Il greenium, cioè l’extra rendimento che gli investitori concedono alle società che emettono un green bond rispetto al rendimento di un’obbligazione convenzionale con la stessa scadenza, è stato per lungo tempo percepito come un elemento volatile, ma alla fine è diventata un fattore chiave.
Rispetto all’anno scorso il greenium, che secondo noi è semplicemente legato a una discrepanza tra domanda e offerta, ha subito una flessione, ma rimane comunque esposto al contesto attuale, caratterizzato da un’elevata avversione a rischio e volatilità. Tra i principali catalizzatori per il greenium nel 2022 possiamo citare i tassi d’interesse positivi, la consacrazione da parte della tassonomia europea, lo sviluppo dei sustainability-linked bond da considerare veri e propri “rivali” dei green bond e, infine, i rating aggiornati per gli indici e l’universo obbligazionario nel suo complesso. Oggi, il greenium si attesta intorno a 2,64 punti base come differenziale di rendimento (o credit spread), dopo essere sceso a 1,5 punti base a inizio anno. Crediamo che nel 2022 il greenium si attesterà intorno ai 2 punti base per il debito senior, e più precisamente a 5 punti base per il debito corporate senior (finanziari esclusi) e a 6 punti base escludendo utility, governativi e finanziari. Sembra naturale che i green bond emessi dalle utility o dalle banche mostrino un greenium più debole o addirittura neutro, poiché tutto il loro debito potrebbe diventare “verde”, e le banche non possono emettere sustainability-linked bond per ragioni normative.