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Sustainability Phygital Expo

Green Deal: il bilancio a cinque anni dal lancio e i progressi nel settore tessile

A cinque anni dal lancio del Green Deal, cuore della strategia europea per la sostenibilità, e a pochi giorni dal voto per decidere i membri del nuovo Parlamento dell’Unione, è tempo di fare un bilancio delle azioni intraprese e delle sfide future che potrebbero porsi nel percorso di transizione dell’UE. A fare il bilancio sono Carlo Corazza, Vice Capo di Gabinetto per le Relazioni Esterne del Parlamento Europeo, e Antonio de Sousa Maia, Legal e Policy Officer della Commissione UE, durante il Sustainability Phygital Expo, unico evento italiano dedicato alla transizione sostenibile nel settore moda e design organizzato dalla Sustainable Fashion Innovation Society.

Green Deal: i traguardi raggiunti e criticità della strategia europea

“L’Unione Europea ha la capacità di affermarsi come leader globale nella lotta al cambiamento climatico”, afferma Carlo Corazza. Grazie al Green Deal, approvato nel 2019, circa il 90% delle questioni votate nel Parlamento Europeo è legato alla sostenibilità. In effetti, aggiunge l’esperto, il Parlamento ha giocato un ruolo chiave nell’attuazione del Green Deal, adottando regolamenti con obiettivi ambiziosi, come la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, sostenuta dal programma Fit for 55.

Gli investimenti previsti per realizzare questo programma sono ingenti: 1.000 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Risorse cui si aggiungono quelle del programma Next Generation EU che, con un budget complessivo di 750 miliardi, dedica un terzo dei fondi alla transizione sostenibile. “Ciò significa che nei prossimi anni, una media di 80-90 miliardi di euro di fondi pubblici sarà indirizzata verso la sostenibilità”, precisa Corazza. 

Eppure, nonostante i progressi, permangono delle difficoltà nel processo di transizione che l’UE sta mettendo in atto. Secondo l’esperto del Parlamento, una delle debolezze della strategia attuale è la scarsa attenzione dedicata alla politica industriale e al tema della sicurezza, aspetto che rischia di indebolire la base manifatturiera europea. “Abbiamo bisogno di un’industria forte per riuscire nella transizione”, afferma Corazza. “Senza innovazione e investimenti nell’industria, infatti, l’UE rischia di aumentare la dipendenza da Paesi extraeuropei come la Cina”.

Per rispondere a questa lacuna, secondo l’esperto del Parlamento, è probabile che la prossima legislatura abbia dei ripensamenti sulla strategia di politica industriale, senza però modificare e intaccare i target di sostenibilità. Innovazione e sviluppo sostenibile sono infatti due temi interdipendenti. “Per proseguire il percorso verso un modello produttivo più sostenibile servono innovazione e investimenti, e l’industria è cruciale per entrambe”, spiega Corazza. 

In questo contesto, partecipare al voto del Parlamento UE significa contribuire indirettamente alle future decisioni che verranno prese sul tema della transizione. “La partecipazione dei cittadini è fondamentale per la democrazia liberale, e votare è il primo passo per garantire la forza e l’unità dell’Europa”, conclude l’esperto. 

Normativa nel settore tessile e prospettive future

Migliorare la performance di sostenibilità senza compromettere la competitività è un obiettivo dell’industria europea in generale, ma anche di quella tessile in particolare, sottolinea Antonio de Sousa Maia. “La strategia adottata dal Consiglio nei giorni scorsi, cioè la Direttiva Ecodesign, mira a rendere tutti i tipi di beni immessi nel mercato europeo, compresi quelli tessili, più duraturi, riparabili e riciclabili, promuovendo il riuso e la riparazione attraverso l’economia circolare”, spiega de Sousa Maia. Le azioni chiave del regolamento in questione includono:

  • L’introduzione di requisiti informativi e metriche armonizzate sulle performance dei prodotti;
  • La riduzione della sovrapproduzione e del sovra-consumo, promuovendo invece un utilizzo più responsabile delle risorse;
  • La necessità di una maggiore chiarezza nelle informazioni sulla composizione delle fibre e di un miglioramento delle etichette, introducendo un passaporto Ecodesign digitale che fornisce informazioni sulla riusabilità, riciclabilità e generazione di rifiuti dei prodotti.

La strategia europea, in sostanza, cerca di arginare gli effetti negativi dalla diffusione del fast fashion. Un esempio di questa volontà è la campagna “ReFashionNow”, lanciata a inizio 2023, che promuove l’idea che il fast fashion sia obsoleto. “L’UE aspira a essere un pioniere nel campo della sostenibilità, influenzando positivamente il resto del mondo. Con una combinazione di regolamentazione rigorosa, cooperazione transfrontaliera e finanziamenti adeguati, l’Europa si prepara a guidare la transizione globale verso una produzione e un consumo più sostenibili”, conclude il portavoce della Commissione.