Oltre a rappresentare il campo-base per raggiungere alcune delle location dell’Oregon più indicate per pescare, fare rafting e andare in mountain bike, la città di Bend ospita un’attrazione turistica unica nel suo genere: l’unico negozio ancora in attività Blockbuster Video, che in verità registra anche ottimi volumi di affari, facendo leva sulla nostalgia per gli anni Novanta; tanto che è arrivato a ospitare pigiama party per Airbnb e a partecipare all’Ellen DeGeneres Show.
Tuttavia, per quanto questi aneddoti siano curiosi, non ci dobbiamo dimenticare che stiamo comunque parlando di un franchise che una volta contava oltre 9mila punti vendita e che ci dimostra come la tecnologia sia in grado di scardinare anche i modelli di business che sembravano più strutturati, aprendo la strada a nuove realtà.
Il metaverso rappresenta l’ultima frontiera dello sviluppo di internet e nonostante debba ancora superare ostacoli di natura tecnologica, culturale e legislativa, potrebbe essere l’origine della prossima grande ondata di cambiamenti strutturali nelle nostre vite, con effetti simili a quelli illustrati con l’esempio di Blockbuster. Tuttavia, per avere una visione oggettiva dei driver a sostegno della sua crescita è necessario comprendere quali strade sta imboccando l’evoluzione di internet, soprattutto dal punto di vista della produzione di contenuti e della remunerazione.
Le tre epoche di internet
Il periodo che va dalla nascita di internet nel 1991 al 2004 è stato nominato “era 1.0” ed era caratterizzata dal fatto che creare contenuti online fosse molto impegnativo; pertanto, chi pubblicava erano i produttori stessi, che guadagnavano dagli abbonamenti e dalle pubblicità, mentre la maggior parte degli utenti erano consumatori passivi.
L’era 2.0, invece, è quella che stiamo attraversando e ha visto gli utenti trasformarsi nei creatori di contenuti primari, grazie alla semplicità con cui è possibile spingere questi ultimi sul web al giorno d’oggi.
In questa nuova era, i vecchi produttori si trovano sempre più marginalizzati, ma questo non ha avvantaggiato tanto gli utenti comuni quanto i gestori del network (ovvero le Big Tech) che hanno tratto profitto dai contenuti generati e pubblicati da altri.
L’era 3.0 (detta anche Web3) rappresenta la sfida allo status quo che si è creato in quella precedente, in quanto si fonda sull’idea che l’utente non sarà più solo il content creator, ma anche il gestore del network, così da diventare finalmente il primo beneficiario della monetizzazione di ciò che produce.
La tecnologia fondamentale per dar vita al Web3 è la blockchain, in quanto permette di creare dei “percorsi” inattaccabili per stabilire i diritti di proprietà e anche di sviluppare interfacce per pagamenti decentralizzati.
Gioca per guadagnare
Se il metaverso dovesse avere successo nel suo processo di eliminazione dei confini tra mondo reale e mondo virtuale, potremmo assistere alla nascita di sistemi economici mai visti prima. Un esempio di come la blockchain stia accelerando questo processo sono i giochi denominati “play to earn”, sebbene siano un fenomeno ancora di dimensioni ridotte.
Axie Infinity, per dirne uno, è un videogioco online fondato su tecnologia blockchain in cui i giocatori devono addestrare delle creature, chiamate Axie, che sono programmate come non-fungible token (NFT). Dedicando del tempo all’allenamento degli Axie, questi aumentano la loro potenza nelle battaglie, dove chi ne esce vincitore guadagna nuovi token per il proprietario. In pratica, il gioco può costituire una fonte di guadagno per gli utenti, in quanto i token e gli NFT sono alla stregua di criptovalute che possono essere scambiate per valute fiat.
Vantando 2 milioni di utenti attivi, il gioco ha generato transazioni anche per 2 miliardi di dollari, con un valore medio degli scambi giornalieri di 33 milioni. Ad oggi, i giochi play to earn sono ancora in uno stato embrionale del loro sviluppo, ma l’esempio di Axie Infinity dimostra che comunque godono di un ampio potenziale di crescita. Infatti, sebbene nessuno sia diventato ricco con questo gioco (si stima che i guadagni conseguiti ogni ora si aggirino attorno ai 2-3 dollari), ha comunque aiutato un buon numero di persone a mettere il pane in tavola, soprattutto nelle Filippine nell’ultimo anno di pandemia. Da un punto di vista macroeconomico, questo fenomeno solleva l’affascinante domanda se i guadagni derivanti da tali giochi potranno mai costituire un piccolo salario e se potranno incrementare gli stipendi di alcuni dei lavoratori più sottopagati al mondo.
Realtà virtuale
La pandemia ha portato molti abitanti delle aree urbane a mettere in discussione i benefici della vita di città, con un numero sempre maggiore di persone disposte a rinunciare ai loro angusti appartamenti per soffitti alti e ampi giardini. Inoltre, per un decennio si è speculato a lungo sul lavoro da remoto, ma con il Covid-19 è diventato una realtà quotidiana in un attimo. Oggi che la pandemia sembra essere un’emergenza superata, sta diventando sempre più chiaro che le tecnologie che hanno permesso di attuare il lavoro ibrido resteranno predominanti nei nostri uffici. Questo cambiamento del paradigma potrebbe essere consolidato e ulteriormente esteso dallo sviluppo del metaverso, tanto che il giorno in cui dovremo entrarvi per iniziare la nostra giornata lavorativa potrebbe non essere così lontano. In uno scenario del genere potremo vedere sempre più lavoratori, specialmente tra i colletti bianchi, che possono scegliere dove vivere, in quanto non ci sarà più bisogno di abitare in prossimità del proprio luogo di lavoro, con grandi ripercussioni sulle città.
Con l’appealing economico dei grandi agglomerati urbani che potrebbe essere destinato a evaporare, le prime proprietà create sul metaverso stanno già attirando l’attenzione: recentemente sono stati registrati acquisti molto onerosi, come quello di Republic Realm da 4,3 milioni, su The Sandbox, un mondo virtuale pieno di NFT in vendita, dove le risorse digitali assumono un valore cruciale.
I probabili vincitori
Ad oggi, le proprietà sul metaverso rimangono un asset fortemente speculativo, in quanto è ancora impossibile definire con certezza il futuro di quest’ultimo; ma le imprese che stanno lavorando per far crescere l’infrastruttura potrebbero trarre vantaggio dall’aumento dell’interesse.
Un esempio sono le società attive nel cloud computing, il quale dovrà essere interessato da un forte aumento della potenza di calcolo se questo mondo virtuale in 3D vuole reggersi su basi solide. A nostro avviso, un’altra categoria ben posizionata per beneficiare di questo fenomeno sono i produttori di chip, che dovranno riuscire a soddisfare la domanda di hardware VR più piccoli, più leggeri e più potenti; domanda che ha già vissuto una crescita nel settore dell’automotive, con i produttori che devono inserire sempre più tecnologia nei nuovi veicoli.
Complementare allo sviluppo dell’hardware è, ovviamente, lo sviluppo dei software, che dovranno essere sempre più potenti e sofisticati per sostenere la struttura del metaverso. Sempre in ambito software, un sottosettore che a nostro avviso vedrà un forte sviluppo è quello dell’intelligenza artificiale, che servirà a monitorare e moderare atti che il metaverso stesso considera proibiti.
Attualmente, la storia della terza era di internet è ancora tutta da scrivere e non ci sono garanzia sul successo del metaverso o, semplicemente, sul fatto che si svilupperà come descritto finora. Tuttavia, di una cosa ci sentiamo assolutamente certi: le spese sostenute per il suo sviluppo ammonteranno a miliardi e miliardi di dollari.