Tessile | ESGnews

Phygital Sustainability Expo

MICS: la partnership pubblico-privato e multidisciplinare per un Made in Italy sostenibile

Un ecosistema nato dalla collaborazione tra pubblico e privato che connette tre settori fondamentali per il tessuto economico italiano: l’automazione, l’arredamento e l’abbigliamento. È questo il MICS – Sustainable and Circular Made in Italy, una partnership tra università, centri di ricerca e imprese fondata dal Ministero dell’Università e della Ricerca grazie ai fondi del NextGeneration EU. Dividendo la ricerca in otto aree tematiche (definite “Spoke”), il MICS individua le sfide che i modelli di design, produzione e consumo devono affrontare, così come le criticità connesse al fine vita dei materiali, dei prodotti, delle tecnologie, dei processi che è necessario che si avvicinino a modelli più circolari. 

I settori inclusi nel programma “rappresentano il 52% del PIL del Paese. Un indotto economico non indifferente”, afferma Marco Taisch, presidente di MICS, in occasione del Phygital Sustainability Expo, evento organizzato da Sustainable Fashion Innovation Society. Secondo Taisch, per mantenere l’occupazione alta e tutelare la competitività del made in Italy a livello nazionale e internazionale, è necessario investire e innovare in questi tre settori

La peculiarità di MICS, caratteristica che lo rende unico, è proprio la collaborazione tra università e imprese nel processo di innovazione dei prodotti, ma non è il solo punto di forza dell’ecosistema. “L’iniziativa pubblico-privato MICS, che coinvolge 12 università italiane con competenze diverse, sta avendo importanti risultati”, sottolinea Taisch, “abbiamo lavorato sulla multidisciplinarietà fin dall’inizio, includendo esperti chimici, designer industriali, ingegneri informatici e molti altri.”

La collaborazione tra pubblico e privato, unita alla multidisciplinarietà, sta guidando l’innovazione in tre settori industriali che prima erano separati. “Grazie a un finanziamento di 115 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca, sono 850 i ricercatori impegnati in questo progetto per i prossimi tre anni”, aggiunge il presidente. 

Un portavoce del mondo delle imprese all’interno dell’ecosistema MICS è Natuzzi, brand di arredamento di design. “Natuzzi ha sempre avuto un forte legame con il territorio e un profondo rispetto per l’ecosistema. Collaborare con il MICS ci ha permesso di avere una visione più organizzata e innovativa, grazie alla condivisione del know-how e del design thinking”, spiega Pasquale Junior Natuzzi, Chief Brand Officer e Chief Creative Officer di Natuzzi. Un risultato concreto dell’approccio del design thinking adottato dalla società per sviluppare prodotti bio-based, è quello della pelle vegana: “abbiamo creato un pouf composto da materiali derivati dal mais. Un esempio di come l’innovazione possa essere integrata nei processi produttivi per aumentare la sostenibilità”, aggiunge Natuzzi.

Il Sistema Moda italiano: sfide e opportunità

In questo contesto, l’innovazione e il progresso nel settore della moda è fondamentale. Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, ne è profondamente convinto: “Sistema Moda Italia è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza della filiera tessile e dell’abbigliamento del mondo occidentale. In particolare, rappresenta un’industria che produce 65 miliardi di euro di fatturato, con una vocazione all’export del 60-70%, e che impiega più di 350.000 persone”.

Un settore, quello tessile, cruciale per l’industria occidentale, in particolare in Italia, dove contribuisce positivamente alla bilancia dei pagamenti per oltre 10 miliardi di euro. Ma per confermare la sua centralità anche in futuro è necessario che si innovi e rinnovi verso modelli di produzione sostenibili. “Solo il lusso sostenibile sarà considerato vero lusso in futuro. Ma non solo nel lusso: se la sostenibilità nel segmento di alta gamma si declina con durata e riparabilità, nel fast fashion ciò significa riciclabilità”, afferma Tamborini. Tuttavia, nonostante la sostenibilità sia un valore assoluto indiscutibile, è bene approcciarsi con cautela per non avere gravi ripercussioni sociali nel processo di transizione, avverte il presidente: “È fondamentale enfatizzare la sostenibilità come valore assoluto, ma dobbiamo essere cauti: ridurre drasticamente la produzione per produrre meno spreco e meno consumo potrebbe avere gravi conseguenze sull’occupazione, visto che il 15% dei lavoratori mondiali è impiegato in questo settore”.

Ma quali sono le sfide che il settore della moda deve affrontare per essere più sostenibile? Secondo Tamborini, nonostante i progressi, ci sono ancora diverse criticità, come la mancanza di decreti attuativi per il fine vita del tessile e la raccolta differenziata dei capi. “L’Italia, rappresentando gran parte dell’industria manifatturiera europea, dovrebbe assumere un ruolo di leadership in questo processo, suggerendo nuove regole e non subendole”, conclude il presidente di Sistema Moda Italia.