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Intervista a Andrea Baron, Managing Director – Italy di MFS Investment Management

Baron (MFS IM): perché l’engagement batte le esclusioni nella sfida ESG

Negli ultimi anni l’attenzione dedicata alla sostenibilità è decisamente aumentata tanto nel settore degli investimenti quanto nel mondo imprenditoriale. Ciò potrebbe essere dovuto alla consapevolezza che gli orizzonti di investimento si sono eccessivamente ridotti. “Per rendercene conto basta fare un’osservazione empirica: negli anni Sessanta del secolo scorso, il periodo medio di detenzione di un titolo azionario quotato al NYSE era di sette anni; oggi è di circa sei mesi. Lo vediamo anche nella pratica di tutti i giorni: basti pensare alla diffusa ossessione per i risultati trimestrali”, afferma Andrea Baron, Managing Director – Italy di MFS Investment Management.

In questo contesto, secondo il manager, sta prendendo piede il timore che tali atteggiamenti stiano creando o quantomeno esacerbando problematiche sociali e ambientali che minacciano di compromettere il sistema stesso in cui esse operano, mentre il nostro posto al suo interno diventa più vulnerabile. 

Partendo da queste osservazioni, Baron esamina, in questa intervista, quali siano gli strumenti più efficaci a disposizione degli investitori sui mercati di borsa, come MFS IM, per affrontare le sfide legate al mondo ESG.

La pratica dell’esclusione è uno dei criteri d’investimento più diffusi per la selezione dei titoli sostenibili. Cosa ne pensa?

Si potrebbe sostenere che costruire un portafoglio costituito solo da “buone” imprese con solide credenziali ESG, escludendo tutte le altre, sia un approccio valido per generare rendimenti dagli investimenti. A noi sembra logico che le società impegnate ad affrontare esigenze sociali e ambientali reali debbano avere, a parità di condizioni, prospettive di lungo termine migliori delle controparti “meno virtuose” che stanno causando danni all’umanità o al pianeta. Ma, come per ogni questione importante, la realtà è molto più complessa di così.

Può spiegarci meglio?

Prendiamo ad esempio i settori ritenuti “cattivi” come alcol, tabacco, gioco d’azzardo, industrie legate al sesso e produzione di armi, che gli investitori orientati ai fattori ESG tendono ad escludere sempre più dai portafogli per via dei loro scarsi risultati in termini di parametri ESG. L’inserimento di tali società nella lista nera apporterebbe un qualche valore al portafoglio? Crediamo che ciò sia improbabile, specialmente nei mercati di borsa, dove ogni titolo venduto implica necessariamente un acquirente. Consideriamo tutto ciò nel contesto del cambiamento climatico. Non possiamo limitarci a scartare i settori ad alta emissione. Occorre invece che le aziende di servizi pubblici promuovano reti elettriche più ecologiche, che le aziende siderurgiche passino all’acciaio verde e forniscano i materiali per l’energia rinnovabile, che le aziende minerarie forniscano i materiali per le batterie e le auto elettriche e che le aziende petrolifere utilizzino le loro infrastrutture per sostenere la transizione energetica.

Nel mercato di borsa, esclusioni e disinvestimenti trasferiscono semplicemente il problema a terzi e significano abdicare alle proprie responsabilità, non assumersele. Escludendo determinate aziende, non facciamo altro che scaricare i problemi sulle spalle di qualcun altro anziché cercare di influenzare positivamente le imprese in cui siamo investiti.

Quale approccio seguite verso le aziende nelle quali investite?

Riteniamo probabile che l’engagement a lungo termine possa generare risultati reali migliori rispetto al disinvestimento e all’esclusione di settori e comparti dai portafogli dei clienti. Incoraggiamo gli investitori attenti alla sostenibilità a scendere in campo quali amministratori proattivi del capitale e a utilizzare il potere dei mercati finanziari come una leva per operare un cambiamento nell’economia reale. 

In qualità di investitori, dobbiamo fare attenzione a non pretendere di capire le società in cui investiamo meglio di chi le gestisce, e al contempo utilizzare il margine di azione che ci viene concesso. Come in tutti gli aspetti dell’investimento, non possiamo semplicemente evitare tutti i rischi ESG rilevanti che potrebbero presentarsi. Piuttosto, le aziende dovrebbero essere gestite per creare valore a lungo termine e non per massimizzare i profitti nel breve periodo, prestando la dovuta cura e attenzione nel gestire i rischi o le opportunità sociali e ambientali che potrebbero prima o poi produrre costi significativi. Riteniamo che sia molto più efficace concentrare i nostri sforzi nell’assicurarci che le società in cui investiamo siano ben posizionate per gestire tali rischi, sfruttando al contempo le opportunità.

Ci può fare un esempio pratico dell’approccio di MFS?

Linde è uno dei primi produttori di gas industriali in termini di anzianità e dimensioni, con operazioni aziendali che vanno dal gas all’ingegneria, fino all’approvvigionamento ed alla costruzione. Questo tipo di società hanno generalmente la reputazione di essere tra i maggiori responsabili delle emissioni di carbonio. Per gli investitori, società come Linde possono apparire problematiche in un’ottica di transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette e per le possibili implicazioni a lungo termine sulle performance aziendali e sull’andamento delle quotazioni azionarie. Noi la pensiamo diversamente. Riteniamo che l’azienda stia mettendo in discussione questo tipo di ragionamento, dimostrando che i suoi prodotti aiutano i clienti a decarbonizzare le proprie catene di approvvigionamento ed evitare il rilascio nell’atmosfera di milioni di tonnellate di carbonio.

Come si è svolta nel dettaglio l’attività di engagement con Linde?

Durante l’attività di engagement con i vertici societari, ci è stato ricordato il ruolo svolto dai prodotti Linde nell’economia nel suo complesso. Tra i prodotti figurano ossigeno medico per gli ospedali, azoto per i semiconduttori, azoto liquido per il congelamento degli alimenti, kripton per isolare le finestre e idrogeno per produrre combustibili più puliti. I gas dell’aria migliorano l’efficienza energetica, aumentano la durata di conservazione dei prodotti e contribuiscono ad eliminare o ridurre le emissioni di gas serra. Nel complesso, i suoi prodotti e le sue tecnologie hanno contribuito ad evitare il rilascio nell’atmosfera di 88 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio (più del doppio delle emissioni di Linde nello stesso anno) da parte di altri attori lungo la catena del valore. Pertanto, un modo efficace per considerare il parametro delle emissioni assolute in questo contesto è pensare che non si prende in considerazione solo il carbonio emesso da fonti direttamente possedute e controllate dalla società, bensì si tiene conto anche dell’impatto che le attività o i prodotti della società hanno sulle emissioni totali lungo l’intera catena di approvvigionamento. A nostro avviso, queste emissioni evitate sono importanti per la nostra valutazione di Linde, in particolare alla luce del successo a lungo termine della società nell’ambito della transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette. 

Inoltre, Linde si è posta ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio e sembra essere sulla buona strada per tradurli in realtà. Sebbene non siano ancora disponibili linee guida settoriali per l’industria chimica, la società si è impegnata a definire un target riconosciuto dalla scienza entro i prossimi due anni. Linde è entrata anche a far parte del gruppo consultivo degli stakeholder per sviluppare gli orientamenti settoriali che aiuteranno a raggiungere tale obiettivo. 

La storia di questa società mostra l’importanza di guardare oltre i numeri e adottare una prospettiva a livello di sistema sulla quantificazione e la rendicontazione dei dati sulle emissioni, continuando al contempo a cercare soluzioni praticabili nel percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette. Linde spiega efficacemente l’importanza cruciale di approfondire la nostra conoscenza di un’azienda attraverso la ricerca fondamentale ed un engagement rigoroso.

Quindi fare engagement è una strategia win-win per investitori e società investite?

La maggior parte degli investitori condivide un obiettivo comune: generare rendimenti corretti per il rischio sostanziosi. In qualità di gestori, è nostro dovere e obbligo fiduciario comportarci come proprietari a lungo termine quando investiamo per conto dei nostri clienti. È importante notare che l’unico modo per raggiungere efficacemente il nostro obiettivo sia agendo in piena trasparenza e con convinzione in un’ottica di lungo termine. Crediamo che le politiche basate sulle esclusioni limitino la nostra efficacia e non ci aiutino a perseguire tale obiettivo. Un autentico engagement e le pratiche di voto per delega sono a nostro avviso vitali per favorire la creazione di valore e la crescita economica a lungo termine.