Inizia oggi la COP28, l’attesissimo vertice Onu che ospiterà partecipanti appartenenti a diverse categorie tra leader globali, ONG, imprese, media e società civile fino al 12 dicembre presso l’Expo City di Dubai. Per l’occasione, gli Emirati Arabi Uniti hanno inaugurato il 20 novembre il parco fotovoltaico più grande a livello globale (con una potenza di 2GW e quasi 4 milioni di pannelli).
L’entusiasmo iniziale tipico di inizio conferenza è però già stato minato da alcune ombre, calate sulla COP28 nei giorni scorsi. Un rapporto del Center for Climate Reporting e della BBC ha infatti svelato che il presidente della COP Al-Jaber avrebbe pianificato di sfruttare il suo ruolo per puntare ad accordi petroliferi con diversi paesi. La risposta di Al-Jaber non è tardata ad arrivare, definendo le accuse “false, non vere, errate, non accurate” e “un tentativo di minare il lavoro della presidenza della COP28”, secondo quanto riportato da Reuters.
D’altronde, la COP28 era già stata bollata come controversa ben prima delle accuse mosse dall’ONG e dalla BBC per diversi motivi. In primis, per il fatto che gli Emirati Arabi Uniti rientrano tra i 10 principali produttori di petrolio globali, e quindi tra i maggiori inquinatori. In secondo luogo, perché il presidente designato della COP Al-Jaber è il Ceo della compagnia petrolifera ADNOC e, infine, a causa del mancato rispetto di diritti umani fondamentali nel paese.
Se da un lato, quindi, la comunità internazionale appare preoccupata per tutte queste ragioni, dall’altro è pur vero che le COP storicamente hanno contribuito a incoraggiare azioni senza precedenti, sebbene ancora oggi, a otto anni dall’Accordo di Parigi, non si siano raggiunti i risultati auspicati nella lotta al cambiamento climatico. Ma il patrocinio dell’Onu e il fatto che coinvolga 197 paesi su 206 totali rende la COP ancora oggi il palcoscenico più autorevole per chi si occupa di cambiamento climatico e di sostenibilità in senso più ampio.
Indice
Il programma della COP28
Il programma della COP28 ruota intorno a quattro temi trasversali: Tecnologia e Innovazione, Inclusione, Comunità in prima linea e Finanza, che saranno oggetto di discussione durante tutti gli eventi della conferenza.
Dopo oggi 30 novembre, giornata di apertura, l’1 e il 2 dicembre ci saranno i “World Climate Action Summit”, ovvero incontri che riuniranno i capi di Stato e di governo, insieme a leader di imprese e società civile, tra i giovani, delle organizzazioni delle popolazioni indigene, delle comunità in prima linea, del mondo scientifico e di altri settori per discutere azioni e piani concreti volti ad ampliare l’azione per il clima. Il vertice funge da piattaforma di primo piano per gli annunci più importanti ed è inteso a fornire slancio e guida al resto della COP.
Il 3 dicembre sarà il giorno dedicato al tema dell’”Health/ Relief, Recovery and Peace”, due temi nuovi per le COP che mirano a promuovere politiche e investimenti che proteggano vite e mezzi di sussistenza e sostengano la resilienza e la stabilità delle comunità. Si discuterà anche per individuare le azioni prioritarie per la risposta del sistema sanitario ai cambiamenti climatici, insieme a impegni finanziari per l’attuazione.
Il 4 dicembre sarà focalizzato sulla Finanza, in particolare sul tema “Finance/ Trade / Gender Equality / Accountability”, occasione in cui le parti interessate saranno chiamate a rispettare gli impegni già presi durante le altre COP, in particolare per incrementare i finanziamenti per il clima. Ciò comporterà riforme del sistema finanziario internazionale, la fornitura di un maggiore sostegno agevolato, lo sviluppo di mercati finanziari sostenibili e il rafforzamento dei mercati volontari del carbonio. Inoltre, la COP28 intende introdurre il concetto di commercio inteso come mezzo per una crescita equa e rispettosa del clima, compresa la decarbonizzazione, la transizione e la resilienza della catena di approvvigionamento. Anche le sfide che ostacolano il sostegno finanziario alle donne, alle ragazze e ai gruppi emarginati saranno al centro dei dibattiti della giornata.
Il 5 dicembre si discuterà di energia, nell’ambito dell’iniziativa “Energy and Industry / Just Transition / Indigenous Peoples”. Questa giornata si concentrerà sulle leve e sui percorsi per una rapida decarbonizzazione, crescita occupazionale ed opportunità economica e una transizione giusta attraverso l’intera catena del valore energetica e industriale.
Il 6 dicembre sarà la volta del tema “Multilevel Action, Urbanization and Built Environment / Transport”, occasione in cui ci sarà una presenza storica di leader locali, tra cui sindaci, governatori, parlamentari, leader del mondo imprenditoriale e della società civile, uniti per accelerare l’azione per il clima in tutto il mondo a tutti i livelli di governo e della società.
L’8 dicembre, dopo una giornata di riposo, il dibattito si sposterà sui giovani, con il tema “Youth, Children, Education and Skills”, con l’intento di dare ai giovani la possibilità di partecipare attivamente ai risultati della COP28, soprattutto considerando i rischi e gli impatti sproporzionati derivanti dai cambiamenti climatici su bambini e giovani.
Il 9 dicembre si parlerà di natura e uso della terra con il giorno tematico “Nature, Land Usa, and Oceans” che si concentrerà sullo sviluppo di soluzioni solide che proteggano, ripristino e gestiscano efficacemente gli ecosistemi naturali, affrontino i fattori che determinano la perdita della natura, diano potere alle popolazioni indigene e alle comunità locali e creino mezzi di sussistenza resilienti. La giornata metterà in luce anche le azioni abilitanti che sbloccano nuovi flussi finanziari e integrano le sinergie clima-natura nei piani di transizione e nei quadri di rendicontazione.
Il 10 dicembre sarà dedicato al settore alimentare e idrico con il tema “Food, Agriculture and Water”, occasione in cui si parlerà di investimenti nell’innovazione, nell’agricoltura rigenerativa e in percorsi di trasformazione nazionale, sostenuti da meccanismi di finanziamento e di progettazione.
Il 10 e 11 dicembre si terranno, infine, i negoziati finali.
Chi ha confermato la presenza alla COP28
Secondo le conferme ricevute, sono oltre 140 i capi di Stato che saranno presenti al vertice, sugli oltre 70.000 partecipanti della conferenza.
Tra le figure di rilievo presenti, il re britannico Carlo III, che pronuncerà un discorso alla cerimonia di apertura, il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak e il primo ministro indiano Narendra Modi, ma anche la presidente del consigli Giorgia Meloni, che presenzierà i primi due giorni.
Vi sono però anche grandi assenti, tra cui il presidente americano Joe Biden, ma che verrà rappresentato da alti funzionari come l’inviato presidenziale speciale per il clima John Kerry, Papa Francesco, costretto in Vaticano a causa di un’infezione ai polmoni, e il presidente cinese Xi Jinping.
Soprattutto l’assenza del presidente cinese assume un particolare significato se si pensa che la Cina è il più grande emettitore di gas serra al mondo (essendo responsabile del 30% delle emissioni globali). Nell’ambito dei negoziati sul clima, però, Pechino si considera un paese in via di sviluppo, nonostante sia la seconda potenza globale dopo gli Stati Uniti, e, quindi, non ritiene di dover intervenire per primo, al contrario di Washington, nella lotta al cambiamento climatico e nei finanziamenti per il clima. Pensiero, quello della Cina, sostenuto anche da Brasile, Sud Africa, India che, appellandosi al concetto di “responsabilità comuni ma differenziate” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), chiedono ai paesi ricchi che storicamente hanno emesso di più di fare di più per affrontare il problema.
Diversa, invece, la posizione di Stati Uniti e Unione Europea che insieme chiedono ai paesi di aderire all’impegno che verrà proposto alla COP28 per triplicare la capacità rinnovabile in questo decennio. Il blocco Stati Uniti – Unione Europea sostiene inoltre l’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili che emettono CO2.
La posizione dell’UE è però particolarmente ambiziosa perché, oltre a richiedere di triplicare la capacità rinnovabile e di eliminare gradualmente i combustibili fossili, intende porre fine alle nuove centrali elettriche alimentate a carbone per sostituirle interamente con le rinnovabili. L’UE chiede, inoltre, che i paesi concordino sul fatto che le tecnologie per catturare le emissioni saranno utilizzate solo con parsimonia, scontrandosi con i paesi che dipendono dai combustibili fossili e vedono la tecnologia di abbattimento come un modo per prolungarne l’uso.
È presente alla conferenza anche il gruppo di negoziatori dei paesi africani, che alla COP28 spingeranno per ottenere finanziamenti per il clima e meccanismi finanziari per accelerare i progetti di energia verde.
I temi della COP28 da tenere d’occhio
I temi su cui sarà focalizzata la COP28 e da tenere d’occhio nelle prossime settimane per capire quali risultati saranno raggiunti sono diversi. Ve ne sono però alcuni particolarmente rilevanti.
Innanzitutto, alla COP28 si chiuderà il bilancio globale dei progressi fatti verso i target di Parigi, il cosiddetto “Global Stocktake” (GST). Istituito dall’Accordo di Parigi, il GST è il primo resoconto dell’impatto delle azioni per il clima adottate dai Paesi membri dell’UNFCC, che include anche una verifica della loro validità per raggiungere gli obiettivi. Qualora vengano riscontrate delle lacune, come sarà probabile, verranno definite le strategie da mettere in pratica per garantire maggiori risultati. Dall’esito del Global Stocktake, quindi, dipende la direzione che prenderà l’azione climatica dei Paesi nei prossimi anni.
In secondo luogo, le nazioni riunite dovranno concordare nuove misure per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi al cambiamento climatico.
Altro nodo riguarda il modo in cui i negoziati trattano i combustibili fossili come il petrolio e il carbone. Gli scienziati affermano che devono essere gradualmente eliminati immediatamente, ma è probabile che i paesi produttori di combustibili fossili continuino a cercare una posizione conclusiva più debole. A proposito di combustibili ed emissioni, i paesi dovranno anche fissare nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni per il periodo successivo al 2030.
Un ulteriore aspetto su cui si concentreranno gli sforzi dei delegati presenti a Dubai è decidere cosa fare del fondo per le perdite e i danni (Loss & Damage) per i Paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici, istituito lo scorso anno alla COP27. Il mondo ha ormai accettato di sostenere le nazioni in via di sviluppo che si trovano ad affrontare costi crescenti dovuti agli impatti climatici, ma l’elaborazione dei dettagli è ancora controversa.
Infine, un’altra questione rilevante è quella della mobilitazione di 100 miliardi di dollari ogni anno per finanziamenti climatici per i paesi in via di sviluppo, che doveva concretizzarsi entro il 2020 e che non è mai stata realizzata.