Energia nucleare

Nucleare: apre una centrale in Finlandia e chiudono le ultime tre della Germania

Il reattore nucleare finlandese Olkiluoto 3 (OL3), il più grande d’Europa, è entrato in funzione domenica, mentre gli ultimi tre reattori della Germania verranno spenti definitivamente il prossimo sabato. La decisione di Helsinki è legata al fatto che il Paese è stato duramente colpito dal taglio delle forniture russe di gas e di energia nell’ultimo anno, in seguito allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.

L’operatore di OL3, Teollisuuden Voima (TVO), di proprietà della società di servizi finlandese Fortum e di un consorzio di aziende energetiche e industriali, ha dichiarato che l’unità dovrebbe soddisfare circa il 14% della domanda di elettricità della Finlandia, riducendo le importazioni da Svezia e Norvegia. Il nuovo reattore dovrebbe produrre per almeno 60 anni, ha dichiarato TVO in un comunicato, dopo aver completato la transizione dai test alla produzione regolare. “La produzione di Olkiluoto 3 stabilizza il prezzo dell’elettricità e svolge un ruolo importante nella transizione verde finlandese”, ha dichiarato l’amministratore delegato di TVO Jarmo Tanhua.

La costruzione del reattore da 1,6 gigawatt (GW), la prima nuova centrale nucleare in Finlandia in oltre quarant’anni e la prima in Europa in 16 anni, è iniziata nel 2005. L’inaugurazione dell’impianto sarebbe dovuta avvenire quattro anni dopo, ma è stata rimandata per problemi tecnici. Nel 2022, poi, sembrava che potesse entrare regolarmente in funzione, ma la sua apertura è stata ulteriormente posticipata per una serie di guasti che hanno richiesto mesi per essere risolti. Ora, però, l’attività del reattore è partita.

Uno dei Paesi europei che si è affidato di più al nucleare come fonte energetica negli ultimi sei decenni, invece, ha decretato la chiusura dei tre reattori rimasti in funzione. La decisione della Germania giunge dopo un lungo dibattito tra chi considera il nucleare una tecnologia insostenibile, pericolosa e un deterrente alla transizione verso le rinnovabili e chi, al contrario, crede che rinunciare a questa fonte di energia a basse emissioni sia una scelta miope in una situazione di crisi energetica e in un momento in cui bisogna frenare il cambiamento climatico.

Eppure, nonostante la pressione dei contrari all’abbandono del nucleare e sebbene nell’ultimo anno l’UE abbia deciso di includere gas e nucleare tra le fonti energetiche considerate sostenibili dalla tassonomia, il governo tedesco è rimasto fermo nella sua posizione.

La chiusura di questi tre impianti, Emsland, Isar 2 e Neckarwestheim, è in realtà il punto di arrivo di un piano avviato più di 20 anni fa, ma con radici ancora più antiche. Negli anni ’70, infatti, in Germania si è diffuso un forte movimento antinucleare, che è poi confluito nel Partito Verde, che oggi fa parte della coalizione di governo. Negli ultimi 40 anni incidenti come quelli di Chernobyl (1986) prima e di Fukushima (2011) poi hanno rafforzato la posizione del Partito Verde e di chiunque altro pensasse che il processo di reazione nucleare non sia sicuro.

Da Fukushima, dunque, il governo di Berlino ha accelerato il processo di transizione verso la fine dell’era nucleare, chiudendo prima le centrali più vecchie per poi passare gradualmente a tutte le altre. In tempi più recenti, però, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha posto serie questioni di sicurezza energetica alla Germania come a tanti altri Paesi europei, ha ritardato la chiusura delle ultime tre centrali, che dovevano essere chiuse a dicembre 2022.

Il governo tedesco è ora impegnato a potenziare il ricorso alle rinnovabili, puntando a chiudere l’ultima centrale a carbone entro il 2038 e a raggiungere l’80% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030. Secondo i fautori dell’abbandono del nucleare e, quindi, secondo il governo di Berlino, questa scelta dovrebbe andare a vantaggio dell’accelerazione sulle rinnovabili.

In Europa altri Paesi si trovano su percorsi simili a quello della Germania. Soprattutto negli ultimi trent’anni, in realtà, l’avversione per il nucleare è stata una tendenza piuttosto diffusa. Ne è un esempio la Danimarca, che ha vietato la costruzione di nuove centrali nucleari già negli anni ’80, ma anche la Svizzera, che nel 2017 ha votato per l’eliminazione graduale del nucleare. Anche l’Italia ha chiuso i suoi ultimi reattori nel 1990. Tuttavia, la guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno dato nuovamente slancio ai sostenitori del nucleare: il Regno Unito, ad esempio, sta costruendo una nuova centrale, la Francia ottiene circa il 70% della sua energia dal nucleare e sta progettando l’apertura di sei nuovi reattori e, infine, la Finlandia che ha aperto il nuovo reattore in questi giorni.