Gli attuali modelli di consumo globale sono insostenibili e contribuiscono al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e all’inquinamento. Con la crescita della popolazione e lo sviluppo delle economie, la quantità di materiali utilizzati per la produzione e il consumo di beni e servizi di uso quotidiano aumenta rapidamente, esaurendo le risorse naturali da cui dipendiamo per la vita sulla Terra. I mercati emergenti risentono maggiormente degli effetti negativi del consumo. Tuttavia, attraverso l’impact investing è possibile investire in società che contribuiscono a invertire la rotta verso un futuro più sostenibile.
Indice
Cosa deve accadere?
Per costruire un futuro più sostenibile, in cui la crescita economica non dipenda dal degrado ambientale, i modelli di consumo devono cambiare in tutto il mondo.
In un mondo ideale, produrremmo e consumeremmo in un’economia circolare, che privilegia l’uso efficiente delle risorse e ricicla i rifiuti in nuovi prodotti che vengono riutilizzati più volte. In questo modo, nulla viene smaltito, ma viene riutilizzato più volte all’interno dell’economia.
L’importanza dell’economia circolare è formalmente riconosciuta negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Si tratta di 17 obiettivi che mirano a promuovere la pace, la prosperità e l’eliminazione della povertà, il tutto proteggendo il pianeta.
Ma non sono solo i policymaker a dover contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, anche gli investitori a impatto hanno un ruolo chiave da svolgere. L’impact investing si propone di dare un contributo positivo misurabile alla società o all’ambiente, oltre a generare rendimenti finanziari interessanti.
Quali sono i problemi che i mercati emergenti devono affrontare?
I mercati emergenti sono quelli che probabilmente risentono maggiormente dell’impatto del consumo irresponsabile.
Non solo gli effetti del consumo eccessivo delle nostre risorse naturali – come il cambiamento climatico – colpiscono in modo sproporzionato i Paesi in via di sviluppo, ma le infrastrutture per gestire i rifiuti sono spesso sottosviluppate o carenti, con conseguente inquinamento e rischi per la salute.
L’inquinamento da plastica è un problema relativamente noto: secondo uno studio della Banca Mondiale del 2018, gli Stati Uniti sono responsabili del 13% dei rifiuti plastici globali. I mercati emergenti come la Cina (che rappresenta l’11%) e l’India (9%) non sono molto lontani, mentre le regioni dell’America Latina e dell’area MENA hanno generato rispettivamente l’11% e il 6%.
Tuttavia, esistono anche problemi causati da altri tipi di rifiuti che sono meno riconosciuti. Prendiamo i rifiuti elettronici, che sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita a livello globale, dato l’aumento del consumo di apparecchiature elettroniche e la loro (generalmente) rapida obsolescenza. In India, ad esempio, i rifiuti elettronici crescono del 30% all’anno e i tassi di riciclaggio nel mondo sono molto bassi. La media in America Latina e nei Caraibi è dell’1,2%, mentre nell’Africa subsahariana è dell’1,6% (dati 2019, ONU).
Le economie emergenti non solo producono i propri rifiuti, ma li importano anche dall’estero, guadagnando così un reddito prezioso. Alcuni Paesi del mondo sviluppato esportano i loro rifiuti all’estero perché è più economico che gestirli da soli e ridurre le discariche nazionali. Tuttavia, sistemi di smaltimento e riciclaggio inadeguati fanno sì che i rifiuti vengano spesso scaricati o bruciati illegalmente, con implicazioni per la salute delle comunità.
Secondo un rapporto, i rifiuti scaricati e bruciati, in particolare quelli di plastica, sono responsabili della morte di una persona ogni 30 secondi nei Paesi in via di sviluppo, mentre le frane causate dalle discariche rappresentano un grave rischio per la vita degli addetti alla raccolta dei rifiuti e degli abitanti nelle vicinanze.
Altrove, l’inquinamento da plastica nei sistemi di drenaggio di alcuni Paesi africani ha contribuito all’insorgere di malattie come il colera.
Nel frattempo, l’esposizione ai rifiuti elettronici tossici è stata associata a rischi per la salute come danni al DNA, alterazione delle funzioni tiroidee e polmonari, problemi respiratori e aumento del rischio di sviluppare malattie croniche come il cancro in età avanzata.
Impact investing: guidare il cambiamento positivo a livello aziendale
È evidente che nelle economie emergenti c’è molto da fare per affrontare il problema dei rifiuti e, in qualità di investitori, possiamo svolgere un ruolo, investendo per ottenere un impatto positivo oltre che un guadagno finanziario.
Ci sono diverse aziende che si impegnano ad affrontare le problematiche dei rifiuti plastici ed elettronici nei Paesi emergenti. Ne esaminiamo due in particolare: Klabin, azienda brasiliana di carta e imballaggi, e ATRenew, rivenditore cinese di prodotti elettronici di seconda mano.
Klabin è il principale produttore brasiliano di carta, cartone e cartone ondulato per imballaggi, principalmente per l’industria alimentare. Non solo i prodotti finali di Klabin sono alternativi a quelli a base di combustibili fossili, ma le materie prime utilizzate provengono tutte da fonti sostenibili, sia da foreste di proprietà – il 100% delle quali ha ottenuto la certificazione FSC* e il 43% è classificato come protetto – sia da terzi che soddisfano gli standard FSC.
Le foreste gestite dall’azienda hanno catturato l’equivalente di 4,9 milioni di tonnellate di CO2 dall’atmosfera (obiettivo: 45 milioni tra il 2020 e il 2030) e contribuiscono direttamente all’SDG 15.2 di “promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare sostanzialmente l’afforestazione e la riforestazione a livello globale”.
ATRenew sta per “All Things Renew” e la sua missione è dare una seconda vita a tutti i beni inutilizzati. Gestisce una piattaforma in Cina per facilitare il riciclaggio e i servizi di permuta dell’elettronica di consumo usata, distribuendo i dispositivi per prolungarne il ciclo di vita.
Nel 2021, ad esempio, l’azienda ha stimato una riduzione di 464.000 tonnellate di emissioni di carbonio grazie al riutilizzo di telefoni cellulari usati. L’azienda collabora inoltre con organizzazioni qualificate per smaltire correttamente i rifiuti elettronici, smaltendo responsabilmente 223.000 dispositivi e riducendo 35,7 tonnellate di rifiuti elettronici nel 2021.