzialmente predominante nell’industria delle tecnologie verdi.

A nostro avviso, anche l’Europa dispone dei mezzi e delle risorse potenziali per assumere una posizione di leadership, contrastando lo sviluppo tecnologico e gli interventi di mercato della Cina. Il rischio principale per l’Europa rimane quello di frammentazione. In attesa di un Fondo sovrano, i singoli Stati membri possono sfruttare una regolamentazione più permissiva optando per soluzioni individuali, che potrebbe minare la stabilità politico-economica europea, provocando squilibri commerciali. Un esempio di frammentazione si è già verificato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, quando la Commissione europea ha approvato 672 miliardi di euro di aiuti di Stato attraverso un meccanismo di crisi. Più di due terzi di questi fondi sono stati notificati all’UE da Germania (53%) e Francia (24%), seguite dall’Italia con il 7%, una situazione che ha portato a tensioni e accuse di concorrenza sleale tra paesi.