Rendicontazione Omnibus Global Compact | ESG News

Parla l'esperto: Roberta Pierantoni

Rendicontazione di sostenibilità: dalla NFRD al Pacchetto Omnibus

A febbraio il pacchetto Omnibus, con la sua proposta di revisione delle principali normative in tema di sostenibilità aziendale – ovvero la CSRD sulla rendicontazione di sostenibilità, la CSDD sulla due diligence ESG lungo la catena di fornitura e la Tassonomia europea – ha portato grande fermento tra gli addetti al settore. Un passo indietro per alcuni necessario ai fini di semplificare l’onerosità per le imprese per altri confusionario per le aziende che hanno già investito nella trasformazione. Al momento, il pacchetto Ominibus è solo una proposta che dovrà essere vagliata a inizio aprile da Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea.

Abbiamo quindi fatto il punto con Roberta PierantoniStudio Legale e Tributario Biscozzi Nobili & Partners, che ricapitola il viaggio della revisione della rendicontazione di sostenibilità partendo dalla NFRD, passando alla CSRD ed evidenziando le modifiche proposte dal Pacchetto Omnibus.

Dalla NFRD al pacchetto Omnibus di Roberta Pierantoni

Con il passaggio dalla Direttiva NFRD (2014/95/UE) alla Direttiva CSRD (2022/2464/UE), la revisione delle informazioni di sostenibilità entra in una nuova fase, più strutturata e vincolante a livello europeo. Se la NFRD lasciava agli Stati membri ampi margini di discrezionalità sull’obbligatorietà della verifica delle dichiarazioni non finanziarie — con controlli spesso limitati o addirittura assenti — la CSRD introduce un obbligo chiaro di assurance esterna. In una prima fase, tale obbligo si configura come una limited assurance, con l’obiettivo di evolvere nel tempo verso una reasonable assurance, in linea con quanto previsto per la revisione legale del bilancio.

Uno degli elementi di maggiore discontinuità è rappresentato dall’introduzione degli standard europei di rendicontazione, gli ESRS, sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e adottati dalla Commissione Europea. A differenza del passato, i revisori non si limiteranno più a verificare la coerenza delle informazioni di sostenibilità con altri documenti aziendali, ma saranno chiamati a valutarne la conformità rispetto a criteri tecnici condivisi, garantendo l’affidabilità, la tracciabilità e la verificabilità dei dati. Si tratta di un cambiamento sostanziale, che rafforza la qualità del reporting ESG e contribuisce alla costruzione di un linguaggio comune tra imprese, investitori e stakeholder.

La CSRD interviene anche sul piano dei soggetti abilitati alla revisione. Mentre in passato la normativa permetteva approcci diversificati tra i vari ordinamenti nazionali, la CSRD stabilisce che l’attestazione possa essere rilasciata da revisori legali o da organismi accreditati secondo le regole di ciascun Paese, rafforzando così la certezza giuridica e la qualità dei controlli. Inoltre, l’ambito della revisione non si limita più alla mera descrizione degli impatti ambientali e sociali, ma si estende anche alla valutazione dei processi di due diligence ESG adottati dall’impresa, contribuendo a un’integrazione sempre più profonda tra sostenibilità e governance aziendale.

Tuttavia, il quadro regolamentare è in continua evoluzione e le recenti proposte contenute nel cosiddetto Pacchetto Omnibus introducono importanti novità. In primo luogo, l’obbligatorietà della reasonable assurance è stata rimossa dal testo della CSRD: la Commissione Europea si riserva di valutarne l’adozione solo entro ottobre 2028, rinviando così una decisione definitiva. Inoltre, è stato disposto il posticipo di due anni degli obblighi di rendicontazione per le imprese con oltre 500 dipendenti non classificate come enti di interesse pubblico (EIP), una misura che comporta inevitabilmente anche uno slittamento dell’obbligo di assurance per queste aziende. Questo differimento, se da un lato redistribuisce nel tempo il carico operativo, dall’altro può rappresentare un’occasione per consolidare le metodologie di revisione e affinare gli strumenti di assurance prima della loro applicazione su vasta scala.

Un altro elemento di rilievo riguarda la significativa riduzione del perimetro delle imprese soggette alla CSRD. L’esclusione di circa l’80% delle aziende precedentemente incluse nella rendicontazione obbligatoria comporta una contrazione sensibile del numero di soggetti tenuti alla revisione della sostenibilità, con effetti diretti sul mercato dell’assurance ESG. Questa scelta, seppur orientata a una semplificazione degli oneri per le imprese, potrebbe rallentare la diffusione di pratiche standardizzate di verifica e compromettere la coerenza delle informazioni ESG lungo le catene del valore. Molte delle aziende escluse, infatti, continueranno ad avere un impatto ambientale e sociale rilevante, influenzando direttamente o indirettamente le performance di realtà soggette alla normativa.

Alla luce di questi cambiamenti, sarà fondamentale monitorare l’evoluzione degli standard di assurance. L’introduzione di nuove esenzioni e l’attenuazione degli obblighi potrebbero portare la Commissione Europe a rivedere l’impianto normativo, introducendo criteri di proporzionalità più marcati in funzione delle dimensioni aziendali e del livello di rischio ESG. In questo scenario, i revisori si troveranno ad affrontare sfide crescenti: da un lato, garantire un controllo rigoroso e credibile; dall’altro, adottare un approccio flessibile, in grado di adattarsi alla complessità e all’eterogeneità del tessuto imprenditoriale europeo.

Le modifiche introdotte dal Pacchetto Omnibus riflettono la volontà della Commissione Europea di semplificare e razionalizzare il quadro normativo, riducendo gli oneri burocratici e favorendo una transizione graduale verso una sostenibilità integrata nei processi aziendali. Tuttavia, queste scelte comportano anche il rischio di rallentare l’adozione di un sistema di assurance solido, uniforme e diffuso. In un contesto ancora in fase di assestamento, il ruolo del revisore assume un’importanza strategica: sarà chiamato non solo a garantire la conformità normativa, ma anche a presidiare la qualità e la credibilità dell’intero sistema di rendicontazione della sostenibilità.