Sostenibilità, innovazione e supporto alle PMI. Sono queste le caratteristiche al centro del modello operativo e delle strategie di business di illimity, la banca in cloud, che tramite la Divisione b-ilty offre prodotti e servizi bancari ad hoc per le piccole e medie imprese. Un allineamento di obiettivi che ha spinto illimity a diventare, più di un anno fa, la prima banca ad aderire a Open-es, la piattaforma di sistema nata con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sostenibile delle filiere produttive e che fornisce alle aziende gli strumenti per determinare il proprio posizionamento ESG e per migliorarlo.
I punti di sinergia tra le due realtà sono molteplici: in poco tempo illimity è diventata un punto di riferimento per le piccole e medie imprese interessate ad investire per migliorare il proprio profilo di sostenibilità e si pone quale attore attivo di cambiamento. Attraverso l’offerta di finanziamenti green a condizioni agevolate e di servizi gratuiti esterni, come Open-es, b-ilty propone soluzioni che possano incentivare e supportare i piani di transizione energetica delle imprese e accompagnarle nel loro percorso sostenibile.
Ma il gruppo non intende fermarsi. Oltre ad aver rafforzato i propri obiettivi ESG nel Piano Strategico 2021-2025, Carlo Panella, Head of b-ilty Division, intervenuto durante il primo evento in presenza della piattaforma digitale a Milano, ha raccontato, in questa intervista a ESGnews, come il gruppo stia integrando i rating ESG delle controparti nella valutazione dei rischi di credito. Un processo che illimity ritiene necessario, nonostante al momento la determinazione di un modello standardizzato, che riesca a quantificare quanto le aziende più performanti dal punto di vista ESG siano quelle più solide e di quanto questo riduca la probabilità di default, sia ancora nelle prime fasi di sviluppo.
Quali sono le maggiori necessità delle piccole imprese per avvicinarsi a un modello sostenibile?
Ormai la consapevolezza delle tematiche riguardanti la sostenibilità è stata assimilata dalla maggior parte delle aziende che si rendono conto che devono affrontare la sfida dell’integrazione dei temi ESG nella propria strategia aziendale. Ma c’è ancora una difficoltà pratica operativa nel riuscire ad intraprendere concretamente un percorso di rating, ancorché semplificato.
Manca, non tanto la cultura, quanto piuttosto la conoscenza concreta: le aziende non sanno dove cercare e prendere le informazioni di sostenibilità richieste. Ed è proprio questo il ruolo congiunto di piattaforme digitali, come Open-es, e di istituzioni bancarie, come la nostra, ovvero aiutare i clienti a capire dove trovare questi dati e supportarli semplificando le procedure. L’anno scorso, proprio attraverso Open-es siamo riusciti a ridurre le domande dei questionari proposti alle PMI da 120 a 26.
I clienti quindi con gli strumenti forniti da Open-es riescono ad entrare più operativamente in questo tipo di percorso?
Sì, perché è una piattaforma fruibile in maniera semplice, ma proporzionata alla grandezza dell’azienda: anche illimity, per esempio, ha il suo rating ESG, pari a 85 su 100. La piattaforma aiuta quindi a calcolare il proprio stato di avanzamento sulle tematiche ESG, semplificando un processo che, senza supporto, può essere molto oneroso per una piccola impresa.
Ed è infatti proprio per questo che b-ilty, lavorando con le piccole e medie imprese, non poteva restare fuori da un’alleanza di sistema come Open-es. Attraverso questa iniziativa possiamo, da un lato, ricevere spunti interessanti, osservando le prassi di mercato più usate e ottenendo dati e strumenti per poter effettuare al meglio le nostre scelte creditizie, dall’altro guidare e aiutare i nostri clienti sul fronte della sostenibilità, offrendo un servizio – il primo esterno – in cui crediamo fortemente.
Come banca la vostra sfida, oltre che accompagnare i clienti nel percorso di sostenibilità, è incorporare le variabili ESG nei processi di credito. A che punto siete?
La nostra partecipazione a Open-es è volta anche a lavorare sul fronte dell’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nelle valutazioni di merito creditizio. Sicuramente è importante avere sia un dataset di informazioni ESG predeterminate e comune a tutti, come ad esempio i dati sui consumi e sulle emissioni, la composizione della forza lavoro in termini di gender diversity e la struttura di governance, ma sono importanti anche i dati ESG materiali per un determinato settore o che variano a seconda delle dimensioni e della maturità di un’azienda. Tutto ciò per riuscire a studiare la relazione tra rating ESG, performance di sostenibilità e rischio di credito.
Quello della relazione tra affidabilità di un’azienda e rating ESG è un tema per noi di grande rilevanza. In una prima fase chiediamo i dati che ci servono a dei provider esterni, a cui si aggiungono poi le analisi e le valutazioni del nostro team risk che utilizza sia i rating ESG aggregati delle nostre controparti, sia i singoli score E, S e G, sia le informazioni su singole metriche ottenute tramite questionari sottoposti direttamente alle imprese.
Dalla vostra esperienza avete riscontrato un legame tra la solidità delle aziende e la loro affidabilità come creditore e il livello di rating ESG?
Ad oggi, nella maggior parte degli studi e delle analisi è stata trovata una correlazione positiva e questo ci rende speranzosi. Una recente ricerca di Cerved Rating Agency ha proprio evidenziato che le imprese più performanti dal punto di vista della sostenibilità sono quelle più solide, che hanno una probabilità di default minore, quindi un minor rischio di credito.
In b-ilty siamo convinti che ci sia una relazione positiva tra l’essere attenti alla sostenibilità e l’affidabilità dell’azienda – anche, semplicemente, perché la rende più competitiva nel contesto attuale in cui il mercato richiede questo tipo di compliance – ma purtroppo al momento non esiste un modello di riferimento, né linee guida chiare della vigilanza e questa assenza incide sul prezzo del denaro.
C’è quindi una sentita necessità di costruire un modello di rating per le valutazioni creditizie e la quantificazione dell’affidabilità delle PMI che chiedono un prestito, che includa la sostenibilità del modello di produzione dell’azienda in esame.
Le istituzioni stanno lavorando su questo fronte: la BCE, per esempio, ha pubblicato di recente una prima serie di indicatori statistici per valutare l’impatto dei rischi legati al clima sul settore finanziario, ma questi, come altri indicatori proposti, rappresentano ancora esercizi separati che dovranno necessariamente convergere in un quadro regolamentare unico per essere poi utilizzati a livello operativo.