Fabio Cappa natura | ESG News

Intervista Fabio Cappa, Raiffeisen Capital Management

Ascoltare la natura per comprendere il senso degli investimenti sostenibili

Con oltre 35 anni di esperienza maturata nel settore bancario e dell’asset management, Fabio Cappa è attualmente Senior Institutional Client Manager di Raiffeisen Capital Management, controllata del gruppo della principale banca austriaca Raiffeisen Bank International. Dal 2017, Cappa ha iniziato “con imperdonabile ritardo”, come sostiene lui stesso, a occuparsi di sostenibilità, “quella con la S maiuscola”, conquistandosi la fama di esperto e divulgatore, con un seguito appassionato di ben 37.086 follower su LinkedIn.

Per sensibilizzare i suoi interlocutori sul tema, da anni Cappa realizza uno spettacolo teatrale, “Non c’è più tempo!”, che prepara andando in giro per il mondo per circa 5 mesi ogni anno a documentare cosa accade al nostro pianeta a causa dei cambiamenti climatici e per la mancanza di sostenibilità di natura antropica. Due mesi li occupa a montare quelle che lui definisce le sue “Esperienze inSostenibili” ed i restanti cinque mesi è nei principali teatri italiani a spiegare ai ragazzi delle scuole, delle università e ai clienti di Raiffeisen, perché “la finanza sostenibile è l’unica possibilità che ci resta per garantire un futuro alle prossime generazioni”.

Tra i luoghi che Cappa ha visitato recentemente, per raccontare gli effetti del climate change sulle aree selezionate, l’arcipelago indonesiano Raja Ampat, situato in Papua Occidentale, dove la biodiversità marina è messa a rischio dalle attività umane. 

“Questa è la Natura che amo, la Natura attorno a me che vivo ed alla quale non voglio rinunciare. Voglio che i miei figli possano ancora ascoltare il silenzio ovattato di una nevicata, scorgere un cristallo di ghiaccio i cui disegni sarebbero preclusi anche al più abile degli artisti, vedere il tramonto dietro il Monte Bianco che si colora di un rosso inenarrabile e voglio ancora che i miei bambini riconoscano le orme dei cervi e dei camosci la mattina mentre spensierati e felici vanno a scuola. I colori di una barriera corallina, un gruppo di delfini che mi fa compagnia per tutta l’immersione, un timido pagliaccetto che si nasconde nel suo anemone, il profilo di uno squalo che ti sfiora e poi va via, una tartaruga che ti snobba continuando a mangiare i suoi coralli a pochi centimetri da me, una balena che si fa riprendere in tutta la sua maestosità e che mi aspetta in acqua prima di inabissarsi, voglio che i miei figli e quelli che saranno i loro figli, possano ancora contare su queste meraviglie”, racconta il consulente-esploratore e scrive sulle pagine del suo sito personale.

In questa intervista Cappa svela il suo ultimo progetto e esprime la sua opinione sulle sfide e le opportunità del settore degli investimenti sostenibili e spiega perché, il mondo della finanza non possa più fare a meno di questi strumenti che permettono di tutelare le persone e il pianeta. 

In questi giorni sta realizzando le sue riprese a nord del Circolo Polare Artico, ma ha fatto reportage sullo stato della natura dagli angoli più remoti e ricchi di biodiversità del mondo, ha visto effetti tangibili del cambiamento climatico?

Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti dappertutto, a cominciare dal nostro Paese, l’Italia. E purtroppo non alludo al solo fatto che fa più caldo, ma alle conseguenze che l’aumento delle temperature sta causando. Penso al Mediterraneo che ormai è diventato quasi un mare tropicale abitato da oltre 1000 specie aliene ed agli eventi estremi che esso genera. Infatti il riscaldamento del Mar Mediterraneo intensifica gli eventi meteorologici estremi, in autunno principalmente, perché l’acqua più calda aumenta l’evaporazione e l’umidità nell’aria. Questo, combinato con l’arrivo di correnti d’aria fredda, crea un forte contrasto termico che favorisce la formazione di sistemi di bassa pressione, instabilità atmosferica e forti precipitazioni. Questi eventi estremi, benché rappresentino solo uno dei drammi causati dal cambiamento climatico, sono quelli che toccano gli italiani in maniera immediata e tangibile.

Purtroppo nel resto del mondo la situazione non è migliore e parlo delle dirette documentazioni che ha realizzato Raiffeisen solo negli ultimi 12 mesi quando ha portato le sue telecamere in Antartide, Nuova Zelanda, Patagonia Argentina, Sulawesi Indonesiano, Singapore, Manhattan, Papua Occidentale anziché nell’estremo nordeuropeo, oltre il Circolo Polare Artico.

Questo è un impegno tangibile finalizzato a gestire una corretta informazione, portando il nostro spettacolo “Non c’è più tempo!” ad un pubblico rappresentato dalle scuole, le università ed i clienti finali dei nostri collocatori nei principali teatri italiani.

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a interessarsi agli investimenti sostenibili?

Il motivo principale è stato senza dubbio la presa di coscienza, grazie a Raiffeisen, di quanto si sia vicino al punto di non ritorno, fattore che dovrebbe esser sufficiente a tutti per comprendere come la lotta ai cambiamenti climatici debba rappresentare la priorità n.1 che il genere umano si dovrebbe dare.

Il nostro pianeta vanta un contesto straordinario, dove ad ogni azione corrisponde una reazione e proprio grazie (o a causa verrebbe da dire) a questo equilibrio presente da migliaia di anni, nel caso uno di questi elementi, che la scienza ha classificato come “Tipping Elements” dovesse cadere, genererebbe un effetto domino con conseguenze tragiche. 

Chi dobbiamo salvare non è il pianeta, ma il genere umano dagli effetti devastanti che un pianeta non più in equilibrio ci potrebbe portare. A fronte di questa drammaticità la politica e la leadership mondiale hanno miseramente fallito, basti pensare alle COP, giunte ormai alla 29° edizione annuale che hanno rappresentato per questo tema, i peggiori 30 anni della storia del nostro pianeta.

Più si riuniscono, peggio vanno le cose, potrà essere una coincidenza? 

Possibile, ma una cosa è certa, da loro non abbiamo sinora ottenuto soluzioni! 

Allora l’unica possibilità che ancora abbiamo sono gli investimenti sostenibili e responsabili e soprattutto portare a conoscenza della massa che una soluzione per ottenere il “doppio rendimento”, per il risparmiatore e per il pianeta, non solo esiste ma è oggi alla portata di tutti.

Tutti assieme siamo più forti di qualsiasi lobby o politica miope e populista che mira alle prossime elezioni anziché alle prossime generazioni.

Grazie al suo entusiasmo e alla serietà delle argomentazioni lei è diventato un vero e proprio riferimento nel settore degli investimenti sostenibili. Quali sono gli aspetti importanti da considerare quando si decide di affidare i propri risparmi a un gestore ESG?

Esiste oggi un rischio concreto di greenwashing, vale a dire carpire la buona fede del consulente e del risparmiatore, con prodotti di risparmio gestito che hanno davvero poco a che fare con la Sostenibilità, talvolta solo nel nome.

La regolamentazione, ieri inesistente, oggi decisamente da migliorare, non fornisce il contributo che dovrebbe ed il rischio è quello di avere una classificazione che probabilmente non è ancora di supporto a consulenti e risparmiatori così come dovrebbe. 

Ecco perché dal 2022 Raiffeisen ha deciso di mettersi “a nudo”, fornendo la riclassificazione trimestrale, realizzata da leaders nell’ambito dell’attribuzione dei rating di sostenibilità, di ognuno dei propri fondi ESG. Questo è a disposizione di tutti, consulenti e risparmiatori sulle pagine di www.rcmreport.it

Se queste politiche fossero adottate da ogni gestore, il rischio di greenwashing ed il livello di sostenibilità di ogni fondo sarebbe ben chiaro a tutti. Questo è quello che mi aspetterei dagli enti regolatori, non autocertificazioni!

Quali sono i principali dubbi e fattori di interesse che manifestano gli investitori verso i fondi ESG?

Stimo correndo un pericolo che sarebbe un gravissimo errore sottovalutare, vale a dire una “politicizzazione” della sostenibilità. Se la pensi in un determinato modo le parole ambiente o pianeta vengono enfatizzate, talvolta in modo eccessivo e controproducente, se le tue idee appartengono invece allo schieramento politico opposto, vengono totalmente snobbate.

Gli eccessi non fanno mai bene alla causa comune, soprattutto in una fase che dovrebbe vederci tutti uniti nel perseguire gli stessi obiettivi.

Per entrambi gli schieramenti quello che occorre è una corretta informazione su solide basi scientifiche, solo così possono esser fugati i dubbi degli investitori fornendo contestualmente sempre maggiori motivazioni a supporto dei risparmiatori, desiderosi di approfondire e di documentarsi maggiormente sui fondi ESG.

Vede un incremento della domanda o un momento di disillusione verso la finanza sostenibile?

Con due guerre nel cortile di casa, una crisi energetica che ha provocato un’impennata della speculazione su titoli petroliferi e del settore degli armamenti, la disillusione è solo per chi ha un approccio superficiale. Chiunque avesse voglia di approfondire le proprie conoscenze tramite il proprio consulente finanziario, non potrebbe che constatare che negli ultimi 5 anni se lo S&P 500 ESG alla data del 3 Aprile 2024 ha realizzato una performance del 91,64%, lo S&P 500 si è limitato al 79,97%, mentre il settore degli armamenti (S&P Aerospace & Defence) ed i petroliferi (BI Global Oil Majors) rispettivamente al 22,99% ed al 19,16% come indicato nel grafico di seguito. 

La cosa straordinaria è che l’indice S&P ESG è ancora in testa anche se si realizzasse questa comparazione negli ultimi 12 mesi, indicando una straordinaria ripresa del trend.

Ebbene se in un momento così drammatico come quello odierno i risultati dei benchmark ESG sono questi, immaginiamo cosa potrebbe accadere nel momento in cui la situazione dovesse riprendere verso una normalità che oggi auspichiamo tutti.

La mia convinzione è che se tra 5 anni la Finanza Sostenibile non esisterà più, sarà perché tra 5 anni la Finanza sarà SOLO Sostenibile.

La strada è obbligata, irreversibile e non si torna indietro!

I rallentamenti momentanei devono esser colti come straordinarie opportunità d’investimento, mi riferisco ad esempio al settore delle energie rinnovabili fortemente penalizzate dall’aumento dei tassi d’interesse le cui potenzialità cambiano diametralmente con le prospettive di riduzione dei tassi.

Che consiglio darebbe a un consulente che intende proporre ai propri clienti un approccio agli investimenti attento ai fattori ambientali sociali e di buon governo?

Il livello della consulenza finanziaria in Italia sta crescendo in maniera esponenziale, penso solo ad una decina di anni fa quando il livello di formazione dei consulenti finanziari non era oggettivamente neanche paragonabile a quello di oggi. Gli “anziani” di questa professione aggiungono la propria esperienza al desiderio di continuare a studiare, mentre i “giovani” consulenti, portano in dote alle reti quell’entusiasmo contagioso che fa bene a tutti.

Vedo tanto interesse nell’approfondire tematiche di ogni genere, ESG in testa e quindi il mio consiglio non può che essere quello di continuare su questa strada, fortunatamente supportata da tantissime direzioni di rete lungimiranti, che porta a cultura, formazione e servizi sempre più adeguati e professionali per i risparmiatori finali.