Consumo di suolo ISPRA Italia | ESG News

Rapporto ISPRA

Cresce il consumo di suolo in Italia: città sempre più calde, quanto ci costa

Continua ad aumentare il consumo di suolo in Italia e le città diventano sempre più calde. Nell’ultimo anno nello stivale la superfice artificiale è aumentata in media di 21 ettari al giorno, il valore più alto degli ultimi 11 anni (in cui non si erano mai superati i 20 ettari al giorno), raggiungendo un incremento complessivo di ulteriori 76,8 chilometri quadrati (km2) di copertura artificiale (10,2% in più rispetto al 2021). E gli impatti del consumo di suolo in Italia, tra cui le isole di calore, si fanno sentire. Infatti, nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali (cemento e asfalto), raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature, e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. Sono questi alcuni dei dati emersi dal rapporto annuale dell’Ispra sul consumo di suolo in Italia, Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.

Il report è un prodotto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) che assicura le attività di monitoraggio del territorio e del consumo di suolo. E, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.

In Italia la copertura artificiale del suolo è stimata in oltre 21.500 km2 (7,14% del territorio) e a questi si aggiungono altri 646 km2 di aree, caratterizzati, per esempio, da serre non pavimentate e ponti, che sebbene non siano considerate come causa di consumo di suolo rappresentano un’alterazione del territorio associata alla copertura artificiale. Dal documento emerge come dal 2006 la stima del suolo consumato in percentuale sia in continua crescita e come nell’ultimo anno i cambiamenti rilevati riguardino alcune aree in particolare, ossia la pianura Padana, con maggiore intensità in Lombardia e Veneto, la direttrice della via Emilia e il Salento. Tra le aree metropolitane più colpite compaiono invece, ancora, Roma e Napoli.

Fonte: Rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, ISPRA, 2023

Le cause principali sono la realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture (come strade asfaltate e piazzali pavimentati), destinati a diventare consumo di suolo permanente, e rispetto all’anno precedente è aumentata leggermente la quota delle classi di consumo reversibile che include i pannelli fotovoltaici a terra.

Fonte: Rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, ISPRA, 2023

Cos’è il consumo di suolo e gli obiettivi dell’Italia

Il rapporto fornisce una definizione di consumo di suolo delineato come “la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), distinguendo il consumo di suolo permanente (dovuto a una copertura artificiale permanente) e il consumo di suolo reversibile (dovuto a una copertura artificiale reversibile)”.

Inoltre, secondo quanto stabilito nel 2012 dalla Commissione europea, “il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro”.

L’Italia si è impegnata a raggiungere l’azzeramento di consumo netto al 2030.

Gli impatti del consumo di suolo e quanto costano

I principali impatti del consumo di suolo sono la frammentazione del paesaggio, le isole di calore, gli effetti negativi su aree ad alto valore ecologico e ad alta fragilità ambientale e la perdita di ecosistemi.

In particolare, il rapporto effettua una valutazione dell’impatto che i cambiamenti di uso e copertura del suolo hanno sulla capacità di un suolo naturale o agricolo di fornire servizi ecosistemici in quanto è utile per calcolare il valore economico (che rappresenterà sempre una sottostima rispetto al reale valore delle risorse naturali) di un determinato suolo o terreno.

Un’area, prima naturale o agricola, modificata in maniera permanente non fornirà più, infatti, servizi ecosistemici (come lo stoccaggio e il sequestro di carbonio, la produzione agricola, la produzione di legname, l’impollinazione, la regolazione del microclima, la rimozione di particolato e ozono, la disponibilità di acqua, la regolazione del regime idrologico e la purificazione dell’acqua) fondamentali per il benessere della popolazione e per la biodiversità e questo determinerà un costo, non solo naturale, ma anche economico.

Anche quest’anno, l’analisi del flusso di servizi ecosistemici evidenzia che l’impatto economico del consumo di suolo in Italia produce perdite che si confermano molto elevate. La stima dei costi totali della perdita del flusso annuale di servizi ecosistemici varia da un minimo di 7,8 a un massimo di 9,5 miliardi di euro, persi ogni anno a causa del consumo di suolo avvenuto tra il 2006 e il 2022. Il valore più alto di perdita è associato al servizio di regolazione del regime idrologico, ovvero all’aumento del deflusso superficiale prodotto dal consumo di suolo.

Fonte: Rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, ISPRA, 2023