immagine di una goccia d'acqua

Intervista

Acqua: una nuova ambizione di investimento per BlueBay

Con le temperature record di quest’estate, molti Paesi dell’Unione Europea e il Regno Unito  hanno dichiarato lo stato di siccità. La carenza idrica del 2022, che ha provocato incendi e persino l’arresto di alcune centrali nucleari in Francia in quanto l’acqua disponibile non era sufficiente al raffreddamento degli impianti, è considerata la peggiore degli ultimi 500 anni. Una situazione che riflette l’urgenza di affrontare il tema dell’emergenza climatica e che al contempo richiede una specifica azione, con investimenti mirati a rafforzare i sistemi idrici nazionali. Per gli investitori si tratta quindi di capire quali possono essere le opportunità in questo settore, come evidenziato dall’analisi di Robert Lambert, Senior Portfolio Manager & Analyst di BlueBay Asset Management, che risponde ad alcune domande sulle implicazioni per le politiche di investimento.

Il tema dell’acqua è attualmente sotto i riflettori, vista la drammatica scarsità che si è verificata durante l’estate. Quali sono le aziende che possono contribuire a rendere più costante e abbondante l’approvvigionamento idrico?

Per quanto riguarda i soggetti che possono avere maggiore impatto sul miglioramento delle risorse idriche, bisogna proprio concentrarsi sui gestori dei servizi idrici nazionali e internazionali. Essi sono remunerati (o penalizzati) in base al raggiungimento di una buona qualità dei servizi di approvvigionamento idrico, igienico-sanitari e di drenaggio. E tra le azioni più efficaci da intraprendere per migliorare le forniture idriche nel breve termine, vi è la riduzione delle perdite della rete. Per poter capire l’impatto, consideriamo per esempio la domanda giornaliera di acqua in Inghilterra e Galles, pari a circa 14 miliardi di litri. Di questa cifra, ogni giorno si perdono ben 3 miliardi di litri (secondo National Audit Office). Questo dato è tra i più alti del mondo sviluppato ed è dovuto principalmente allo stato delle infrastrutture: l’Inghilterra ha 347.000 km di condutture idriche che risalgono al XIX secolo.

Robert Lambert, Senior Portfolio Manager & Analyst di BlueBay Asset Management

Lei cita la Gran Bretagna ma in alcune zone d’Italia le condizioni della rete non sono più efficienti. Quindi cosa suggerisce?

La riduzione delle perdite deve essere una priorità per le aziende idriche, con la richiesta di maggiori investimenti di capitale e di sanzioni più elevate in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di perdita. Inoltre, l’acqua dolce è una risorsa scarsa e quindi, per renderla più abbondante, le aziende idriche dovranno pensare anche a nuovi bacini e impianti di desalinizzazione. Tuttavia, i serbatoi sono costosi e le autorizzazioni per la costruzione richiedono molto tempo, visto l’impatto sulla biodiversità locale. L’ultimo nuovo serbatoio nel Regno Unito è stato costruito nel 1992 (a Carsington, nel Derbyshire). Da allora, la popolazione del Regno Unito è aumentata di oltre 10 milioni di persone. La desalinizzazione – ovvero la conversione dell’acqua salata in acqua potabile – è un’altra soluzione, ma può essere ad alta intensità energetica, attualmente proibitiva nella maggior parte dell’Europa a causa della riduzione dei flussi di gas dalla Russia e dell’impatto della siccità sulla generazione idroelettrica, sulla produzione di energia (impossibilità di raffreddare i generatori dal fiume) e sul trasporto di combustibile per le centrali elettriche.

La scarsità d’acqua è strettamente legata alle questioni climatiche, che sono diventate sempre più parte dell’agenda politica. Guardando al prossimo futuro, si aspetta un maggiore impegno da parte di governi e aziende in questo senso?

È sicuramente di attualità, dato che abbiamo sperimentato una delle peggiori siccità a memoria d’uomo, con il 44% dell’UE e del Regno Unito in condizioni di siccità, misurata in termini di deficit di umidità del suolo in combinazione con lo stress della vegetazione. Ciò ha comportato un calo dei raccolti rispetto a un livello già negativo e una riduzione dei livelli di produzione di energia da impianti fluviali e idroelettrici, un motivo di preoccupazione in un momento in cui i prezzi dell’energia sono alle stelle. Inoltre, questa situazione alimenta il clima inflazionistico che attualmente grava sull’Europa. I governi dovranno affrontare pressioni per aumentare le strategie di mitigazione della siccità e, in ultima analisi, per affrontare la causa principale del problema: il cambiamento climatico e la sua alterazione del ciclo dell’acqua del pianeta. Se da un lato i governi hanno migliorato i loro obiettivi in materia di emissioni, dall’altro ritengo che sia necessario che governi e aziende impegnino ulteriori capitali per adattarsi preventivamente al cambiamento dei modelli meteorologici, rendendo l’approvvigionamento energetico a prova di clima e applicando soluzioni sostenibili in agricoltura.

Come investitore, in che modo incoraggia le aziende a impegnarsi maggiormente nella riduzione delle emissioni? Può citare qualche esempio specifico?

Prima di tutto, attraverso le attività di engagement o il disinvestimento. Quando le aziende si affacciano sul mercato con un’emissione primaria, siamo in grado di valutare la loro ambizione nella riduzione delle emissioni e di comunicare se riteniamo che possano essere più aggressive. Se deteniamo già il loro debito, possiamo valutare i loro progressi rispetto agli obiettivi e ai loro pari. Abbiamo infatti disinvestito da uno dei nostri fondi un’azienda idrica europea dopo una telefonata con il management in cui abbiamo ritenuto che i suoi obiettivi in materia di energie rinnovabili non fossero ambiziosi (l’obiettivo era solo il 50% di energie rinnovabili entro il 2030) e che, nonostante le pressioni, non si impegnassero a migliorare la situazione.