Il conflitto tra Russia e Ucraina ha a dir poco sconvolto il settore energetico. La guerra, infatti, ha esacerbato la tendenza al rialzo dei prezzi delle materie prime e di fonti energetiche come il gas, di cui la Russia è principale esportatore globale. Basti pensare che in questi giorni le quotazioni del gas naturale hanno sfiorato i 300 euro al megawattora, quasi 10 volte i livelli di un anno fa. Le tensioni geopolitiche, quindi, hanno portato i Paesi europei a pensare a delle soluzioni per rendersi sempre più indipendenti dall’approvvigionamento russo. Obiettivo che, tuttavia, allo stato attuale è evidente che non possa essere completamente raggiunto in tempo per il prossimo inverno.
Questa situazione ha spinto Rob Lambert, Senior Corporate Analyst, BlueBay Asset Management, ad analizzare gli effetti di questo tsunami energetico. Le preoccupazioni per il blocco delle forniture di gas naturale da parte della Russia, infatti, stanno avendo un profondo impatto sui prezzi dell’energia in Europa, in particolare con l’esplosione delle quotazioni del gas. Questo, secondo Lambert, sta a sua volta influenzando le prospettive della produzione industriale e alimentando i timori di recessione, che si ripercuotono sui mercati azionari e del debito.
“Il gas naturale viene utilizzato per riscaldare circa la metà delle abitazioni europee e alimenta una buona parte del settore industriale. Nonostante i notevoli investimenti nelle energie rinnovabili, queste rappresentano ancora meno del 20% del mix energetico europeo, per cui la dipendenza dal gas naturale per il riscaldamento, il raffreddamento e il settore industriale rimarrà elevata anche nel prossimo decennio”, sottolinea l’esperto di BlueBay.
Prima del conflitto, la Russia era uno dei maggiori fornitori di gas per l’Europa, ancora in larga parte dipendente dalle forniture di Mosca. Tant’è che Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, aveva ammonito nelle scorse settimane sulla possibilità che la Russia potesse decidere di tagliare completamente le forniture, lasciando l’Europa al freddo nel corso del prossimo inverno. Una preoccupazione condivisa da molti, come dimostra l’isteria che ha contagiato le quotazioni del gas alcuni giorni fa, quando il 20 agosto Gazprom ha annunciato che le forniture di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1 sarebbero state sospese dal 31 agosto al 2 settembre per “manutenzione”, mandando subito in tilt i mercati.
“I prezzi del gas e quindi dell’elettricità, dato che il gas è l’elemento che fissa il prezzo marginale, sembrano destinati a rimanere volatili fino al 2023, esacerbati da una serie di fattori aggiuntivi, tra cui le interruzioni dell’energia nucleare e le condizioni di siccità in Francia, Italia ed Europa centrale, che hanno un impatto sul raffreddamento delle centrali nucleari e sulla produzione di energia idroelettrica, costringendo il sistema elettrico a fare ulteriore affidamento sul gas naturale per la produzione di energia”, spiega Lambert.
“Tutto ciò – prosegue – ha implicazioni significative per le considerazioni ESG degli investitori. Uno dei principali risultati di questo scenario è l’impatto sulle bollette e la possibilità che i costi vengano in qualche modo trasferiti ai consumatori. La crisi del costo della vita continua e, con l’arrivo dei mesi più freddi, per coloro che appartengono alle fasce socioeconomiche più basse, la mancanza di un’offerta a buon mercato per il riscaldamento potrebbe avere conseguenze disastrose. C’è anche l’ovvio impatto ambientale che tali eventi stanno avendo, alimentando l’idea di abbandonare il gas naturale, anche come combustibile di transizione”, aggiunge l’analista di BlueBay.
Sarà il carbone a uscirne vincitore?
Siamo in una fase di crisi del gas e la Germania ne è l’epicentro. Non a caso, proprio in questi giorni, infatti, il gruppo energetico tedesco Uniper ha annunciato che avrebbe riavviato una centrale elettrica a carbone (che produce elevate emissioni) per produrre elettricità per il mercato e per assicurare al Paese forniture alternative di energia per l’inverno.
La Germania, argomenta Lambert, ha recentemente avviato la fase 2 del suo piano di emergenza per il gas in tre fasi, in risposta alla minaccia che la Russia, il principale fornitore di gas della Germania, possa interrompere le forniture. Nella Fase 2, spiega l’esperto, le aziende di servizi pubblici possono teoricamente porre fine ai contratti di fornitura di gas esistenti e trasferire prezzi più alti ai clienti per ridurre la domanda, ma prima devono ottenere l’autorizzazione della Bundesnetzagentur, l’ufficio di regolamentazione tedesco per i mercati di elettricità, gas, telecomunicazioni, poste e ferrovie.
“Da notare che la Fase 2 è un prerequisito per l’aumento dell’uso delle centrali elettriche a carbone, che sono state per lo più messe fuori servizio quando la Germania aveva pianificato di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030. Questo obiettivo è ora in pericolo”, aggiunge Lambert.
“La fase 3 è necessaria per il razionamento del gas, che darebbe la precedenza alle famiglie rispetto alle industrie. La Fase 3 potrebbe portare a razionamenti energetici e blackout e quasi certamente a una recessione della Germania”, avverte Lambert. “Anche dal punto di vista sociale questo ha delle implicazioni. Le ricerche hanno dimostrato che le recessioni sono storicamente correlate a tassi di mortalità più elevati. Sebbene questo fenomeno sia in genere avvertito in modo più acuto dai mercati emergenti che attraversano fasi di recessione, la catena di approvvigionamento della Germania è interconnessa in tutto il continente – la patria dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo – dove l’impatto si farà sentire”, afferma Lambert.
Ci sono poche soluzioni a breve termine per compensare la cessazione delle forniture di gas russo. L’Europa ha messo in atto piani per aggiungere oltre 100 miliardi di metri cubi di capacità di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL), un aumento del 50% rispetto all’attuale capacità di GNL, ma questo richiederà diversi anni. L’attuale capacità di rigassificazione è inoltre concentrata in regioni come la Spagna, che non hanno la capacità di interconnessione necessaria per raggiungere i mercati che ne hanno più bisogno, come la Germania e l’Italia.
Prezzi del gas strutturalmente più alti
“Dato lo scenario complesso per le forniture di gas, ci aspettiamo che i prezzi di gas ed energia rimangano elevati per tutto l’inverno, con il rischio concreto di blackout e razionamenti. In Germania le bollette del gas sono già raddoppiate e potrebbero quadruplicare durante l’inverno. Alle famiglie è stato chiesto di ridurre la durata delle docce e i comuni sono stati incoraggiati a ridurre l’illuminazione stradale, a ridurre la temperatura delle piscine e persino a razionare le forniture di acqua calda agli inquilini. Le utenze industriali potrebbero essere soggette a razionamenti, il che potrebbero avere un impatto significativo sulla produzione, oltre all’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia”, spiega Lambert.
Le ambizioni Net Zero passano in secondo piano
L’impatto ambientale potrebbe essere profondo. La potenziale cessazione delle forniture di gas dalla Russia, o anche volumi strutturalmente inferiori, comporterebbe maggiori investimenti per assicurarsi il gas, probabilmente a scapito degli investimenti nelle energie rinnovabili. È inoltre probabile, sottolinea Lambert, che ostacoli i recenti progressi verso l’obiettivo climatico europeo “Fit for 55” per il 2030, poiché le emissioni aumenteranno quasi certamente con il ripristino del carbone per soddisfare il fabbisogno di carico di base.
“Gli investitori ESG farebbero bene a considerare l’importanza della sicurezza energetica, dato l’impatto dell’aumento dei prezzi sulle famiglie a basso reddito e la diminuzione della produzione industriale, prima di penalizzare le utility, costrette a riaprire le centrali a carbone per soddisfare l’urgente necessità”, aggiunge l’analista.
“L’importanza di una transizione “giusta” dai combustibili fossili è un’altra considerazione fondamentale. Ciò significa politiche e normative che promuovano e consentano gli sforzi della società civile o del settore privato per una giusta transizione, pur essendo consapevoli che i governi hanno la responsabilità di stabilire una rete di sicurezza minima e di costruire una capacità di adattamento sociale per evitare che le persone rimangano senza calore o luce”, conclude Lambert.