Maria Porro_ph_Alberto-Strada | ESG News

Salone del Mobile.Milano

Porro: innovazione, cultura e sostenibilità, le leve per il design italiano

Ha preso in mano le redini di uno dei più importanti eventi del Made in Italy, il Salone del mobile, nel settembre del 2020, alla vigilia della pandemia. E ha deciso di dargli un imprinting nuovo, dopo il lockdown forzato, puntando su innovazione, cultura e sostenibilità. Classe 1983, Maria Porro è un nome che conta nel settore del design italiano. Ha respirato aria di arte e design sin dall’infanzia e dopo la laurea cum laude in Scenografia all’Accademia di Brera, ha lavorato nel mondo del teatro e dei grandi eventi come progettista, coordinatrice e curatrice. Non solo costumista e scenografa per alcune delle più note produzioni teatrali italiane e internazionali, è stata production supervisor delle Olimpiadi di Londra 2012 e Sochi 2014. Poi il ritorno a casa, nell’azienda di famiglia Porro, marchio di design fondato dal bisnonno nel 1925, dove oggi è direttore marketing e comunicazione.

Parte del consiglio generale di FederlegnoArredo dal 2019 e presidente di Assarredo dal 2020, guida il Salone del Mobile.Milano di cui è presidente dal 2021. Con una visione a 360 gradi e una profonda conoscenza del settore ha contribuito a ripensare in maniera innovativa la manifestazione settoriale del capoluogo meneghino, punto di riferimento dell’industria dell’arredo e del design, che anche quest’anno ha consacrato la propria leadership internazionale raggiungendo “risultati eccezionali”.

Quello del mobile è un settore che dal punto della sostenibilità e dell’innovazione ha tanto da dire e nonostante le numerose sfide, le aziende italiane dell’industria continuano a investire e innovare, puntando su sostenibilità e qualità: “valori che fanno la differenza per la nostra produzione in tutto il mondo” dichiara Porro in questa intervista a ESGnews. La presidente del Salone del Mobile.Milano racconta dello stato di salute delle aziende dell’arredo e del design in Italia, dei fattori essenziali su cui focalizzarsi per ridurre gli impatti ambientali del proprio business e ottenere vantaggi economici, come la scelta dei materiali e la circolarità, ma anche di quelli sociali.

Salone del Mobile 2024: qual è il bilancio di questa edizione?

È stato un successo incredibile. Abbiamo raggiunto risultati eccezionali grazie alla fiducia di un ecosistema che ha riconosciuto ancora una volta la leadership internazionale della Manifestazione. Con oltre 370.000 presenze, siamo tornati ai numeri pre-Covid e il Salone si è riconfermato quale evento unico al mondo, un ponte di dialogo essenziale con i nuovi mercati: una città aperta all’innovazione dove la competizione diventa competitività e spinge un settore fondamentale per l’economia del Paese e non solo. Infatti, nel ripensare il format e le esperienze, abbiamo messo al centro sia la produzione industriale sia i visitatori, cercando di stimolare entrambi con un Programma Culturale di alto livello, capace di creare nuove connessioni tra le radici forti della cultura del design e la definizione di nuove visioni per il futuro. La celebrazione del SaloneSatellite, che da 25 anni valorizza i giovani talenti, lo dimostra. Il successo di questa edizione è anche il successo delle Biennali dedicate a Cucina e Bagno, dove ricerca e sviluppo rappresentano percorsi di innovazione e la capacità di questi settori di intercettare le abitudini e i desideri della vita quotidiana.

Come appare lo stato di salute delle aziende del settore dell’arredo?

Il momento che il sistema produttivo italiano sta vivendo è complesso, complici i conflitti in corso, l’inflazione e i tassi di interesse elevati per imprese e famiglie: le sfide sono tante ma le aziende italiane del mobile continuano a investire e innovare, puntando su sostenibilità e qualità, valori che fanno la differenza per la nostra produzione in tutto il mondo.

Sotto il profilo della sostenibilità, quale grado di consapevolezza e di integrazione vede dal suo osservatorio privilegiato?

Per le aziende la sostenibilità oggi è tra le priorità nelle strategie a lungo termine: gli investimenti sono ora direzionati verso tutti gli strumenti necessari per rendere la produzione di design sostenibile sia a livello produttivo sia progettuale sia sociale. Certo, la strada è lunga e non si parla solo di materiali ma anche di processi e di filiera. Non è sempre facile per il consumatore finale capire quanto un prodotto di design sia sostenibile o meno. Ciò che il consumatore può verificare è che i materiali siano riciclati e riciclabili, che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile, che ogni componente del prodotto sia progettata in modo che le singole parti possano essere riparate, sostituite e riciclate; e può considerare la durabilità e la possibilità di riutilizzo del prodotto stesso. L’auspicio è che l’Europa ci aiuti maggiormente in questo senso con normative che valorizzino la durata nel tempo di un arredo nel rispetto della serietà e della dedizione delle nostre aziende che fanno della qualità il proprio obiettivo.

Quali sono i fattori più importanti su cui devono focalizzarsi le aziende del comparto dei mobili che vogliono rendere sostenibili il proprio modello di business e i propri prodotti?

Diversi sono gli aspetti o i fattori che penso chiave e innovativi: l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia per la produzione o addirittura la partecipazione a comunità energetiche rinnovabili, ossia a forme di co-produzione, condivisione e ridistribuzione di elettricità da parte di comunità che si aggregano per produrre e condividere energia rinnovabile; l’enfasi su durabilità e riparabilità di un prodotto ma anche l’attenzione a ogni momento del suo ciclo di vita, bisogna cioè contemplare fin dalla fase progettuale la possibilità di sostituire o riparare parti del prodotto senza difficoltà e già prevedere disassemblaggio, riciclo e riutilizzo dei materiali o servizi di ritiro a fine vita; l’uso, per quanto possibile, di materiali bio-based (il cui componente principale deriva dal mondo dei viventi, solitamente vegetali), ricomposti (materiali aggregati a base quarzo, marmo, resine o legno), riciclati (la gamma è varia dalle plastiche al legno, passando per alluminio, fibre tessili e vetro) e persino coltivati e di packaging ecologici e sostenibili; l’impegno alla trasparenza e all’ottenimento di certificazioni di sostenibilità. Tutte queste strategie implicano un ripensamento del business tale per cui i principi di sostenibilità si integrino in ogni fase dello sviluppo dei prodotti, dalla progettazione alla realizzazione, fino a incidere sui servizi e i processi produttivi e di lavoro.

A che punto siamo con la sostenibilità nella scelta dei materiali e nel monitoraggio della catena di fornitura?

La scelta dei materiali con i quali realizzare un prodotto di design è cruciale, perché non tutte le filiere sono controllate allo stesso modo. Da un lato è importante rifornirsi attraverso catene di approvvigionamento che rendano trasparenti le modalità di estrazione delle risorse e le condizioni di lavoro all’interno delle quali queste avvengono, dall’altro è fondamentale optare per materiali il più possibile provenienti da fondi di origine naturale e che possano facilmente rientrare in circolo nei processi produttivi, trasformandosi in risorse per la produzione di altri beni. In FederlegnoArredo, grazie a Fla-plus, abbiamo creato un database sempre aggiornato di materiali sostenibili e innovativi pensato proprio per aiutare le imprese in questa scelta fondamentale. Ogni materiale, proveniente da diversi Paesi, è completo di scheda tecnica sui principali aspetti di sostenibilità e circolarità, sulle modalità di applicazione, sui prezzi, sui contatti con l’azienda produttrice.

I modelli di utilizzo circolare delle risorse iniziano a essere diffusi?

In Italia quasi un quinto di quello che produciamo viene dal riciclo realizzato (fonte: Rapporto 2024 Circular Economy Network ed ENEA): nel tasso di utilizzo circolare di materia siamo secondi solo alla Francia. E primi tra le cinque principali economie dell’Unione europea nella capacità di utilizzare al meglio la materia. Il nostro sistema economico e produttivo ama insomma la circolarità, e a farlo sono anche le piccole e medie imprese. In particolare, la filiera del legno-arredo ha, da sempre, un approccio “verde” forte che si è dimostrato lungimirante: l’industria del legno-arredo è prima in Europa in economia circolare e produce meno emissioni climalteranti degli altri grandi Paesi Ue. Un tessuto fatto perlopiù da Pmi fortemente votate all’export e dalla lunga tradizione, che per il 60% utilizza fonti energetiche rinnovabili, per il 67% materiali o semilavorati realizzati con materiali riciclati e per il 74% si approvvigiona almeno in parte di materie prime locali, in un’ottica di filiera corta (fonte FederlegnoArredo).

Quali sono le sfide più impegnative a suo avviso per le imprese del design Made in Italy?

A parte quella della sostenibilità ambientale, le sfide del Made in Italy sono diverse, penso, per esempio, al tema della digitalizzazione, della necessità di adeguarsi alle nuove tecnologie investendo in innovazione sia in termini di produzione sia di marketing e vendita: molte aziende, soprattutto le più piccole, faticano ad abbracciare la cosiddetta transizione blu. C’è poi la questione della protezione del marchio e i pericoli della contraffazione con imitazioni che cercano di sfruttare l’attrattività del marchio italiano senza garantire gli stessi standard di qualità, e questo fenomeno danneggia l’immagine del settore e sottrae quote di mercato alle nostre aziende. Vi è poi la questione della formazione di nuove generazioni di professionisti per cui troviamo spesso difficile attrarre giovani a causa della percezione della filiera del legno-arredo come un settore poco moderno o tecnologico. Infine, la ricerca e l’apertura a nuovi mercati rappresenta sempre una sfida e un’opportunità enorme, che si vince solo comprendendo e abbracciando le culture e le abitudini di consumo di questi nuovi mercati.

Come Salone avete un grosso impatto sulla città. Quali sono le ricadute in termini economici e di sostenibilità?

La settimana del Salone crea opportunità, valore aggiunto e sinergie straordinarie per Milano e per tutto il settore. Ma lo scenario a cui si assiste in quella settimana può comportare anche rischi intrinseci, che riteniamo debbano essere considerati e gestiti. È per questo che da una nostra iniziativa nasce il progetto “Il Salone come Ecosistema” in collaborazione con il Politecnico, il Comune di Milano e tutti gli stakeholder e operatori coinvolti. Ci stanno aiutando a valutare gli eventi, poiché solo attraverso l’analisi e la misurazione possiamo comprenderli e trarne orientamenti e strategie per progetti futuri. Da questa prima analisi nascerà un report e un osservatorio permanente. Non ci limitiamo a ottenere una misurazione per il solo anno 2024 (come se fosse una fotografia istantanea), ma lavoriamo in un’ottica di progressione continua. La creazione di un osservatorio permanente consentirà a diverse professionalità di confrontarsi costantemente e di farsi portavoce degli aspetti positivi per migliorarli ulteriormente e delle problematiche per trovare possibili soluzioni.