I piani nazionali di azione sul clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo afferma un nuovo rapporto dell’ONU secondo cui anche con maggiori sforzi da parte di alcuni Paesi, sono necessarie molte più azioni per abbassare ulteriormente la traiettoria delle emissioni mondiali ed evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico.
I governi, ha affermato il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Simon Stiell, “devono fare passi avanti coraggiosi alla COP28 di Dubai, per rimettersi in carreggiata”, questo vuol dire che la conferenza mondiale sul clima “deve essere un chiaro punto di svolta. I governi non devono solo concordare quali azioni più incisive verranno intraprese sul clima, ma devono anche iniziare a mostrare esattamente come realizzarle”.
L’UNFCCC ha analizzato i Contributi determinati a livello nazionale (Ndc), ovvero i piani nazionali non vincolanti che indicano le azioni per ridurre i gas serra, di 195 Paesi che hanno siglato l’Accordo di Parigi e osservato che, sebbene le emissioni non aumenteranno più dopo il 2030 rispetto ai livelli del 2019, gli Ndc non stanno ancora dimostrando la rapida tendenza al ribasso che la scienza ritiene necessaria in questo decennio.
Il rapporto dell’ONU, infine, “sottolinea la necessità di agire con maggiore ambizione e urgenza per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi: non c’è tempo per ritardi”, ha affermato Sultan Al Jaber, presidente designato della COP di quest’anno. La Conferenza di Dubai “deve rappresentare un punto di svolta storico in questo decennio critico affinché le parti si impegnino per ottenere risultati che mantengano l’1,5 gradi a portata di mano, senza lasciare nessuno indietro”.