Transizione climatica

Moody’s: gli investimenti per la transizione climatica potranno far crescere il PIL mondiale del 25%

La transizione verso un’economia resiliente al clima e a zero emissioni di carbonio potrebbe creare opportunità di investimento di 45 trilioni di dollari nei prossimi due decenni, con l’economia globale che potrebbe beneficiare di un aumento cumulativo del PIL di quasi il 25%, rispetto a uno scenario in cui non viene intrapresa alcuna azione sul clima, ha affermato un nuovo rapporto di Moody’s, pubblicato in occasione della COP26.

Il report di Moody’s, “Ready or not? Sector Performance in a Zero-Carbon World”, analizza la preparazione alla transizione di diversi settori ad alta intensità di emissioni tra cui servizi pubblici, automobilistico, compagnie aeree, edilizio, spedizioni e petrolio e gas. Questi settori sono visti come la chiave per gli sforzi globali per decarbonizzare l’economia, rappresentando cumulativamente l’85% delle emissioni globali.

Il rapporto rileva che alcuni settori hanno compiuto progressi significativi verso la decarbonizzazione, indicando che è possibile un rapido cambiamento nei settori ad alta intensità di carbonio. Spiccano in particolare i settori automobilistico e dei servizi di pubblica utilità, con 18 delle 19 principali case automobilistiche valutate in posizioni solide o avanzate per una rapida transizione e il rapido calo del costo delle energie rinnovabili che spinge le utilities europee e statunitensi a ritirare gli impianti a carbone e distribuire energie prodotte tramite fonti rinnovabili. Le compagnie petrolifere e del gas, al contrario, sono le meno preparate, secondo il rapporto, con oltre 4 su cinque compagnie petrolifere valutate come scarse o moderate sulla prontezza alla transizione.

Il posizionamento delle case automobilistiche globali per una rapida transizione del carbonio è migliorato

Moody’s ESG Solutions ha anche analizzato i piani di decarbonizzazione dichiarati e modellato l’aumento della temperatura globale implicito se queste aziende dovessero seguire tali piani. Si stima che, da un campione iniziale di circa 2.700 delle aziende più grandi al mondo, circa il 45% ha fissato obiettivi di emissioni e circa il 15% ha obiettivi relativi al Net Zero. Prendendo in cosiderazione questi dati l’aumento medio complessivo della temperatura implicito è di 2,6°C. Nonostante i dati confermino il grande impegno profuso dalle imprese in ambito climatico, solo il 13% delle aziende ha fissato obiettivi conformi con il modello di Moody’s poiché molti di quelli analizzati si concentrano solo sull’immediato piuttosto che sul traguardo 2030, o non presentano dettagli sufficienti. Solo l’8% delle aziende del settore petrolifero e del gas ha fissato obiettivi che includono lo Scope 3, che rappresenta la stragrande maggioranza delle emissioni del ciclo di vita. Inoltre, è stato riscontrato un aumento complessivo della temperatura di oltre 2°C per ogni singolo settore analizzato.

Ci sono segnali di progresso sulla divulgazione del rischio climatico, ma c’è spazio significativo per una divulgazione aggiuntiva e migliore per valutare appieno la preparazione delle aziende alla transizione.
Moody’s ha riscontrato un tasso medio di divulgazione del 22% in tutti i settori su tutte e 11 le raccomandazioni della Task Force on Climate-Relative Financial Disclosures (TCFD) nel 2021, un netto miglioramento rispetto al 16% dell’anno precedente. Mentre il 58% delle aziende studiate ha rivelato la propria impronta di carbonio utilizzando Scope 1 e Scope 2, solo una minoranza fornisce dettagli su Scope 3 e vi è una variazione significativa nella qualità e completezza delle divulgazioni su Scope 1 e Scope 2. Il settore dei trasporti e della logistica è il settore più migliorato in generale sulla divulgazione relativa al clima, aumentando il tasso di segnalazione al 27% nel 2021 dal 14% nel 2020.

Tassi medi di divulgazione per gruppi di settore

Nella prefazione al rapporto, Rob Fauber, presidente e amministratore delegato di Moody’s Corporation, ha dichiarato: “Guardando i dati, è chiaro che la transizione del carbonio sarà un fattore chiave per la competitività aziendale. Quello che emerge è un quadro misto di slancio e preparazione all’interno e tra i settori in corsa allo zero. Pur confermando i rischi ben compresi che devono affrontare settori come il petrolio e il gas, il rapporto evidenzia anche importanti differenze tra gli altri settori”.