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Emissioni: la commissione raccomanda taglio del 90% entro il 2040

La Commissione ha presentato un documento in cui raccomanda ai paesi dell’Unione Europea di ridurre in modo netto le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo ambizioso che metterà alla prova l’interesse politico della regione per la lotta contro il cambiamento climatico prima delle elezioni europee.

Nel dettaglio, il documento pubblicato dalla Commissione stabilisce una serie di condizioni politiche favorevoli che sono necessarie per raggiungere l’obiettivo del 90 %. Esse comprendono la piena attuazione del quadro stabilito per il 2030 dalla legge europea sul clima. Entrata in vigore nel luglio 2021, tale legge sancisce l’impegno dell’UE a conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Da allora l’UE ha adottato un pacchetto legislativo noto come il Fit for 55 che consentirà di conseguire gli obiettivi per il 2030.

La pubblicazione attuale della raccomandazione per gli obiettivi al 2040 rientra sempre tra le indicazioni della legge sul clima dell’UE, che impone alla Commissione di proporre un obiettivo climatico per il 2040 entro sei mesi dal primo bilancio globale (Global Stocktake) dell’accordo di Parigi, tenutosi nel dicembre 2023. Una volta adottato il target climatico per il 2040, tale obiettivo costituirà la base per il nuovo contributo determinato a livello nazionale dell’UE nel quadro dell’accordo di Parigi, che dovrà essere comunicato all’UNFCCC nel 2025.

I benefici degli obiettivi climatici per il 2040

Secondo la Commissione, la fissazione di un obiettivo climatico per il 2040 non solo apporterà chiari benefici economici derivanti dai minori rischi di eventi meteorologici estremi e dalle relative perdite, ma comporterà anche diversi benefici collaterali, tra cui il miglioramento della qualità dell’aria e i benefici per la salute associati, una minore dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e benefici per la biodiversità. I cambiamenti climatici stanno causando eventi meteorologici estremi più frequenti e gravi, che provocano impatti sociali significativi e crescenti e danni economici. Queste perdite economiche superano di gran lunga il costo dell’azione per il clima. 

Stabilire un obiettivo climatico per il 2040 aiuterà l’industria, gli investitori, i cittadini e i governi europei a prendere decisioni in questo decennio che manterranno l’UE sulla buona strada per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Avere un obiettivo al 2040, inoltre, invierà segnali importanti su come investire e pianificare efficacemente a lungo termine, riducendo al minimo i rischi di attivi non recuperabili. “Con questa pianificazione lungimirante è possibile plasmare una società prospera, competitiva ed equa, decarbonizzare l’industria e i sistemi energetici dell’UE e garantire che l’Europa sia una delle principali destinazioni di investimento, con posti di lavoro stabili e adeguati alle esigenze future”, si legge sul sito della Commissione.

Il target del taglio del 90% delle emissioni al 2040 rafforzerà inoltre la resilienza dell’Europa contro le crisi future e, in particolare, incrementerà l’indipendenza energetica dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili, che nel 2022 rappresentavano oltre il 4 % del PIL (in conseguenza dell’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina).

La bozza illustra anche il costo della mancata lotta al cambiamento climatico, sotto forma di condizioni meteorologiche estreme più distruttive, che potrebbero significare costi aggiuntivi di 2.400 miliardi di euro nell’UE entro il 2050 se il riscaldamento globale non sarà limitato a 1,5°C rispetto al periodo preindustriale.

Le condizioni necessarie per il conseguimento dell’obiettivo raccomandato al 2040

Il conseguimento di una riduzione delle emissioni del 90 % entro il 2040 richiederà il soddisfacimento di una serie di condizioni abilitanti. Il punto di partenza, sottolinea la Commissione, è la piena attuazione della legislazione vigente per ridurre le emissioni di almeno il 55 % entro il 2030. E in questo contesto, l’aggiornamento in corso delle proposte di piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) è un elemento chiave per monitorare i progressi e la Commissione sta collaborando con gli Stati membri, l’industria e le parti sociali per agevolare le azioni necessarie.

D’altra parte, per raggiungere il target al 2040, secondo la Commissione il Green Deal deve ora diventare un accordo di decarbonizzazione industriale che si basi sui punti di forza industriali esistenti, come l’energia eolica, l’energia idroelettrica e gli elettrolizzatori, e continui ad aumentare la capacità produttiva interna in settori in crescita quali batterie, veicoli elettrici, pompe di calore, energia solare fotovoltaica, CCU/CCS, biogas e biometano e l’economia circolare. Anche l’accesso ai finanziamenti è fondamentale per il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni da parte dell’industria europea. A tal fine, la Commissione suggerisce che l’Europa dovrà mobilitare la giusta combinazione di investimenti del settore pubblico e privato per rendere l’economia europea sostenibile e competitiva. Pertanto, nei prossimi anni sarà necessario un approccio europeo in materia di finanziamenti, in stretta cooperazione con gli Stati membri.

Nella raccomandazione, la Commissione evidenzia anche che la solidarietà e le politiche sociali devono rimanere al centro della transizione. L’azione per il clima deve apportare benefici a tutti nelle società e le politiche in materia di clima devono tenere conto di coloro che sono più vulnerabili o che devono affrontare le maggiori sfide per adattarsi. Il Fondo sociale per il clima e il Fondo per una transizione giusta sono esempi di politiche di questo tipo che già in questo decennio aiuteranno i cittadini, le regioni, le imprese e i lavoratori.

Infine, un dialogo aperto con tutte le parti interessate è un presupposto fondamentale per realizzare la transizione pulita. La Commissione ha già avviato dialoghi formali con l’industria e le parti interessate del settore agricolo e i prossimi mesi di dibattito politico in Europa rappresentano un’importante opportunità per garantire l’impegno pubblico sulle prossime tappe e scelte politiche. Il dialogo strutturato con le parti sociali dovrebbe essere rafforzato per garantire il loro contributo, concentrandosi sull’occupazione, la mobilità, la qualità del lavoro, gli investimenti nella riqualificazione e nel miglioramento delle competenze. Questa attività di sensibilizzazione in divenire aiuterà la prossima Commissione a presentare proposte legislative per il quadro strategico post-2030, che consentirà di conseguire l’obiettivo per il 2040 in modo equo ed efficiente sotto il profilo dei costi. Il ritmo della decarbonizzazione dipenderà dalla disponibilità di tecnologie che forniscono soluzioni senza emissioni di carbonio, nonché da un uso efficiente delle risorse in un’economia circolare.

Nel documento la Commissione prevede che il settore energetico conseguirà la piena decarbonizzazione subito dopo il 2040, sulla base di tutte le soluzioni energetiche a zero e a basse emissioni di carbonio, tra cui energie rinnovabili, nucleare, efficienza energetica, stoccaggio, CCS, CCU, assorbimenti di carbonio, geotermia e idroelettrica. Un importante vantaggio di questi sforzi è la minore dipendenza dai combustibili fossili grazie al calo dell’80% del loro consumo di energia stimato tra il 2021 e il 2040. Il quadro strategico post 2030 offrirà l’opportunità di sviluppare ulteriormente tali politiche e di integrarle con politiche sociali e industriali per garantire una transizione agevole dai combustibili fossili. Il settore dei trasporti, invece, si dovrebbe decarbonizzare attraverso una combinazione di soluzioni tecnologiche e fissazione del prezzo del carbonio.

Da notare che, sebbene l’obiettivo complessivo rientrasse nell’intervallo raccomandato dai consulenti ufficiali dell’UE in materia di scienze climatiche, l’esecutivo europeo ha indebolito parte della raccomandazione riguardante l’agricoltura, in risposta a settimane di proteste da parte degli agricoltori arrabbiati per le regole sostenibili dell’UE che minerebbero la loro produttività. Una precedente bozza dell’obiettivo dell’UE (visionata da Reuters) aveva affermato che l’agricoltura avrebbe dovuto ridurre le emissioni di CO2 del 30% entro il 2040 rispetto ai livelli del 2015, per rispettare l’obiettivo climatico generale. Ma nella bozza presentata non vi è più alcuna traccia di questa raccomandazione. È così che nel documento della Commissione si legge soltanto che, “con le politiche e il sostegno giusti, anche il settore agricolo può svolgere un ruolo nella transizione, garantendo nel contempo una produzione alimentare sufficiente in Europa e redditi equi, nonché fornendo altri servizi essenziali, come il rafforzamento della capacità dei suoli e delle foreste di immagazzinare più carbonio. Un dialogo globale con l’industria alimentare in senso lato, anche al di fuori dell’azienda agricola, è fondamentale per il successo in questo settore e per lo sviluppo di pratiche e modelli imprenditoriali sostenibili”, scrive la Commissione.

I prossimi passi

Dopo una fase di discussione con tutti gli stakeholder, una proposta legislativa sarà presentata dalla Commissione, dopo le elezioni europee, e concordata con il Parlamento e gli Stati membri, come previsto dalla normativa dell’UE sul clima. I sondaggi mostrano che le elezioni potrebbero comportare un importante spostamento a destra nel Parlamento europeo, il che potrebbe rendere più difficile l’approvazione di politiche climatiche ambiziose. Elaborato tra le resistenze politiche alle leggi sostenibili da parte di alcuni governi e legislatori dell’UE, il piano dell’UE si è concentrato sulla creazione di un vantaggio nelle industrie europee a tecnologia pulita e sul mantenimento del sostegno pubblico alla politica climatica mentre l’UE si avvicina alle elezioni.

Le raccomandazioni sui piani per catturare e immagazzinare le emissioni di CO2 entro il 2050

Un secondo documento dell’UE pubblicato nello stesso momento della raccomandazione sui target al 2040, delinea i piani per catturare e immagazzinare centinaia di milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2050, una delle tante aree che richiedono ingenti investimenti nelle nuove tecnologie. In particolare, se nel Net-Zero Industry Act la Commissione aveva proposto che l’UE sviluppasse almeno 50 milioni di tonnellate all’anno di capacità di stoccaggio di CO2 entro il 2030, nel documento attuale raccomanda che tale cifra aumenti a circa 280 milioni di tonnellate entro il 2040.