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Investimenti

Natixis IM: sostenibilità e sicurezza le priorità dei millennial negli investimenti

Guadagnare sì, ma senza tradire i propri valori e preferendo la sicurezza alla performance. Utilizzano la tecnologia per la gestione del denaro, ma quando si tratta di investimenti la preferenza va a un consulente finanziario professionale (59%). Sono questi alcuni dei tratti salienti dell’indagine su come i millennials si approcciano al mondo del risparmio che emerge dal reportCinque verità finanziarie sui millennials curato dalla società di gestione Natixis Investment Managers

I millennials sono interessati alla pianificazione finanziaria per raggiungere quelli che la larga maggioranza di loro di loro (82%) individua come chiari obiettivi finanziari (tra cui quello di andare in pensione raggiunti i 60 anni), inoltre sono propensi a risparmiare ora che stanno raggiungendo i 40 anni e quindi entrando nella fase in cui hanno a disposizione maggior reddito. Di quanto guadagnano, mettono da parte in media il 17% per la pensione. Oltre al reddito dispongono di una ricchezza accumulata che nel 31% dei casi deriva dalla proprietà di un’impresa o dal reddito da lavoro autonomo, mentre nel 37% da investimenti (solo per il 17% il patrimonio di famiglia è fonte di ricchezza).

Lo studio, condotto su quasi 2.500 investitori individuali tra i 25 e i 40 anni con un patrimonio minimo investibile di 100.000 dollari, sfata gli stereotipi secondo cui i millennial siano “spendaccioni frivoli e scarsi pianificatori finanziari, propensi a fare affidamento sui genitori”.

“I millennial godono di una cattiva reputazione, spesso citati come irresponsabili dal punto di vista finanziario, che privilegiano le spese frivole rispetto al risparmio. I millennial hanno grandi aspettative, ma sono anche proattivi quando si tratta di pianificazione finanziaria e non sono più i giovani ventenni che spesso si pensa siano”, spiega Dave Goodsell, direttore esecutivo del Centre for Investor Insight di Natixis.

Il sondaggio condotto da Natixis IM ha fatto emergere cinque verità sul rapporto della generazione che si affaccia agli anta, con denaro e risparmio. 

Guadagnare sì, ma rispettando i propri valori e con un impatto positivo

I millennial vedono la ricchezza come un’estensione dei propri valoriIl 78% considera l’investimento come un modo per avere un impatto positivo nel mondo e il 63% sente la responsabilità di aiutare a risolvere i problemi sociali attraverso i propri investimenti. Pertanto, dopo il rischio, la seconda considerazione più importante che i millennial fanno quando selezionano gli investimenti è se questi corrispondano ai propri valori, pur cercando comunque di ottenere rendimenti mentre perseguono il cambiamento sociale.

Il loro pragmatismo verso l’investimento ESG li porta a comprendere che l’investimento di per sé non è sufficiente. Il 77% di coloro che ha investimenti ESG, infatti, afferma che il proprio gestore dovrebbe fare engagement attivo con le società in portafoglio e il 72% si aspetta che il gestore voti su tutti i titoli posseduti. Il 57%, inoltre, capisce che i fondi indicizzati investono in società che potrebbero non riflettere i propri valori personali, mentre il 52% chiede al proprio consulente finanziario di includere i fattori ESG nell’analisi degli investimenti, insieme a fattori finanziari più ampi. Anche se il 63% degli intervistati sente una responsabilità personale nell’affrontare i grandi problemi del mondo, i millennial ritengono che questa dovrebbe essere condivisa dalle società (80%) e dai governi (75%).

Nel complesso, le differenze regionali nel livello di investimenti ESG sono significative: ad esempio, negli Stati Uniti il 46% investe, mentre un altro 42% si dichiara interessato. Nel Regno Unito, i millennial investono e si dichiarano interessati con la stessa percentuale (39%), a Singapore il 38% investe e il 48% è interessato e in Francia, invece, l’interesse supera gli investimenti concreti (50% vs. 37%). In particolare, dai dati emerge che è proprio dove gli investimenti attuali sono al minimo che l’interesse è maggiore: in Cile, solo il 9% dei Millennial ha investimenti ESG, ma due terzi in più (66%) si dicono interessati. Lo stesso vale per Argentina e Uruguay (10% di investimenti, 64% di interesse) e Corea del Sud (13% di investimenti, 57% di interesse).

Fonte: Natixis IM.
Gli algoritmi, sì ma non senza un consulente patrimoniale

È facile supporre che i millennial gestiscano tutte le proprie finanze dai loro smartphone, soprattutto perché molti di loro si affidano alle app di mobile banking. L’onda digitale non si è però tradotta in un desiderio di consigli d’investimento automatizzati, poiché i millennial sono più propensi a riporre la propria fiducia nelle persone che nelle soluzioni digitali. L’88% degli intervistati con un consulente professionale si fida del suo consiglio, mentre meno della metà (48%) dei millennial ripone la propria fiducia negli algoritmi (intesi come consulenza automatizzata) e solo circa un quarto (24%) si fida dei social media.  

I millennial vogliono un aiuto diretto nella gestione del proprio patrimonio, piuttosto che affidarsi a un algoritmo. Sei millennial su dieci (59%) ricevono consigli da un consulente finanziario, mentre solo il 7% si affida esclusivamente alla consulenza automatizzata. 

Il consulente serve nella gestione della volatilità (40%) e per aiutare a che gli investimenti corrispondano ai propri valori personali (40%).

La sicurezza dell’investimento batte la performance

Per la maggior parte della propria vita adulta, questa generazione ha goduto di un lungo mercato al rialzo, con bassi tassi di interesse e poca inflazione. Due terzi degli intervistati (66%) si trovano quindi a proprio agio nell’assumersi rischi per ottenere risultati, ma sono più avversi al rischio di quanto lascino intendere, come dimostra il fatto che il 72% afferma di preferire la sicurezza degli investimenti alla performance.

Nella selezione degli investimenti i millennial si concentrano più sulla gestione del rischio (48%) che sulla capacità di un fondo di battere i benchmark (26%). Il 60% ritiene che la volatilità del mercato metta a rischio la possibilità di raggiungere gli obiettivi di risparmio e pensionamento.

A 40 anni il pensionamento sembra molto più vicino 

In tutto il mondo, in media i millennial si aspettano di andare in pensione a 60 anni.

Per questo, in media i millennial stanno accantonando per la pensione il 17% del reddito annuale, inoltre il 76% è d’accordo sul fatto che è sempre più una propria responsabilità finanziare il pensionamento. Il 72%, infatti, è preoccupato che i crescenti livelli di debito pubblico nel loro paese si traducano in una riduzione delle prestazioni pensionistiche pubbliche in futuro.  Inoltre, con l’inflazione che ha toccato i massimi registrati negli ultimi 40 anni, il 72% dei millennial considera l’aumento dei prezzi come uno dei maggiori rischi per la sicurezza della propria pensione.  

La pandemia è servita a ricordare le basi dell’educazione finanziaria

Il Covid-19 ha fatto sì che il 58% dei millennial si sentisse stressato riguardo alla propria sicurezza finanziaria. Il 28% degli intervistati ha dichiarato che loro stessi o la propria famiglia hanno perso reddito durante la pandemia e più di un quinto (22%) ha subito una significativa riduzione della propria sicurezza finanziaria. 

Le tre principali paure finanziarie dei millennial oggi sono: un’ingente spesa inaspettata, la sicurezza del lavoro e le tasse. A posteriori, i millennial affermano però che la pandemia è servita a ricordare le nozioni finanziarie di base, compresa l’importanza di tenere sotto controllo le spese (46%), disporre di una somma per le emergenze (38%) ed evitare le emozioni nelle decisioni di investimento (32%).