A inizio febbraio la Commissione europea ha proposto un nuovo ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra pari al 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, partendo dalla riduzione del 55% che l’istituzione europea spera di raggiungere entro il 2030. Un traguardo di tutto rispetto ma che non sarà banale raggiungere perché richiede il dispiego di enormi risorse finanziarie, come sottolinea Nick Kounis, Head Financial Markets and Sustainability Research della terza più grande banca olandese ABN AMRO. Gli investimenti necessari per raggiungere questi risultati, come viene ribadito nella valutazione d’impatto pubblicata dalla stessa Commissione, sono enormi e dovrebbero ammontare a circa 1,5 trilioni di euro all’anno, quasi il doppio di quelli spesi nell’ultimo decennio.
Il documento della Commissione, che è una valutazione d’impatto, fornirà da base per la prossima Commissione, che dovrà presentare la proposta legislativa per includere l’obiettivo del 2040 nella Legge europea sul clima e definirà il quadro politico post-2030. Si tratta quindi di un passo importante nel percorso di decarbonizzazione dell’UE ed è per questo che Kounis e il suo team di analisti vi dedicano un approfondimento, ESG Economist – From 55 to 90…the EU’s new climate target (disponibile qui), in cui gli esperti di ABN AMRO valutano l’ambizione del nuovo obiettivo e stabiliscono cosa è necessario fare per raggiungerlo, comprese le implicazioni per la spesa per gli investimenti.
Indice
Quanto è ambizioso il nuovo obiettivo?
L’obiettivo proposto di una riduzione delle emissioni del 90% è stato scelto dopo aver considerato tre opzioni, sottolinea Kounis. Il primo, fino all’80%, coerente con una traiettoria lineare dal 2030 al net zero nel 2050. Il secondo, almeno l’85%, corrispondente a un intervallo tra l’85 e il 90%, che è in linea con il livello che si otterrebbe con una semplice estensione dell’attuale quadro politico. La terza ipotesi, quella poi scelta, che prevede almeno il 90%, corrispondente a un intervallo tra il 90 e il 95%, che corrisponde al parere fornito dal Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC). Infatti, l’intervallo 90-95% è l’opzione considerata come “l’unica che non mette a rischio gli impegni dell’UE nell’ambito dell’Accordo di Parigi”.
Sulla base delle tre opzioni della Commissione, Kounis e altri studiosi di ABN AMRO hanno calcolato i percorsi di riduzione delle emissioni annuali in tre scenari. Tutti e tre i percorsi presuppongono il raggiungimento dell’obiettivo del 55% e una traiettoria lineare tra il 2040 e il net zero nel 2050. Tuttavia, si differenziano per ciò che accade tra il 2030 e il 2040. Nella prima traiettoria si ipotizza una riduzione delle emissioni dell’80% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, corrispondente allo scenario 1. Nella seconda, si ipotizza una riduzione delle emissioni dell’80% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Nella seconda traiettoria, Kounis e i suoi hanno delineato un percorso coerente con l’obiettivo proposto del 90%. Nell’ultimo percorso si ipotizza una riduzione delle emissioni del 95% entro il 2040. Mentre il primo percorso mostra un percorso lineare tra il 2030 e il 2050, gli altri due rilevano riduzioni più decise delle emissioni tra il 2030 e il 2040, e soprattutto nell’ultimo percorso, l’UE non sarebbe troppo lontana dal net zero entro il 2040.
Percorsi di riduzione delle emissioni annuali in tre scenari
Sebbene tutte le traiettorie raggiungano il traguardo del net zero nel 2050, “questa è una condizione necessaria ma non sufficiente per raggiungere l’obiettivo finale, che è il percorso per emissioni coerenti con il contributo dell’UE a limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C”, si legge nell’analisi di ABN AMRO. Sono infatti le emissioni cumulative (il cosiddetto bilancio del carbonio a livello globale) a contribuire al livello di riscaldamento globale. È possibile quindi ridimensionare il bilancio del carbonio globale al contributo dell’UE per arrivare a un bilancio del carbonio regionale.
Kounis e gli altri studiosi partono dalla stima dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), secondo cui il bilancio globale del carbonio all’inizio del 2020, compatibile con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C con una probabilità del 50%, era di 500 GtCO2. Gli esperti di ABN AMRO hanno poi corretto questa stima al ribasso utilizzando i dati dell’Earth System Science Data per tenere conto delle emissioni che si sono registrate da allora, il che lascia un bilancio globale del carbonio più limitato, pari a 380 GtCO2 per il periodo 2023-2050. “La quota equa di un paese o di una regione in particolare nel bilancio globale del carbonio è un argomento controverso, ma noi ipotizziamo una quota in linea con l’attuale proporzione di emissioni”, afferma Kounis. Il grafico seguente mostra il bilancio di carbonio per il 2023-2050 per l’UE per 1,5 °C (barra gialla) rispetto alle emissioni cumulative risultanti per i tre percorsi già delineati nel grafico precedente.
Opzioni di obiettivi di riduzione delle emissioni vs. budget
Come si può vedere nel grafico, il raggiungimento dell’obiettivo del 90% lascerebbe comunque il bilancio del carbonio al di sopra di quello coerente con un limite del riscaldamento globale a 1,5 °C, mentre l’80% non ci si avvicina nemmeno. In realtà il punto intermedio di un intervallo 90-95% è quello compatibile con 1,5 °C. Ne deriva, quindi, che un obiettivo del 90% per il 2040, pur essendo ambizioso, potrebbe non esserlo abbastanza, osservano gli analisti di ABN AMRO.
Cosa è necessario per raggiungere l’obiettivo del 2040?
Nella valutazione d’impatto la Commissione UE stabilisce una serie di condizioni che devono essere soddisfatte per raggiungere l’obiettivo del 90%. Innanzitutto, la piena attuazione del quadro politico per l’energia e il clima del 2030. In particolare, invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare le politiche e la legislazione concordate necessarie e ad “aumentare l’ambizione”. Data la prossimità del 2030, questo aspetto è preoccupante secondo gli esperti di ABN AMRO.
Partendo dai dati registrati nel 2022, infatti, le emissioni dovrebbero ancora diminuire di circa il 35% rispetto a quel livello per raggiungere l’obiettivo della Commissione entro la fine di questo decennio (riduzione del 55% rispetto ai livelli del 1990). E supponendo che l’obiettivo per il 2030 venga raggiunto, le emissioni dovrebbero ancora diminuire di circa il 78% nel prossimo decennio per raggiungere l’obiettivo del 2040. Pertanto, conclude il team di Kounis, il mancato raggiungimento dell’obiettivo per il 2030 renderebbe ancora più impegnativo il raggiungimento dell’obiettivo del 90% per il 2040, poiché le emissioni dovrebbero diminuire a un ritmo ancora più rapido. “Forse ancora più importante, le emissioni superiori al percorso nei prossimi anni ridurrebbero più rapidamente il bilancio del carbonio, il che significa che un obiettivo del 90% (anche se raggiunto) lascerebbe le emissioni cumulative ulteriormente al di sopra di un bilancio del carbonio di 1,5 °C”, si legge nell’approfondimento.
In secondo luogo, la Commissione afferma che la transizione deve essere “giusta ed equa” per le persone. Le politiche e i fondi pubblici dovrebbero essere impiegati per sostenere le famiglie a basso reddito negli investimenti per la decarbonizzazione e per contribuire ad alleviare l’impatto diretto della tariffazione del carbonio, laddove necessario. La Commissione ha così osservato che il Fondo sociale per il clima finanziato dal sistema ETS mobiliterà 87 miliardi di euro per sostenere le famiglie vulnerabili, mentre gli Stati membri sono obbligati a spendere le loro entrate nazionali complessive per scopi climatici ed energetici, anche per affrontare gli impatti sociali della transizione. Oltre alla dimensione etica, l’attenzione della Commissione europea su questo tema può anche riflettere le preoccupazioni per i segnali di vacillamento del sostegno pubblico alle politiche di decarbonizzazione in alcuni casi, secondo gli analisti di ABN AMRO.
In terzo luogo, deve avvenire una trasformazione del sistema energetico dell’UE sia dal lato dell’offerta che della domanda. La quota dell’elettricità nel consumo finale di energia dovrebbe raddoppiare dall’attuale 25% a circa il 50% nel 2040, sottolinea gli esperti. Allo stesso tempo, l’energia rinnovabile e nucleare dovrebbe generare oltre il 90% del consumo di elettricità e il consumo di combustibili fossili dovrebbe diminuire di circa l’80% rispetto ai livelli del 2021.
Dopo il 2030 sarebbe fondamentale anche una diffusione più rapida delle nuove tecnologie. In particolare, per quanto riguarda il settore industriale, il raggiungimento dell’obiettivo del 2040 richiederebbe una rapida espansione della cattura del carbonio, che raggiungerebbe circa 140 Mt/CO2 all’anno. La produzione di idrogeno aumenterebbe fino a 88 Mtep nel 2040, rispetto ai 9 Mtep stimati per il 2030, poiché sarebbe necessaria per la produzione di carburanti elettronici per contribuire alla decarbonizzazione di settori difficili da abbattere (hard-to-abate) come l’aviazione e il trasporto marittimo. La rapida diffusione di queste e di altre tecnologie a zero e basse emissioni di carbonio significa creare un ampio mercato nazionale per i produttori di tecnologie pulite.
Altro presupposto per raggiungere l’obiettivo del 90% nel 2040 è che nel periodo 2031-2040 quadruplichi l’elettrificazione del trasporto stradale. Secondo la Commissione, la quota di veicoli a zero emissioni dovrebbe raggiungere il 60% per le automobili, oltre il 40% per i furgoni e poco meno per i veicoli pesanti. Nel settore degli edifici, gran parte dell’accelerazione dei tassi di rinnovamento si registrerà nei prossimi anni, nell’ambito del raggiungimento dell’obiettivo del 2030, ma i tassi dovranno rimanere relativamente elevati anche dopo. Per gli edifici residenziali, i tassi di rinnovamento balzano al 2,2% nel 2030 dallo 0,9% del 2020, per poi rallentare a poco meno del 2% verso il 2040. “Ciò porterebbe a ulteriori miglioramenti dell’efficienza energetica per gli edifici residenziali, ma è necessaria una diminuzione del consumo energetico in tutti i settori di uso finale”, osservano Kounis e i suoi. Rispetto ai livelli del 2021, quindi, nel 2040 il consumo di energia nel settore residenziale dovrebbe diminuire del 45%, del 42% nei trasporti e di circa il 30% nei servizi e nell’industria.
In ultimo, ma non per importanza, un’altra condizione necessaria per l’obiettivo del 2040 è un forte aumento degli investimenti in energia pulita. Le stime presentate dalla Commissione sul fabbisogno di investimenti per il periodo 2031-2040 sia dal lato dell’offerta che della domanda rispetto al periodo 2011-2020 vengono riproposte da ABN AMRO nei grafici seguenti.
Investimenti in energia pulita nei periodi 2011-2020 e 2031-2040
Ripartizione tra settori degli investimenti in energia pulita
Il primo grafico mostra che il totale degli investimenti in energia pulita dovrebbe raggiungere una media di circa 1500 miliardi di euro all’anno negli anni che precedono il 2040. Questo dato si confronta con il totale degli investimenti verdi registrati nell’ultimo decennio, pari a 865 miliardi di euro. In genere, i trasporti sono esclusi dai numeri totali, dato che i numeri di questo settore includono grandi spese per le autovetture (circa il 60% del totale). Escludendo i trasporti, l’aumento richiesto degli investimenti è maggiore, pari a 680 miliardi di euro all’anno, rispetto ai 250 miliardi di euro del periodo 2011-2020.
Il secondo grafico, invece, mostra la ripartizione per settore. Gli aumenti assoluti più consistenti riguardano l’approvvigionamento energetico e l’ammodernamento del patrimonio edilizio. Il fabbisogno annuo di investimenti, al netto dei trasporti, ammonta al 3% del PIL nel periodo 2031-2040, un valore superiore dell’1,5% del PIL rispetto al periodo 2011-2020, ma sostanzialmente in linea con la precedente stima del fabbisogno di investimenti della Commissione per il periodo 2021-2030. Considerate le tendenze storiche del rapporto investimenti/PIL, si tratterebbe di una sfida molto impegnativa, ma non senza precedenti.
Potrebbe essere necessario aumentare l’obiettivo
Il nuovo obiettivo di emissioni proposto dalla Commissione è ambizioso, ma l’analisi degli analisti di ABN AMRO relativa al bilancio del carbonio rimanente suggerisce che probabilmente sarebbe necessaria una riduzione delle emissioni un po’ più elevata affinché l’UE rimanga coerente con la traiettoria di 1,5 °C. “In effetti, ciò presuppone che la riduzione delle emissioni nei prossimi anni sia in linea con gli obiettivi attuali. In caso contrario, il bilancio del carbonio potrebbe ridursi più rapidamente di quanto ipotizzato, il che significa che potrebbe esserci ancora più da fare nel periodo 2031-2040. Una situazione del genere porrebbe i responsabili politici a metà strada tra due scenari sgraditi. Da un lato, un netto e potenzialmente brusco aumento del rigore della politica climatica. Questo potrebbe portare a una transizione dirompente con significative ricadute economiche. Dall’altro lato, il mancato rispetto degli obblighi internazionali da parte dell’UE, che può avere effetti di vasta portata sulle politiche di altri Paesi, dato il suo ruolo di leadership in termini di ambizione climatica. In questo senso, l’analisi della Commissione sulle sfide del decennio successivo a quello in corso sottolinea l’importanza di raggiungere gli obiettivi nei prossimi anni”, si legge a conclusione dell’approfondimento.